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Chi ha disegnato la maglia lucida che Sarri porta sotto la tuta?

La musica della Champions League è terribile, pacchiana, è il più banale degli inni, ma quanto è meraviglioso ascoltarla?

Chi ha disegnato la maglia lucida che Sarri porta sotto la tuta?
Sarri

Alcuni accadimenti straordinari si sono verificati durante la prima partita di Champions League, e alcuni dubbi si sono trasformati in certezze, ne diremo qui con una sorta di elenco per punti, elenco che forse ci farà ridere ma anche riflettere, elenco perché ogni tanto è anche bello elencare.

  • Parliamoci chiaro, la musica della Champions League, è terribile, pacchiana, è il più banale degli inni, ma quanto è meraviglioso ascoltarla? Tutti vorrebbero ascoltarla ma non genericamente, ascoltarla, quindi, abbinata a una partita della propria squadra del cuore. Questo è avvenuto ieri sera a Kiev, questo è avvenuto in un appartamento di Milano dove io e quattro amici, più o meno pazzi, più o meno felicemente emigrati eravamo pronti, eravamo contenti, eravamo felici e avevamo tra di noi sguardi d’intesa e d’attesa, battute sdrammatizzanti e nervose. Eravamo pronti, dopo aver mangiato la pizza in un paio di minuti netti, pizza della quale nessuno di noi ricorderà mai il sapore, anche se va detto che si trattava di pizza decente.
  • Poco prima di salire da M., il proprietario di casa, L. mi dice che gli hanno rubato la bicicletta, la vera globalizzazione, perché non c’è posto al mondo dove non ti fottano la bicicletta, potessero te la ruberebbero pure a Venezia, ammesso che non lo facciano. Siccome sono in ansia, taglio corto, e dico a L.: “Uè, so la formazione, te la dico?”. L. mi guarda con faccia di pacienza che significa: “Ma pecché secondo te nun ‘a sacc’?”.
  • M., che è padrone di casa straordinario, assegna i posti davanti al televisore: “Gli intellettuali sul divano, gli psicopatici sulle poltrone”, e aggiunge, correttamente: “Scegliete cosa volete essere”. Si scatena una straordinaria corsa alle poltrone, davanti a una partita del Napoli siamo tutti psicopatici. Poco dopo il fischio d’inizio registriamo la battuta migliore della serata, è di Anna, la mia compagna, mi chiama e dice: “Siete 5 terroni che guardano la partita? Indossate giubbotti imbottiti di mozzarella di bufala?”.
  • Pronti via e uno calcia dalla Siberia, profonda commozione per questo tiro figlio del comunismo e terrore negli occhi di tutti: “Azz’ accuminciamme ‘bbuon”.
  • Sandro Piccinini non è più quello di una volta. Abituato ormai alle telecronache in inglese, con commenti di Trevor Francis e di Steve McManaman, non lo ricordavo più bene. Ma è un fatto che non gli abbiamo mai sentito dire “sciabolata” e neppure “tenta il gran numero, non va”, anche se non ci ha fatto mancare il suo “esclusiva totale” insieme a “pressing totale”. Un po’ deboluccio, via.
  • Dopo un controllo macchinoso di Milik, V. si è lasciato prendere da un momento di nostalgia, momento poetico bello che gli abbiamo concesso e apprezzato soprattutto perché è stato l’unico.
  • Loro segnano ed è colpa più o meno di tutti, perfino nostra da casa. Forse S. era seduto male sulla poltrona, o io avevo accavallato la gamba sbagliata e chi lo sa. Ma la prendiamo bene, non ci scomponiamo, non bestemmiamo, almeno credo.
  • Le birre si susseguono in percentuale simile a quella delle palle perse in uscita dal Napoli. Ci produciamo in commenti straordinari sulla tuta da sera di Sarri, chiediamo la testa di chi ha disegnato la maglia lucida che il Mister porta sotto la tuta, maglia che indosserà pure il mitico Milik a fine partita. Orribile. Funziona meglio, invece, la maglia azzurra senza la scritta Kimbo sulle chiappe, restituisce una dignità al caffè che beviamo da sempre.
  • I napoletani sugli spalti a Kiev sono tutti calvi. Perché? Qual è la strategia comunicativa? Ma comunque è bello tutto, siamo in Champions, quando Milik pareggia, il Barcellona ne ha fatti già più o meno 28 al Celtic. Il pareggio di Milik è straordinario, bella l’azione, perfetto il cross di Ghoulam e strepitoso lo stacco del polacco. Insomma, non eravamo abituati a tutti questi gol di testa. Credo di essermi prodotto in una metafora particolarmente volgare, perché M. mi dice: “Gianni, ti prego di moderare il linguaggio”. Milik intanto raddoppia, di testa, qui il portiere non mi è sembrato eccezionale, ma chi se ne fotte.
  • Durante il secondo tempo avremmo potuto ancora segnare, commettiamo molti errori, ma noi non siamo molto spaventati, ci lamentiamo delle palle perse e attribuiamo tutto alla stanchezza, poi si tratta comunque un debutto in Champions, lo dirà poi anche Sarri ai microfoni di Premium. Abbiamo visto perfino Gabbiadini incitare i compagni, ci siamo letti tutti i tweet di Anna Trieste, siamo sopravvissuti al ridicolo inglese con cui l’inviato a bordocampo ha intervistato Milik, tre o quattro domande sempre uguali a cui Milik dava sempre una sola risposta, senza smettere di sorridere, un signore.
  • Buona la prima, ci salutiamo, qualche battuta ancora giù al palazzo, ma siamo contenti, insomma le partite viste in gruppo sul divano ti riportano alle superiori in un istante, e va bene così. Anna al telefono mi chiede se ci faremo esplodere con la bufala nella piazzetta di sotto. Abito a poca distanza dalla casa di M., la faccio a piedi, incontro solo due ragazzi abbracciati gli sorrido senza alcun motivo. Settembre è un mese meraviglioso.
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