Operaio grezzo cui il tempo ha restituito gloria e riconoscimento. Una gavetta morale che gli è costata anni da comprimario
Mario Rui
Fermiamo l’istante, il momento in cui in solitario si lascia andare in un pressing isolato contro Bremer e gli sporca il pallone favorendo Kvicha dunque, il quattro uno di Victor. In quell’immagine c’è tutta la letteratura di Mario Rui da Sines. Operaio grezzo a cui il tempo ha restituito gloria e riconoscimento. Una gavetta morale che gli è costata anni da comprimario e poi da subordinato ai palati finemente incomprensibili di una piazza nervosa che non gli perdonava niente, proprio niente. Nel percorso netto e strabiliante di questa annata azzurra il suo sguardo è quello fiero di chi ha piantato i picchetti della tenda della sicurezza.
Mario c’è, c’è sempre stato, si è nascosto, si è ripresentato, ha accettato di giocarsi il ruolo ogni anno partendo da sfavorito. Ha circumnavigato la sua carriera, come il suo illustre concittadino Vasco Da Gama, fino a giungere alla scoperta della gloria, quella di uno stadio Maradona in estasi che lo salutava all’uscita dal campo in standing ovation. La sua prosa mancina, quel tocco a tagliare via gambe e ansie è riuscita a imporsi sullo scetticismo di cui è stato vittima dal principio della sua carriera in azzurro. La sei fiera sulle spalle e dinanzi il concreto apporto ad un gruppo che si ritrova nella bellezza concreta. Consuma la fascia, alza la voce, è cresciuto, maturo, mitiga il nervosismo ritrovando serenità ad ogni giocata.
La sua rivincita è lo spot di questa annata pazzesca, il rappresentante di classe di una città che ha fatto scuola ed ora accetta l’entusiasmo senza diventarne vittima, senza eccessi di masochismo. Leader silenzioso, sguardo da duro, coraggioso ad affrontare a muso duro gli avversari senza temerne le conseguenze. Così è diventato un assist-man tra i migliori d’Europa, così ancora una volta dato per rimpiazzo si è ripreso la fascia, così per la prima volta ha conquistato definitivamente Napoli, il suo amore, la sua consacrazione. Via Mario Rui N°6 nel Corpo di Napoli, riceve solo per applausi.