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Il New York Times: «Non c’è punizione, per quanto dura, che possa risarcire le rivali del City»

Il caso Manchester è una Juve moltiplicato cento. Il Times di Londra: “La Premier deve farne un esempio, deve dare una sentenza dissuasiva”

Il New York Times: «Non c’è punizione, per quanto dura, che possa risarcire le rivali del City»

Il caso “Manchester City” è un caso Juventus moltiplicato 100, per esposizione mondiale. Il Times scrive che “il processo non sarà breve e ci saranno ripercussioni in lungo e in largo per molto tempo”. Il quotidiano londinese parla di evento “sismico. Se il City viene giudicato colpevole e i suoi avvocati falliscono nell’inevitabile appello, uno dei club storici più famosi del Paese merita di affrontare una sostanziale detrazione di punti, come minimo”. Ma soprattutto la sanzione dovrebbe essere “dissuasiva” per chi in futuro volesse intraprendere lo stesso percorso finanziario al limite del legale. E la Premier, per il Times, dovrà fare del City un caso esemplare.

La regolarità della competizione sportiva è la linea di congiunzione con la vicenda che riguarda la Juventus: il “doping finanziario”, secondo il Times “inquina il gioco. Distorce la concorrenza e la grande gioia della Premier League, il motivo per cui è l’evento sportivo più popolare al mondo”. “Alcuni club bilanciano i conti, sviluppano giovani cresciuti in casa, convincono i talenti stranieri a firmare con la promessa di buone opportunità di lavoro, non attraverso l’esca finanziaria. Un tale approccio deve essere protetto“.

“Se il City viene giudicato colpevole, i club rivali vorranno aggiornare i libri dei record e riassegnare i trofei, e potrebbero desiderare una ricompensa finanziaria per aver perso la competizione europea”. Ma “il buon senso deve essere applicato”.

“La saga – scrive ancora il Times – serve a evidenziare perché è necessario un regolatore indipendente, un organismo con poteri legislativi per tenere traccia delle spese dei club e convincerli ad aprire i loro libri contabili. Non in futuro. Ora. Non aspettando Der Spiegel e Wiki Leaks”. Un po’ come per il caso italiano, nel quale la Giustizia Sportiva è arrivata a punire la Juventus solo dopo l’avvio dell’inchiesta Prisma.

Per dare le proporzioni del caso, il New York Times scrive “che è quasi certamente il più grande scandalo che abbia colpito la Premier League nei 31 anni della sua esistenza”. Perché se il City potrebbe trascinare giù l’immagine stessa della lega inglese, costretta a “dover mettere un asterisco accanto a più di un decennio della sua storia orgogliosamente melodrammatica, inclusi alcuni dei suoi momenti più iconici”,

Ma il punto per il Nyt è politico: “l’idea che quando la tirannia è legge, la rivoluzione è un dovere non regge, non nello sport. Non è solo che l’integrità dell’intera attività si basa su una comune accettazione delle regole – il presupposto che tutti, siano essi squadre o atleti, gareggino nelle stesse condizioni – è che il significato stesso si basa su questo. Le regole danno lo scopo dell’esercizio”.

Insomma il problema sono tutti gli altri, le squadre rivali. I danneggiati. Le vittime. “Che il City fosse migliore non è in discussione. La posta in gioco, invece, è se fosse in grado di raggiungere tutte quelle finali, di vincere tutti quei trofei, operando con le stesse regole e restrizioni di tutti gli altri. Se così non fosse, allora non c’è punizione, per quanto dura, che restituisca ciò che è stato perduto”.

Ogni riferimento alla Juventus è in questo caso davvero puramente casuale, ma perfettamente aderente.

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