Nella rubrica delle lettere del Corsera cita il nostro giornale rispondendo a una domanda su Napoli e il Sud
Nella sua rubrica delle lettere sul Corriere della Sera, Aldo Cazzullo scrive di Napoli. E cita anche il Napolista, definendolo “uno dei migliori siti italiani, un’altra eccellenza della città”.
Cazzullo scrive:
Napoli fa sempre discutere, amata detestata invidiata com’è. E a volte si fa confusione. All’estero pensano l’Italia come un’immensa Napoli, il mare il sole la pizza; a noi piace pensare anche al teatro di Eduardo e di Servillo, al cinema di Totò e di Sorrentino, alla musica di E.A. Mario, di Caruso e di Pino Daniele, a tutto quanto fa di Napoli la capitale della cultura materiale italiana. Noi stessi però tendiamo a far coincidere Napoli con il Sud. Che sono in realtà due cose molto diverse.
Napoli è la capitale del Sud; ma non è il Sud. È una metropoli in pieno boom turistico, epicentro di un’area conosciuta in tutto il mondo che comprende luoghi di commovente bellezza come Amalfi, Positano, Sorrento, Capri, Ischia, Procida, Pozzuoli, Pompei. È una città ben collegata, con un aeroporto internazionale e l’alta velocità ferroviaria. Nel suo porto sono ancorate le navi di crociera più grandi al mondo e la Sesta flotta americana. Ha una piccola e media imprenditoria dinamica che va dall’agroalimentare alla moda (si pensi a Kiton o a Marinella). E ha in periferia zone di degrado né più né meno delle altre grandi città europee. Quest’anno tutto lascia credere che vincerà lo scudetto, sia pure con una società che il Napolista — uno dei migliori siti italiani, un’altra eccellenza della città come Radio Kiss Kiss o come la libreria storica di Port’Alba o come, diciamolo, il Corriere del Mezzogiorno — ha definito poco napoletana, con un proprietario che è cresciuto e vive a Roma e spesso si è scontrato con la tifoseria, proprio com’è accaduto all’allenatore Spalletti.
Poi c’è il Sud. Che è mal collegato al resto del Paese e dell’Europa, che offre poche occasioni ai suoi giovani, che è in fondo alle classifiche europee in quasi tutte le voci, dal numero dei laureati a quello degli occupati, dalla lettura dei quotidiani a quella dei libri. Un Sud più avvezzo al lamento che al cambiamento, che è impossibile criticare senza sentirsi definire razzista — mentre in realtà si critica quel che si ama —, che ha giacimenti di bellezza e cultura unici al mondo ma non è sempre all’altezza di se stesso e delle proprie grandi potenzialità.