Un prigioniero: «Sono stato sottoposto a dure torture, sia fisiche che mentali per aver protestato. Peccato che la F1 sia una copertura per mascherare le violazioni dei diritti umani»

Non è nemmeno partita in via ufficiale la stagione 2023 che già in F1 si aprono le prime polemiche. Venerdì ci saranno le prime prove libere della stagione, il Gran Premio del Bahrain avrà inizio domenica.
Quelle sul regolamento piloti alla fine erano solo scaramucce. Da tempo si parlava di alcuni cambiamenti nel regolamento dei piloti. Ma adesso sembra che dall’Inghilterra arrivi una nuova grana.
I parlamentari inglesi hanno infatti chiesto alla F1 di avviare formalmente un’inchiesta sulla legame tra violazioni dei diritti umani e i paesi arabi dove la F1 gareggia. Lord Scriven, secondo la Bbc, presidente del gruppo parlamentare che si occupa dei diritti umani nel Golfo, vuole che la F1 solleciti il Bahrain a rilasciare prigionieri politici e condannati a morte.
Pronta la risposta della F1 attraverso un comunicato:
“Prendiamo molto sul serio le nostre responsabilità e abbiamo reso chiara la nostra posizione sui diritti umani e su altre questioni a tutti i nostri partner e paesi ospitanti che si impegnano a rispettare i diritti umani nel modo in cui i loro eventi sono ospitati e organizzati“
La Bbc puntualizza su un aspetto importante della legislazione americana:
“Ci saranno anche tre gare quest’anno negli Stati Uniti, il cui uso della pena di morte è stato criticato da Amnesty International.”
Ma comunque le critiche al Bahrain arrivano da ogni dove. Dallo stesso paese, dove il portavoce del Bahrain Institute of Rights and Democracy (Bird) ha criticato la partnership tra Bahrain, F1 e Fia.
Anche alcuni prigionieri politici hanno testimoniato davanti al parlamento inglese le ingiustizie del Bahrain. La Bbc riporta le parole di Ali Al-Hajee, internato nella prigione di Jau in Bahrain:
«È un peccato che la Formula 1, così come molti eventi internazionali che si tengono in Bahrain, siano impiegati per mascherare le violazioni dei diritti umani. Come prigioniero politico sto scontando una pena detentiva di 10 anni dal maggio 2013, per aver protestato pacificamente nella capitale, Manama. Sono stato sottoposto a dure torture, sia fisiche che mentali. La mia confessione sotto costrizione è stata la base per il 10 anni di reclusione».