Posta Napolista / I biglietti di Champions del Napoli sono tra i più cari d’Europa, il presidente usi la fantasia per invertire il trend.

Caro Napolista, giusto ieri la Rosea, tra una notizia di gossip sportivo e non (purtroppo a questo si è ridotta) e l’altra, ha pubblicato una lista dei biglietti più costosi della Champions League 2016-17. La fonte è il sito spreadex.com. Risultato? Il San Paolo è al sesto posto, sopravanzando di molto, in termini di prezzo del biglietto del settore più economico, realtà quali l’Allianz Arena di Monaco di Baviera o il Parco dei Principi a Parigi. Si dirà: sono valutazione figlie di una sola partita casalinga, meglio fare i conti alla fine. Giusto. Tuttavia, le scelte di ADL in questo incipit di stagione non fanno pensare ad un’inversione di tendenza, anzi.
Parentesi: sono concorde con la vostra linea editoriale circa i grandi meriti che bisogna tributare al presidente. Rendere la squadra competitiva, e per così lungo tempo, con i conti perfettamente in ordine è straordinario, senza una realtà industriale alle spalle tipo Fiat (o meglio, FCA) e contornati dal deserto della politica. Di contro, se negli anni Ottanta la Democrazia Cristiana fosse stata a trazione barese o palermitana, e non napoletana come fu, chissà se Ferlaino avrebbe potuto creare il Napoli di Maradona. Ci sarebbe tuttavia un imponente capitolo da aprire, quello dell’odierna Ssc Napoli quale società liquida senza alcun caposaldo immobiliare a cui aggrapparsi (stadio, centro sportivo, etc. etc.), e con il parco giocatori quale unico patrimonio: una ricchezza a enorme rischio volatilità. Ma questa è un’altra storia rispetto a quella di partenza.
Tornando al caro biglietti, e più in generale al problema dello stadio vuoto nonostante una squadra forte e bella, inutile dire che Aurelio De Laurentiis eredita una situazione le cui radici lo precedono. Negli anni Novanta in Italia gli ultras sono diventati all’improvviso soggetto politico capace di influenzare il normale svolgimento del gioco, grazie anche a società conniventi, a coperture dall’alto (con la Seconda Repubblica le ali estreme sono entrate nelle stanze dei bottoni), ai mille rivoli di denaro proveniente dal fiume dei diritti tv che ha inondato il calcio. I tanti episodi di violenza hanno portato alle attuali normative che, purtroppo, dissuadono dall’accedere allo stadio più le persone perbene che i “cattivi”. Contemporaneamente, il boom del comodissimo calcio da salotto, concorrente formidabile alla visione live, specialmente alla luce del campionato spezzatino. In Inghilterra riescono ad avere la moglie piena e la botte ubriaca (stadi pieni e diritti televisivi che per la sola Premier valgono di più dell’intera Champions League), ma lì le pay-tv hanno accesso a non più della metà dei match; in Italia fin da subito si è venduta tutta la torta.
Peculiarità di Napoli? Tante. Da anni gli ultras hanno “espulso” il folklore dalle curve, coerentemente alla loro opera di “militarizzazione” del tifo: non siamo più la città di Pulcinella. E poi: uno stadio fatiscente per il quale ogni volta si deve sperare nella benevolenza dell’Uefa per evitare la revoca della licenza; parcheggi inesistenti con necessità di “assistenza” da parte degli abusivi (leggi: camorra); caos trasporti, per cui chi proviene dalla provincia, per una partita di un’ora e mezza, deve investire 5-6 ore del suo tempo (se non di più) tra andata e ritorno, e non certo per una partita di domenica alle 15 come nel passato che fu.
In questo contesto si inserisce Aurelio De Laurentiis. Tralasciando promesse e boutade sullo stadio di proprietà, tenuto conto del perenne immobilismo istituzionale e delle occasione perdute (Euro 2008…), cosa rimane? Uno stadio carico di ricordi ma ancor di più di problemi, che viene reso fruibile a prezzi esorbitanti, anche alla luce di “studi di settore” che confrontano realtà europee ben più floride. Se si volesse parlare di come la crisi ha eroso il poter d’acquisto della classe media partenopea si inizierebbe un romanzo lungo come quello di Albinati che ha vinto lo Strega 2016.
Caro Napolista, non fai un buon favore al presidente parlando di liturgia del tifo che non c’è più, o di bagni che non sono cambiati rispetto a trent’anni fa e che sono uguali a quelli degli autogrill. A parte che nelle stazioni di servizio si entra gratis, che il mancato miglioramento di un servizio nei decenni non costituisce nota di merito, e che se si parla di “liturgia” si accetta una dimensione “sacra” in nome della quale il Dio denaro dovrebbe, se non inchinarsi, scendere quanto meno a più miti consigli, il contesto è molto più ampio e complesso, pieno di variabili a monte su cui indubbiamente De Laurentiis ha poco controllo. La piena influenza è però a valle sul costo del biglietto. Il presidente, dopo aver tolto l’alibi degli arbitri a Sarri, tolga quello del caro ticket alla tifoseria. Usi la sua grande fantasia, sempre fervida nelle uscite verbali, per iniziative che avvicinino la squadra ai supporters. Magari troverà ispirazione sulla via della seta sulla quale si è messo in cammino.
Alberto E. Maraolo ilnapolista © riproduzione riservata