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Spalletti torni a far ruotare i calciatori del Napoli, come nel girone d’andata

Perché contro le cosiddette piccole non è stato dato un po’ di riposo ai “titolari” concedendo un po’ di spazio in più alle seconde linee?

Spalletti torni a far ruotare i calciatori del Napoli, come nel girone d’andata
Napoli's Cameroonian midfielder Andre Zambo Anguissa works around Lazio's Spanish midfielder Luis Alberto (L) during the Italian Serie A football match between Napoli and Lazio on March 3, 2023 at the Diego-Maradona stadium in Naples. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)
Una battuta d’arresto ci può stare, soprattutto in una stagione fino a questo momento stradominata. Alla Lazio (e a Sarri) vanno riconosciuto i meriti di avere saputo imbrigliare gli azzurri, anche se i numeri dicono che gli ospiti hanno espugnato il Maradona con sole cinque conclusioni verso la porta di Meret (contro le quattordici degli azzurri), con il 35% di possesso palla (contro il 65% del Napoli) e ottenendo solo tre calci d’angolo (contro gli otto battuti dagli uomini di Spalletti).

Numeri che dimostrano tre cose: 1) che la Lazio di Sarri ha vinto “snaturandosi”, ossia senza venire ad imporre il suo gioco e senza dominare gli avversari; 2) che, nonostante tutto, la partita l’ha fatta il Napoli; 3) che tutte le boiate che ci vengono raccontate da un decennio a questa parte, sull’importanza del possesso palla, del dominio, del bel gioco, delle occasioni create, etc alla fine servono a ben poco! Piaccia o no, il campionato lo vince chi fa più punti, i punti si fanno vincendo le partite, le partite si vincono segnando un gol in più degli avversari. Tutto il resto conta solo per le statistiche ma, in concreto, non serve a nulla. E’ ovvio, poi, che tutti vorrebbero vincere giocando bene, ma tra vincere non giocando bene e non vincere giocando bene, solo gli stupidi preferirebbero la seconda ipotesi!

Detto questo, una piccola autocritica andrebbe fatta: sapendo che a marzo il Napoli doveva giocare, nel giro di dodici giorni, contro Lazio, Atalanta ed Eintrackt Francoforte, era proprio necessario giocare sempre con i cosiddetti “titolarissimi” per un mese e mezzo? Si ricorda che dopo la partita stravinta con la Juve il 13 gennaio scorso, tra campionato e Champions League (quindi escludendo la gara di Coppa Italia con la Cremonese), il Napoli ha affrontato, nell’ordine, Salernitana, Roma, Spezia, Cremonese, Sassuolo, Eintracht Francoforte ed Empoli. Vada per la Roma e l’Eintracht Francoforte, ma contro le altre, non sarebbe stato più opportuno concedere, a rotazione, qualche turno di riposo ai vari Osimhen (che le ha giocate tutte!), Kvaratskhelia (che ha saltato solo la Salernitana per influenza!), Anguissa, Lobotka, Di Lorenzo, etc in vista degli impegni contro squadre sulla carta più forti? Il Napoli sta giocando a ritmi altissimi praticamente da agosto e un po’ di stanchezza, fisica e mentale, è fisiologica. Perché contro le cosiddette piccole non è stato dato un po’ di riposo ai “titolari” concedendo un po’ di spazio in più alle cosiddette seconde linee? Possibile che gente come Elmas (che nelle suddette gare ha giocato dall’inizio soltanto a Sassuolo, più a Salerno per l’indisponibilità di Kvaratskhelia…), Ndombelè, Simeone, Demme, Ostigard, Juan Jesus, lo stesso Raspadori (che fino all’infortunio veniva ugualmente utilizzato col contagocce…), etc non sono in grado di giocare una partita da titolari contro squadre che stazionano nel lato destro della classifica come Spezia, Cremonese, Sassuolo, Empoli, Salernitana, etc? Francamente non ci si crede, anzi si ricorda che nella prima metà di stagione, tra campionato e Champions League il Napoli ha dovuto fare a meno di Osimhen per sei partite, di Kvaratskhelia per cinque volte, di Rrahmani per nove, di Anguissa per tre gare, più una volta di Kim Min-jae e ha sempre vinto, ergo non si capisce per quale motivo il pur ottimo Spalletti ha deciso di “spremere il limone” per mesi contro squadre sulla carta abbordabili, piuttosto che amministrare e dosare le forze in vista di gare contro avversari più quotati.
Speriamo che quella contro la Lazio resti un incedente di percorso e che invece non sia la prima spia di una squadra che inizia ad accusare un po’ di stanchezza. Così fosse, sarebbe davvero imperdonabile. E’ vero che il vantaggio fin qui accumulato è tale da non farci prendere dal panico, ma si rammenta che già nel 2017/18, Orsato a parte, il Napoli non vinse il campionato anche perché nel girone di ritorno fece registrare un sensibile calo rispetto alle eccellenti prestazioni offerte in quello d’andata: si ricorda, infatti, che nel ritorno il Napoli perse 4-2 in casa con la Roma e, successivamente a quella sconfitta, ottenne due scialbi pareggi per 0-0 a Milano contro Inter e Milan, pareggiò 1-1 a Sassuolo con un gol di Callejon negli ultimi minuti, vinse di misura in casa contro un Genoa già salvo con gol di Albiol nell’ultimo quarto di gara e riacciuffò per i capelli due insperate vittorie in casa contro Chievo (all’89° il Napoli era ancora sotto) e Udinese (dopo un’ora di gioco il Napoli perdeva 1-2 mentre la Juve era in vantaggio a Crotone e solo un gol in acrobazia di Simy e la successiva rimonta del Napoli spinto dal pubblico dell’allora San Paolo, permisero agli uomini di Sarri di passare, in meno di mezz’ora, da un momentaneo meno nove in classifica a meno quattro!), senza contare la sconfitta per 3-0 a Firenze e il pareggio per 2-2 in casa col Torino, tutte partite che la mancata espulsione di Pjanic a Milano ha fatto cadere nel dimenticatoio, ascrivibili invece ad un eccessivo utilizzo dei cosiddetti “titolarissimi” che arrivarono obiettivamente scarichi, stanchi, spompati, poco lucidi nel finale! E a chi sostiene che allora la scelta di giocare sempre con gli stessi uomini era di fatto una scelta obbligata in quanto le cosiddette “riserve” di quel Napoli non erano all’altezza dei titolari, si ricorda che l’anno precedente la Juve di Allegri, aveva sfiorato il cosiddetto “triplete”, avendo in panchina come attaccanti di riserva i soli Pjaca (indisponibile per circa metà stagione causa rottura del crociato) e Kean (che all’epoca era ancora sedicenne), mentre come centrocampisti di scorta aveva Marchisio (anch’egli più volte fuori per infortuni), Lemina, Sturaro e Rincon; non pare avesse in panchina chissà quali rincalzi…

Nel calcio moderno pensare di arrivare fino in fondo utilizzando, dal primo minuto, soltanto 13-14 calciatori è follia pura. Il Napoli ha una rosa profonda e di qualità e non sfruttarla, soprattutto contro le cosiddette “piccole”, sarebbe delittuoso. Speriamo che Spalletti guarisca presto da questa “sarrite-mazzarrite” acuta post-Mondiale e torni quanto prima ad un uso più armonioso dell’intero organico che la società gli ha messo a disposizione in estate!

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