L’attrice racconta a Repubblica: «In Fitzcarraldo ma un giorno salì su un albero e si mise a urlare, dovette intervenire il suo psicologo e lo sostituirono»
Repubblica ha pubblicato un’intervista a un mito del cinema italiano, Claudia Cardinale in occasione dell’evento che Cinecittà le dedica, “Indomabile”, con il restauro di alcuni film a cominciare dalla Ragazza di Bube che verrà presentato a Roma il 19 gennaio. Seguirà una retrospettiva al MoMa di New York, dal 3 al 21 febbraio.
Una carriera lunghissima con 180 pellicole al suo attivo e tantissimi ricordi, ma ci sono anche molti ricordi violenti e tristi nella sua vita, come quello confessato dalla stessa Cardinale dello stupro subito in Tunisia da cui era nato suo figlio
«Stavo vivendo, in quel periodo, un momento molto delicato della mia vita. Un uomo che non conoscevo, molto più grande di me, mi costrinse a salire in auto e mi violentò. È stato terribile, ma la cosa più bella è che da quella violenza nacque il mio meraviglioso Patrick. Io infatti, nonostante fosse una situazione molto complicata per una ragazza madre, decisi di non abortire. Quando quell’uomo seppe della mia gravidanza, si rifece vivo, pretendendo che abortissi. Neanche per un attimo pensai a disfarmi della mia creatura! Ne parlai con i miei meravigliosi genitori e con mia sorella Blanche e tutti insieme decidemmo che il mio bambino sarebbe cresciuto in famiglia, come un fratello minore».
Ad Oriana Fallaci aveva invece raccontato della sua vita con Cristaldi con cui aveva cominciato una relazione poco dopo e non chiama nemmeno per nome, ma per cognome.
«Il nostro è stato un incontro totale, è l’uomo che mi ha aiutato a cambiare vita. Che mi ha riportato ad essere una donna e non più solo un’attrice. Eravamo entrambi due anime selvagge, c’era qualcosa di molto profondo che ci accomunava»
Un rapporto difficile, ma anche tanti bei momenti
«I lunghi anni, prima di avere nostra figlia, in cui abbiamo fatto l’amore! Si mangiava, si dormiva, si rideva e si faceva l’amore. Poi, certo, sono seguiti altri anni bellissimi, grazie a Claudia, con la quale ho un rapporto straordinario e che, tra le tante cose che fa, oggi mi accompagna nella costituzione di una Fondazione a mio nome attraverso la quale vuole proseguire le battaglie per i diritti delle donne e dell’ambiente che ho sempre sostenuto»
La Cardinale ha conosciuto un mondo di stelle che oggi pare irripetibile.
«Rita Hayworth era molto fragile quando l’ho conosciuta, sentiva gli anni che passavano. C’erano i seduttori, come Warren Beatty. C’era chi giocava al divo, come Marlon Brando e chi no, come David Niven che era simpaticissimo e disse che ero la miglior invenzione italiana dopo gli spaghetti. C’era di tutto, come oggi»
E John Wayne.
«Un gigante, nel senso che era altissimo ma anche molto gentile. Mi regalò la mia prima sedia da set. Perché lui ne aveva una con il suo nome e io no. Ce l’ho ancora»
Divenne amica di Rock Hudson, gay in the closet, non dichiarato.
«Ci siamo subito voluti bene e andavamo spesso in giro insieme. Un giorno mi disse: ‘Tutti pensano che sto con te, mi stai salvando la vita. Ricomincio a lavorare!’. Allora, un attore gay a Hollywood era definito poison, veleno»
Vent’anni dopo Il Gattopardo, era in Amazzonia a girare un altro film mitico: Fitzcarraldo di Werner Herzog.
«La mia più grande avventura. La parte di Klaus Kinski avrebbe dovuto farla Jason Robards ma non riuscì a stare lì nella foresta. Un giorno salì su un albero e si mise a urlare ‘I want my New York steak!’. Dovette intervenire il suo psicologo. Il film fu interrotto. Poi, a causa dei ritardi, ci abbandonò anche Mick Jagger, che aveva un ruolo ma, a quel punto, doveva partire in tournée. Un giorno Herzog si accorse che quando c’ero io sul set gli indios misteriosamente si calmavano e mi chiese di stare sempre lì, con l’abito bianco di scena. Ai loro occhi ero qualcosa di speciale»