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Razzismo, il paese degli impuniti continua a ignorare l’elefante nella stanza

Eppure sarebbe elementare: telecamere, identificazione e Daspo. Il Napoli a San Siro non ha giocato da Napoli, ha già dimostrato che quando gioca da Napoli non lo batte nessuno.

Razzismo, il paese degli impuniti continua a ignorare l’elefante nella stanza
Torino 05/09/2022 - campionato di calcio serie A / Torino-Lecce / foto Image Sport nella foto: Samuel Umtiti

FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA 16° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2022-23

Dove eravamo rimasti?

Il calcio italiano, sommerso dai debiti com’è, si raffigura in tutto nella “Canestra di frutta”, il famoso dipinto allegorico del Caravaggio.

Una mela marcia, fichi, una pesca foglie secche e rametti bacati da insetti.

Per fortuna ad esso va in soccorso il governo della Ducetta, cui devolve il reddito di cittadinanza destinato ai poveri.

Poi l’uragano a casa della Vecchia.

Il vecchio CdA se la squaglia prima di andare in galera.

Un’infinità di illeciti amministrativi.

Bilanci gonfiati con soldi inesistenti.

Un’infinità di plusvalenze in combutta con club amici.

Ce n’è abbastanza per prevedere sanzioni clamorose.

Una sosta piena di incognite.

A chi gioverà? Alla capolista che aveva bisogno di staccare?

O a quelle che inseguono?

I Diavoli all’Arechi vincono nel primo quarto d’ora grazie alla coppia Tonali-Leao.

Il primo gol dell’anno nasce da un assist alla Iniesta e da un destro alla Ibra.

La Salernitana sembra una combriccola di amici che si dà appuntamento dopo le feste.

Lisci, papere, errori da mani nei capelli.

Potrebbero chiuderla subito, i rossoneri.

Ma cadono nel vizio antico di piacersi troppo, e sprecano l’incredibile.

Pian pianino la combriccola si trasforma in una squadra di calcio e così il finale diventa sorprendentemente rovente.

Ma alla fine John Malkovic Pioli festeggia i tre punti che valgono il doppio. Il Milan c’è ed è un segnale forte.

Esordisce fra i granata Guillermo Ochoa.

Tante parate, alcune anche decisive. Ma sbaglia l’uscita sul gol di Leao.

Al via del Mare torna a segnare Ciro d’Italia.

Poi le aquile smettono di volare.

I salentini si organizzano intorno a Strafezza e Di Francesco e ribaltano il risultato.

Ma la partita di Lecce va sottolineata per altro.

I tifosi laziali prima prendono di mira l’attaccante del Lecce Lameck Banda, poi Samuel Umtiti.

Tanto che a metà ripresa, visto il perdurare degli episodi, l’arbitro Marinelli è addirittura costretto a interrompere il gioco.

Il paese degli impuniti continua a ignorare l’elefante nella stanza.

Eppure sarebbe elementare.

Telecamere, identificazione, inibizione dell’accesso allo stadio.

Il campionato ergastolano si deciderà in tribunale, si sa. Intanto sul campo la classe arbitrale continua a fare il proprio dovere.

A Cremona Ayroldi e l’amico di famiglia Mazzoleni annullano due gol dei liutai.

Se il gol di Valeri era effettivamente in offside, lascia molto perplessi la decisione di annullare il gol a Dessers, che sembra in tutto regolarissimo.

Poi arriva Arkadius, l’ex armadio di cristallo, e si inventa una punizione in buca d’angolo al 90esimo già scoccato che consegna alla Vecchia la settima vittoria consecutiva.

Luci a San Siro per il big match.

Il Napoli non c’è.

E’ ancora pesante dei carichi accumulati in Turchia.

I Suninter propongono un gioco vecchio. Difesa bunker e ripartenze.

Gli azzurri mancano in mezzo al campo.

Charlie Brown non c’è. Non c’è Zambo.

Il Signorinello Pallido, fedele al suo stile di squagliarsela nelle gare che contano, spara al terzo anello il rigore in movimento a metà primo tempo.

Ero impaziente di ritrovare Kiarastella.

Impaziente di vederlo col pallone tra i piedi a inventarsi con l’ostinazione un po’ infantile la giocata della magia.

Ma si imbatte nel rognoso Skriniar che lo pesta sistematicamente.

Certamente esagero e il paragone stride.

Ma in lui vedo in un baleno l’immagine di quel poliziotto efferato che pesta con crudele spietatezza il povero tossico inerme.

Complice l’arbitro milanese.

Che esegue per bene il compito di autorizzare il gioco duro.

Una gestione disciplinare non appariscente che condiziona la gara.

Viene così neutralizzato l’azzurro più pericoloso.

E il Napoli, che già di suo è poco brillante, non è più il Napoli.

Poi nulla cambierà.

La prima sconfitta prima o poi doveva arrivare.

E perdere a San Siro ci sta.

Si è studiata una preparazione adeguata a una stagione lunga e faticosa, nel segno della continuità.

Il Napoli a San Siro non ha giocato da Napoli.

Nulla cambierà.

Perché il Napoli ha già dimostrato che quando gioca da Napoli non lo batte nessuno.

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