Mentre in Italia è demolito anche da chi fino a ieri lo idolatrava, il New York Times gli riconosce l’immenso lavoro di questi mesi
Come diceva l’irripetibile Ennio Flaiano, gli italiani corrono sempre in soccorso del vincitore. E questa mattina è francamente imbarazzante leggere la distesa di stroncature di Allegri da parte di giornali che fino a ieri avevano elogiato il suo modo di fare e di giocare.
Il New York Times, invece, gli riconosce il merito di aver risollevato la Juventus da una crisi nera e di aver portato i bianconeri a giocarsi addirittura una partita scudetto a Napoli.
Nel suo articolo, che poi è la newsletter settimanale, Rory Smith ricorda il deprimente inizio di stagione, la conversazione con Mario Sconcerti che gli creò problemi con alcuni calciatori, la deriva in Champions e il sostegno pubblico ricevuto da Andrea Agnelli. Aggiungendo:
“raramente è un buon segno. Quando è preceduto dall’ammissione che la squadra dovrebbe “vergognarsi” delle sue prestazioni, è significativamente peggiore”.
Poi, ricorda il Nyt, la tempesta giudiziaria, le dimissioni del Cda e di Agnelli, la sentenza della Corte di Giustizia europea che di fatto ha seppellito la Superlega. La perdita di 273 milioni di dollari.
Nel giro di quattro mesi, quasi tutto ciò che poteva andare storto per la Juventus, dentro e fuori dal campo, era andato storto. La squadra era allo sbando. Il club era stato scosso fino al midollo. La sua luce, per tanto tempo la più luminosa d’Italia, lampeggiava e svaniva, oscurata dalla disperazione e dalla delusione.
Eppure venerdì, la squadra di Allegri ha viaggiato verso sud per affrontare il Napoli, una squadra che ha in Osimhen e Kvaratshkelia l’attacco più devastante del calcio europeo.
La supremazia del Napoli è stata confermata in una sconfitta 5-1 della Juventus venerdì, che ha portato a dieci punti il vantaggio del Napoli in classifica. Il risultato ha negato alla squadra di Allegri la nona vittoria consecutiva.
Prosegue il Nyt:
È un mistero come Allegri sia riuscito a far riprendere la Juventus che peraltro non ha improvvisamente iniziato a giocare bene; rimane una sorta di anomalia nella moderna Serie A che probabilmente ora è il campionato più offensivo d’Europa.
Delle otto vittorie che avevano trascinato la squadra di Allegri nella scia del Napoli, cinque erano finite 1-0. (…) Antonio Cassano, l’ex attaccante diventato opinionista, ha insistito sul fatto che la Juventus non “meritava” di vincere contro l’Udinese.
Né Allegri ha beneficiato dell’improvviso ritorno in forma delle sue stelle. Di María è tornato e Chiesa si sta lentamente riprendendo dal lungo infortunio. Ma Pogba, Bonucci e Vlahovic sono ancora tutti fuori. In loro assenza Allegri ha dovuto affidarsi ai giovani più di quanto avrebbe desiderato, come tutti gli allenatori italiani.
Forse, i tanti mesi di debolezza della Juventus si sono trasformati in forza. Tutte le critiche, la crisi, hanno contribuito a unire i giocatori. Li ha aiutati a lottare. A un certo punto non poteva andare peggio per la Juventus. Ed è a quel punto, forse, che ti rendi conto che le cose stanno per migliorare.