Il tennista ucraino che batté Federer a Wimbledon è in guerra da un anno, riservista dell’esercito: «Il mio gruppo ha ucciso dei nemici».
Il Giornale intervista Sergiy Stakhovsky, il tennista ucraino che batté Federer a Wimbledon e che da un anno è al fronte, in Ucraina, riservista dell’esercito, a combattere per il suo Paese.
Perché ha deciso di andare a combattere? Stakhovsky:
«Per una questione morale, tutto qua. Lo dovevo al mio paese. In realtà già quando nel 2014 era iniziato il conflitto in Donbass pur senza avere esperienze militari di alcun tipo avevo cominciato a mandare in Ucraina contributi in denaro».
Anche il suo ex collega Alex Dolgopolov sta combattendo. Vi sentite? Stakhovsky:
«Sì, abbastanza spesso anche se siamo in reparti separati. Non combaciamo molto come orari, lui poi è spesso con i reparti aerei a differenza mia, ma siamo in contatto».
C’è stato in questi mesi qualche tennista russo con cui ha parlato?
«Sì, con Andrey Rublev, che nelle prime settimane della guerra mi ha scritto, confortandomi. Il fatto è che in Russia non si può manifestare pubblicamente contro questo conflitto».
In generale il circuito del tennis come si è comportato? La sua decisione le ha fatto perdere qualche amicizia? Stakhovsky:
«In realtà no, anzi. Molti si sono dimostrati generosi con me ma soprattutto con la popolazione ucraina. Le dirò
il caso di Amélie Mauresmo che era riuscita a procurarsi alcuni biglietti per il Roland Garros per dei bambini di qua. Lei è stata gentilissima. In generale comunque ho ricevuto decine di messaggi di conforto e di appoggio da giocatori anche del passato, persino dagli arbitri. In generale la comunità del tennis mi ha aiutato molto».
Ha ucciso in questi dodici mesi di guerra?
«Non posso rispondere per me, ma per il gruppo di cui faccio parte. E il mio gruppo sì, ha ucciso dei nemici».
C’è qualcosa del tennis che ha «traslato» sul fronte? Stakhovsky:
«Che comunque è sempre un lavoro di squadra, in cui bisogna ascoltare tutti».
Di quella vittoria contro Federer cosa ricorda?
«Ah potrei raccontarle tutto punto per punto. Ma vado più orgoglioso dei 4 titoli vinti sul circuito, che erano stati il frutto di un’intera settimana. Al termine della quale poter dimostrare chi sei davvero. Dopo un po’ si gioca per quello a tennis, nemmeno per i soldi».