Alla Gazzetta: «È un grande rimpianto, ma sarebbe stato ingiusto, come spostare il cuore di una città, non si poteva fare. Diego era d’accordo».
Sulla Gazzetta dello Sport una lunga intervista al presidente del Monza, Silvio Berlusconi. Parla del Milan, del Napoli e anche di Maradona. Sullo sfondo Napoli-Milan del 1988, lo scontro diretto del suo primo scudetto. Berlusconi ricorda quel giorno.
«Mi commuovo ancora a pensare all’applauso che il meraviglioso pubblico di Napoli ci tributò a fine partita. Una prova di stile e di sportività straordinaria, una delle ragioni per le quali Napoli è e sarà sempre nel mio cuore. Di quella partita non posso dimenticare uno strepitoso, inarrivabile Gullit, due realizzatori straordinari come Virdis e Van Basten, ma anche un meraviglioso gol di Maradona su punizione. Uno di quei miracoli calcistici che solo lui sapeva fare».
Maradona raccontò di aver parlato con Berlusconi di un suo possibile passaggio al Milan. Un’ipotesi che sfumò di comune accordo. Berlusconi racconta come andò.
«Un rimpianto profondissimo, e non solo perché Maradona è stato il più grande giocatore della sua generazione. Era una persona fragile, forse la disciplina e l’attenzione ai singoli che c’era nel mio Milan lo avrebbero aiutato a evitare alcuni errori. Però quel giorno, parlando con lui, mi resi conto di una cosa: Maradona era Napoli, era il simbolo e la bandiera del più grande Napoli della storia, almeno fino ad oggi. Le bandiere non si comprano e non si spostano. Sarebbe stato come prendere il cuore di un’intera città e trasferirlo a Milano. Sarebbe stato ingiusto, non si poteva fare. Lo stesso Diego, che aveva una grande sensibilità, condivideva questa valutazione».
Nell’intervista di Berlusconi c’è spazio anche per il Napoli di Luciano Spalletti. Gli viene chiesto se c’è un giocatore in squadra che apprezza più degli altri. Risponde:
«Giocatori come Kvaratskhelia oppure Osimhen ben figurerebbero in qualunque squadra al mondo. In questo senso l’infortunio di Osimhen è davvero un peccato: toglie alla sfida con il Milan un elemento di grande fascino. In ogni caso, oggi il Napoli è davvero una grande squadra, una delle migliori in Europa, sta dominando il campionato con assoluto merito e per il Milan sarà un avversario durissimo».
Chi sceglierebbe tra Kvaratskhelia e Leao?
«Difficile rispondere, sono due grandissimi giocatori che hanno caratteristiche diverse. Forse Kvaratskhelia è un giocatore più completo, però Leao è più “da Milan”, ha uno stile di gioco che nei momenti migliori mi ricorda i più grandi del nostro Milan».
Qual è la strada da percorrere per risollevare il calcio italiano? Berlusconi:
«Il gap che si è creato rispetto alle squadre inglesi, tedesche, spagnole, è difficile da colmare nella situazione attuale. Quest’anno in realtà ci sono indizi confortanti: la presenza di sei squadre italiane nei quarti di finale delle coppe europee, fra le quali tre in Champions, è un segnale di ripresa della qualità del nostro calcio. Però le nostre squadre scontano due handicap. Il primo sono gli stadi, obsoleti, scomodi, nella maggior parte dei casi con cattiva visibilità per colpa della pista di atletica. Questo scoraggia il pubblico e riduce i ricavi. Il secondo tema, ancora più importante, sono i diritti televisivi. Senza adeguate risorse che vengano da quella che oggi è una essenziale fonte di finanziamento, è davvero difficile costruire squadre competitive».