ilNapolista

De Laurentiis, il tuo Napoli è altra cosa rispetto a questi modelli sottoculturali

Un ambiente malato che spiega i tuoi successi con la fortuna. Che concepisce solo il miracolo. Ti accusavano di non voler vincere. Il motivo era un altro

De Laurentiis, il tuo Napoli è altra cosa rispetto a questi modelli sottoculturali
Napoli 16/03/2023 - riunione comitato di ordine e sicurezza pubblica / foto Image nella foto: Aurelio De Laurentiis

Vendi e vattene”. Sono le parole che campeggiano da oltre dieci anni sugli striscioni e sui volantini sconclusionati di buona parte della tifoseria organizzata del Napoli, sostenuta, a dire il vero, da una fetta grossa e rumorosa di seguitori dei partenopei (chiamarli tifosi, francamente, è complicato). Gli ultras, ovviamente, si riferiscono a De Laurentiis. Perfino lo sciagurato hashtag A16, che ha accompagnato il precampionato della stessa squadra che sta dando vita a una stagione a dir poco memorabile, sta a significare tutto sommato la stessa cosa: imbocca l’autostrada, presidente, e non farti vedere più.

Dopo i fatti di Napoli-Milan, “vendi e vattene” può però legittimamente diventare il consiglio da rivolgere a De Laurentiis anche da parte di chi ha apprezzato la sua gestione, perfino di chi l’ha ritenuta illuminata. 

Vendi e vattene, allora, presidente. Perché se non ti sei già scocciato, prima o poi ti scoccerai delle polemiche strumentali, del tiro al bersaglio e delle contestazioni gratuite di questo ambiente malato, che mentre pitta i palazzi organizza gli “scioperi” (sic!, povero Di Vittorio) del tifo.

Vinci, vendi e vattene, presidente. Vendi dopo aver vinto. Dopo aver dimostrato dopo anni di insulti che il tuo era un modello vincente. Tanto, presidente, hai avuto la prova che la vittoria non cambierebbe nulla: prima ti contestavano perché ti accusavano di non voler vincere, ed ora che stai vincendo – ora che hai 15 punti sulla seconda a un mese dalla fine del campionato – ti contestano comunque. Vendi, perché questa è l’unica città dove ancora non vengono riconosciuti i tuoi meriti. Perché per loro, anche stavolta, è stato ‘o mazzo. ‘O mazzo d’o pappone, “che mette le mani nella merda e pesca l’aragosta”. Non conoscono altra cosa che il miracolo, da queste parti. Non accettano che anche qui, anche a Napoli, si possa primeggiare con la programmazione, con scelte corrette, coi conti in ordine, con progetti di lungo respiro. Come succede ovunque in Europa. E non accettano che la tua gestione, ora ch’è sempre più vicina alla ciliegina sulla torta, possa essere considerata da emulare in tutto il mondo. Specie perché fiorisce nel momento del fallimento degli altri modelli, quelli insostenibili.

E soprattutto perché, paradossalmente, vendere adesso può convenirti. Il valore della rosa – che è in fin dei conti uno dei principali asset del club – ha raggiunto picchi inimmaginabili anche per i più ottimisti. Così come il valore del brand Ssc Napoli, che dopo il brillante percorso in Champions, l’attenzione della stampa internazionale e le partnership strategiche che il club ha costruito negli anni (da Amazon ad Armani) è ai massimi storici. Vendi ora, presidente. Ora che i numeri dimostrano –  nonostante i servizi scadenti offerti dalla città – che Napoli è meta turistica e culturale piuttosto ambita, e che qualche gruppo imprenditoriale e commerciale estero potrebbe finire con l’interessarsi. Vendi ora, insomma, che puoi vendere a cifre di capogiro.  

Vendi ora, presidente, e goditi lo spettacolo. Oppure, se proprio non vuoi vendere, se proprio non vuoi rassegnarti… non ti curar di loro. Nel vero senso della parola, però. Lo so che ti pesa, perché in fondo, come scrissero qualche anno fa su Rolling Stone, sei una delle ultime rockstar del mondo del calcio. Ma fai finta che non esistano, come hai fatto in estate, quando eri l’unico a parlare di scudetto. Evita di dare qualsivoglia giustificazione, ché non c’è proprio nulla di cui giustificarsi. Lasciali cuocere nel loro brodo, lascia che si prendano letteralmente a paccheri l’uno con l’altro. Ma non partecipare alla gara dell’autolesionismo, che è una gara dove ci sono solo sconfitti. Il tuo Napoli è altra cosa rispetto a questi modelli sottoculturali, rispetto a queste finte battaglie, solo estetiche, che col calcio non hanno nulla a che vedere. 

ilnapolista © riproduzione riservata