In Supercoppa la squadra è entrata in campo già sconfitta, con la sensazione di impotenza davanti a un nemico invisibile troppo superiore

Sprofondo Milan. Le sue star sono demoralizzate. Non hanno più la forza di reagire, come se lottassero contro un nemico più forte, imbattibile. Luigi Garlando scrive dell’empasse psicologica dei giocatori rossoneri sulla Gazzetta dello Sport. Porta ad esempio Theo Hernandez nella partita di Supercoppa contro l’Inter.
“Dopo il terzo gol di Lautaro, è esploso sullo schermo un primo piano di Theo Hernandez che s’incamminava verso il centro del campo a tessa bassa. È la fotografia più significativa del Milan di Riad e anche la più preoccupante. Non rabbia, ma rassegnazione. Come se dopo le mazzate degli ultimi tempi, la squadra si fosse definitivamente convinta di un destino negativo da scontare, dopo la gloriosa stagione scorsa”.
Sarà difficile strappare di dosso ai calciatori “la sensazione di impotenza davanti a un nemico invisibile troppo superiore“.
Il Milan, in Supercoppa, è parsa “una squadra già sconfitta al fischio d’inizio, entrata in campo impaurita e tesa“.
“Nessuna reazione, solo rassegnazione. Ancora più preoccupante perché dopo la rimonta della Roma, dopo l’eliminazione in Coppa Italia con il Torino, dopo l’orribile primo tempo di Lecce, appunto, dopo il conclave dei giocatori e i mille discorsi di Pioli, tutti si aspettavano un’esplosione di orgoglio nel derby. E invece nulla. Non è
mancata la voglia di reagire, è mancata la forza di farlo”.
“Sotto gli occhi di tutti un Milan senza forza, come Sansone senza capelli”.
Hernandez, ma anche Leao e Tonali.
“Senza stelle, si fa buio per tutti. Per un Diavolo così spompo è impossibile sostenere l’ambizioso copione tattico dello scudetto”.