Repubblica a Tbilisi: «Non gli abbiamo mai imposto di non dribblare, a 13 anni lo spostammo terzino per fargli capire i movimenti dei difensori»
Repubblica è andata in Georgia, alle radici di Kvicha Kvaratskhelia. A Tbilisi.
Kvicha aveva 16 anni il giorno del suo esordio nella Dinamo. Non è passato così tanto. “Si vide subito che aveva qualcosa dentro” racconta il pluripremiato regista Gogi Toradze, che su Kvara sta girando un documentario, “bravo ragazzo, bravo col pallone. Quando gioca il Napoli, a Tbilisi succede il finimondo. Tutti si chiudono nei bar o anche nei cinema, dove si proiettano le partite. Tutti conosciamo Spalletti e De Laurentiis. Tutti vogliamo che il Napoli vinca lo scudetto”.
Scrive Repubblica:
se sarà scudetto, anche in questo remoto angolo del mondo si festeggerà per una coincidenza voluta un po’ dal caso, un po’ dalla guerra, che portò via Kvara dal Rubin Kazan verso la Dinamo Batumi. Il Napoli, poi, è stato più veloce della Juve.
Kvara era eccezionale nel dribbling ma anche molto forte fisicamente. Questo grazie alla nostra accademia: buona formazione, buona alimentazione, buon ambiente. A 16 anni ha segnato il primo gol in prima squadra contro lo Shukura di Kobuleti.
Qui il primo allenatore di Kvara è stato Lado Kakashvili: “Aveva in testa il dribbling, era una piccola ossessione per lui. E noi non gli abbiamo mai detto di smettere, di non farlo, non l’abbiamo mai chiuso in un ruolo. A 13 anni ha giocato anche come terzino destro, volevamo insegnargli a capire i movimenti dei difensori. Seguo ogni partita del Napoli e Kvara mi sembra sempre il ragazzo che abbiamo cresciuto”.
Andrés Carrasco, spagnolo, capo dell’accademia, ha detto: “Kvara è molto georgiano, tende a non preoccuparsi quando le cose non vanno bene, non pensa alle conseguenze di un errore. È un po’ anarchico. E un po’ artista”.