Al CorSera: «Fui bocciato in seconda media e quarta ginnasio. Avevo difficoltà a relazionarmi con gli altri, ero obeso. Al liceo capii che la libertà passa per lo studio».

Il Corriere della Sera intervista l’ex magistrato Gherardo Colombo. Ha partecipato alle inchieste su P2, delitto Ambrosoli, Mani Pulite e Lodo Mondadori. Colombo racconta com’era da ragazzo, a scuola.
«Bocciato in seconda media e quarta ginnasio, ho recuperato l’anno in entrambe le occasioni. Avevo difficoltà a entrare in relazione con gli altri. Ero obeso… Finalmente al liceo ho capito che la libertà passa per lo studio. Poi scelsi Giurisprudenza…».
Voleva essere utile come il padre, che faceva il medico, racconta. L’alternativa era studiare Fisica.
«L’alternativa era Fisica, mi piace capire il perché dei fenomeni».
Colombo racconta che, agli inizi della sua carriera, girava armato.
«Qualche volta mi capitava di portare la pistola. Il 19 marzo 1980 venne ucciso Guido Galli, con cui lavoravo. E nei
gironi immediatamente precedenti erano stati ammazzati altri due giudici. Prima linea rivendicò l’omicidio di Guido. Alcuni colleghi scapparono nei Paesi di origine. Io sono rimasto, ma per una settimana ho dormito fuori casa, finché la mia moglie di allora mi ha aiutato a riprendermi. Ma ogni volta che mi fermavo con la moto ad un semaforo e qualcuno attraversava dietro, mi aspettavo il colpo. Nonostante le armi non mi siano mai piaciute mi sono obbligato ad andare in armeria, ma a comperare una pistola non ce l’ho fatta. Ci sono tornato un’altra volta, niente. Alla terza volta mi sono costretto ed ho preso un revolver».
Quando l’anno dopo gli assegnarono la scorta, racconta Colombo, quell’arma la chiuse nella cassaforte dell’ufficio. Una volta dimesso, nel 2007, la consegnò in Questura chiedendo di distruggerla.
«Non volevo che qualcuno usasse contro qualcun altro l’arma che era stata mia».
Colombo racconta che c’è stato un tempo in cui era tifosissimo del Milan. Smise durante Mani Pulite.
«Allo stadio, fino agli anni ’90, ero un tifoso accanito del Milan. È che allo stadio qualche volta mi lasciavo coinvolgere, e magari dietro di me qualcuno non la prendeva bene».
È restato tifoso? Colombo:
«Sì, ormai all’acqua di rose. Mi ha fatto ricordare che quando interrogammo Adriano Galliani, ad del Milan, sul caso di Lentini, per il possibile falso in bilancio, lui a un certo punto, vedendo che eravamo Davigo, Di Pietro ed io disse: “Addirittura in tre per questa vicenda?”. E Davigo: “Sa, l’indagine l’ha fatta Colombo, ma siccome è milanista non ci fidiamo tanto”. Era ovviamente una battuta, ma Piercamillo non sa resistere».