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Fa impressione il Napoli sul gol di Saelemaekers

Non è stato né un contropiede né un’azione veloce. Ieri sera sembrava che centrocampo e difesa giocassero due partite differenti.

Fa impressione il Napoli sul gol di Saelemaekers
Mg Napoli 02/04/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Milan / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Alexis Saelemaekers

La partita di ieri bisognerebbe farla vedere a quelli che pensano che gli allenatori servano a poco e che si vince solo con la qualità dei giocatori.

Sì, sì, certo.

Ed infatti, a volte basta mettere un Diaz qualsiasi, in fase di possesso, a puntare un Rui qualsiasi, cioè basta organizzare la partita con l’espressa direttiva di andare a mettere all’uno contro uno il primo contro il secondo, per esempio, per aprirti la strada alla vittoria.

Così come, per esempio, basta sapere che in fase di transizione negativa il Napoli difende a due, che lanciato nello spazio Leao deve vedersela con Rrahamani (i due hanno la stessa differenza di passo che c’è tra un giocatore di 16 anni ed uno di 11) e che, quindi, è sufficiente andare a fare densità difensiva per recuperare palla nella zona opposta e poi con cambi di gioco mettere, appunto, all’uno contro uno lo stesso Leao contro lo stesso Rrahmani …. che la frittata (per il Napoli) è fatta.

Così come, per esempio, basta sapere che – sempre a proposito di allenatori – se hai uno Spalletti che tiene in campo per un’ora giocatori come Zielinski (chi scrive lo ripete: quando il livello si alza, non è arte sua) o Anguissa (lontano parente del fenomeno visto fino a novembre), allora può finire come è finita.

Gli allenatori non contano, dicevamo.

Bene, beati voi che lo pensate.

Ciò detto, in una stagione spettacolare come questa, il Napoli riesce comunque a consegnare agli annali una sconfitta che passerà alla storia, come è destinata a passare alla storia, sempre ad avviso di chi scrive, ogni sconfitta contro una rivale del genere – peraltro subita in casa – che abbia come minimo scarto di gol quello subito ieri sera.

Per me simili sconfitte sono un’onta a prescindere, e poco importa che poi ti vai a vincere lo scudetto: non dovrebbero accadere e basta, anche se mi rendo conto che da napoletano residente a Milano può essere considerato un parere interessato.

Certo è che, anche a volerne fare un discorso relativo, e cioè anche a volerla solo considerare quale possibile campanello d’allarme per il futuro, c’è da spaventarsi parecchio: per come si sono visti sulle gambe molti giocatori, per come alcuni di essi (Simeone) siano palesemente sembrati fuori dal ritmo partita a causa di un colpevole scarso utilizzo, per come i reparti sono sembrati distanti per spazio e dissinergie di movimenti, e così via.

Per non parlare della sconfitta sugli spalti: non entro nel merito della questione ultras/De Laurentiis/istituzioni, non è questa la sede (anche se mi piacerebbe farlo, un giorno), certo è che sentire lo stadio profanato dai cori (non solo di scherno) avversari e sentire, quali unici cori organizzati dalla tifoseria napoletana, quelli contro lo stesso De Laurentiis ne aprirebbe, eccome, di parentesi al riguardo.

Secondo me, comunque, tutto può ricondursi all’avere (così sembra) smarrito una caratteristica di popolo: e cioè, mi ha molto stupito vedere e leggere che Napoli, in barba alla scaramanzia, sia già agghindata a festa per il possibile terzo scudetto.

Capisco la voglia di festeggiare, e capisco ancor di più la voglia di normalizzare la situazione in atto, come si farebbe in un qualsiasi posto in cui si ragiona per abitudine alla vittoria.

Ma Napoli non è un luogo abituato alle vittorie sportive, ed è un luogo in cui la strada per le poche vittorie in tal senso la si è sempre accompagnata tenendo un profilo basso fino al momento in cui esplodere di gioia non avrebbe comportato figure di merda.

Ed allora, mi faccio una domanda: non è che ad essere quello che non si è (cioè a fare tifosi abituati a vincere), poi si stimola l’invidia degli dei e li si stimola, quindi, a farti ricordare che ad abbandonare origini e natura ci si fa male?

Se si è quadrati, perché fare i rotondi?

°°°°

Il primo gol del Milan è emblematico della serata di ieri.

La palla arriva Diaz lungo la linea del fallo laterale all’altezza della meta campo (fascia destra per chi attacca).

Lo vanno a raddoppiare Mario Rui e Lobotka, tuttavia effettuando il raddoppio sulla falsa riga della marcatura che i difensori dell’Atalanta fecero da ultimo a Kvaratskhelia.

Diaz – bravissimo nell’uno contro uno, figurarsi nell’uno contro due in quella maniera impostata dai giocatori del Napoli – si beve i due in questione ed imbuca un pallone strepitoso nello spazio che Leao sta andando ad aggredire (in modalità Osimhen) tra Rrahmani (in ritardo di posizione e di lettura della giocata avversaria) e Di Lorenzo (che nel frattempo è andato a chiudere la diagonale, anch’egli con un ritardo che non gli è consono).

Leao punta la porta, e davanti a Meret scavando il pallone lo infila in rete.

Gol bellissimo, oltre che emblematico della serata, dicevamo.

Mario Rui pessimo in fase difensiva, Lobotka in ritardo e con errore (che non gli è proprio) di copertura dello spazio nel raddoppio di marcatura, linea difensiva del Napoli troppo alta (non si può lasciare così tanto campo dietro di sé contro Leao, è quanto meno presuntuoso) e troppo in ritardo tanto nel recupero fisico dello spazio, quanto nella lettura della giocata offensiva avversaria.

Il secondo gol del Milan è declinazione di quanto sopra.

Palla in profondità a Bennacer, che va a crossare libero da marcature e da contrapposizioni fisiche vere e proprie (Di Lorenzo, un po’ in ritardo, sceglie una difesa posizionale invece di andare ad aggredirlo).

A questo punto Mario Rui regala due perle difensive: va prima a cercare di contrastare, in modo inutile (per la sua stazza e perché c’era già Kim a cercare di farlo, anche se in ritardo e con errore di postura nella fase dello stacco), lo stacco di Giroud, così lasciando lo spazio vuoto dietro di sé.

Poi, quando la palla spizzata dal coreano va a finire sui piedi di Diaz (libero da marcature perché si trova in quello spazio lasciato libero proprio da Mario Rui), abbocca alla sua finta e scivola (in area: avete capito bene, scivola in area) per cercare di impedire un tiro che tuttavia è una chiara e telefonata finta di tiro.

Diaz, infatti, dal destro si riporta la palla sul sinistro e, mentre Mario Rui in pratica esce dall’inquadratura per effetto della sua inutile scivolata, insacca il pallone.

Il gol del tre a zero è ancora una volta declinazione di tutto quanto accennato.

Tonali mette subito all’uno contro uno Leao contro Rrahmani, e la fine dell’azione è già scritta ancor prima che inizi.

Leao punta il difensore del Napoli, il quale sa che il portoghese aggredirà lo spazio alla sua destra, che non a caso lascia libero: ma un conto è lasciarlo libero perché vuoi obbligargli la giocata e vuoi portarlo sull’esterno, un conto è lasciare all’avversario un’autostrada da percorrere.

Ed infatti, Leao aggredisce quello spazio e fulmina, con un bellissimo tiro, Meret.

Mi chiedo come  mai, in buona sostanza, uno come  Kvaratskhelia sia sempre triplicato dagli avversari ed invece uno come Leao ieri sera fosse libero di puntare all’uno contro senza uno straccio di supporto, da parte dei propri compagni, verso il difensore che veniva appunto puntato.

Mah.

Del quarto gol del Milan, anch’esso molto bello, fa impressione una cosa.

Riguardatevi l’azione del Milan: è tutt’altro che un’azione veloce o di contropiede, anzi è una classica azione di impostazione da serie A.

Il pallone arriva a Calabria, nella classica posizione in cui si trova, in questa fase di gioco, l’esterno basso della difesa a 4 (e meno male che gli allenatori non contano).

A quel punto, Calabria lo imbuca subito per Saelemaekers, che poi andrà a fare gol con un’azione tanto bella quanto assurda per come i difendenti del Napoli lo lascino arrivare fino a Meret.

Ciò che però impressiona, visibile ad occhio nudo, è tuttavia come in quella fase di gioco, durante l’imbucata al belga, i tre centrocampisti del Napoli siano davanti alla linea del pallone (almeno 20 metri), e quindi in ritardo rispetto alla chiusura di quello spazio.

Quasi come se i due reparti, centrocampo e difesa, ieri sera giocassero due partite differenti.

Cosa che, che sia il prodotto di affanno fisico o che sia il prodotto od altro, davvero a me ha fatto molta impressione.

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