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Abbagnato: «La danza è piena di ripicche e gelosie. Gli elementi negativi sono le madri, non gli allievi»

Al CorSera: «Ho ricevuto anche minacce di morte. Esagerate le critiche ai maltrattamenti agli allievi. Il rigore devi spiegarlo nel modo giusto»

Abbagnato: «La danza è piena di ripicche e gelosie. Gli elementi negativi sono le madri, non gli allievi»

Sul Corriere della Sera un’intervista a Eleonora Abbagnato. E’ stata étoile all’Opéra di Parigi. Dal 2015 dirige il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Dal 2011 è sposata con l’ex calciatore Federico Balzaretti. La Abbagnato racconta come si è avvicinata al mondo della danza.

«Mamma aveva un negozio d’abbigliamento a Palermo e non avendo dove lasciarmi, al piano di sopra c’era la scuola di danza di Marisa Benassai, mi lasciava lì. A 4 anni ero già attaccata alla sbarra».

A 10 anni iniziò uno stage a Montecarlo, poi a Palermo arrivò il coreografo Roland Petit per “La bella addormentata”. Cercava una bambina. Scelse lei.

«A 14 anni sono entrata alla scuola dell’Opéra di Parigi. Unica italiana. Il livello era molto alto, la direttrice, Claude Bessy, mi disse, vediamo se resisti. Fu Carla Fracci a incoraggiarmi a studiare fuori».

La Abbagnato parla del mondo della danza come di un mondo a parte, «pieno di ripicche e gelosie esasperate». Racconta di averle vissute anche lei.

«Ricordo che a un concorso due ragazzine entrarono incamerino e mi dissero per scherzo che non mi avevano preso. La mia maestra di Parigi mi bucava i glutei con l’ago perché inarcavo troppo la schiena, ce l’ho molto elastica. I grandi maestri entravano in classe col bastone: non per darcelo in testa, era il senso dell’autorità. Comunque intimorivano. Era un’altra epoca, oggi i maltrattamenti non sono lontanamente possibili, gli allievi, soprattutto in America, non puoi nemmeno toccarli fisicamente che ti arriva una denuncia. Ed è esagerato, il rigore devi spiegarlo nel modo giusto. Oggi una direttrice di ballo deve essere anche psicologa. Gli elementi negativi non sono gli allievi ma le madri. Ci sono protagonismi esagerati».

La Abbagnato continua:

«All’Opera di Roma ho ricevuto lettere anonime. Poi ho avuto minacce di morte nei giorni in cui, usando dell’acido, bruciarono la faccia del direttore del Bolshoi. Non ero a Mosca ma ne rimasi emotivamente provata. Quando ero étoile a Parigi arrivò una lettera che diceva: liberiamoci della mafiosa siciliana».

Parla della sua vita privata. Ha due figli, Julia di 10 anni e Gabriel di 8 e si prende cura anche delle due figlie che Federico Balzaretti ha avuto dal primo matrimonio e delle quali ha l’affidamento esclusivo: Lucrezia, 17 anni e Ginevra di 14.

«Non mi piace che mi chiamino mamma, però sì la piccola mi chiama mamma, la grande mi chiama Ele. Aveva un anno e mezzo quando l’ho vista la prima volta. È legatissima a Federico, che è un padre fantastico. Ed è stato sincero fin dal primo giorno. La prima cosa che mi ha detto, il giorno che ci siamo conosciuti (attraverso Nino, un amico comune che fa il parrucchiere), è che la sua priorità erano le figlie. Io ero guardinga, era diventato padre così giovane, a 21 anni… Ho saputo dopo che per le figlie aveva rinunciato a trasferirsi al Milan e al Napoli. Federico lo risposerei ogni mese».

La Abbagnato racconta Federico Balzaretti e le differenze che ci sono nella coppia.

«Abbiamo gli stessi valori, è un uomo d’altri tempi, ma lui per temperamento è più riservato, io sono ordinata in maniera ossessiva. Se qualcuno mi sposta un oggetto vado fuori di testa, i vestiti nei cassetti sono disposti per colore, il rosso col rosso e via dicendo. Sono maniacale anche nelle docce: ne faccio tre al giorno».

Ogni tanto fa incursioni in altri mondi.

«Tutto quello che serve per diffondere la danza. Ho fatto l’attrice per Ficarra e Picone; in tv, Amici, Sanremo, Ballando con le stelle; ho partecipato a un videoclip di Vasco Rossi, lo ricordo seduto in un angolo, discreto, quasi intimidito. Non me l’aspettavo, mi ha sorpreso».

Riti e scaramanzie prima di andare in scena? La Abbagnato racconta:

«Se non dormo venti minuti subito prima dello spettacolo, non riesco a ballare».

 

 

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