Sono per fortuna lontani i tempi in cui avevamo un allenatore che arrossiva ai complimenti di Pep e poi le prendevamo di santa ragione
Saluto con gioia il tempo, ormai giunto, in cui Guardiola, abbandonando per un breve attimo il suo elegante scialle di calcio ricco e corretto, si trova a chiamare le cose col proprio nome – grumpy. Annuncia, urbi et orbi, che dell’Italia e di quel tecnico così sensibile non parla più, scorbutico com’è. E, giubilo!, quel tecnico è il nostro, guida il Napoli e si chiama Luciano Spalletti. Ha ristabilito qualche ordine nell’ordine del mondo, provando a strappare i napoletani dal coro dei più fessi del pianeta, reduci come erano dalle gote arrossite e confuse per i tanti complimenti che lo stesso chicchissimo fece alla squadra partenopea dell’epoca, quella del grande allenatore taumaturgo operaio e dei milioni che aderirono alla sua setta.
Spalletti ha restituito luce, almeno per qualche giorno, alla radice millenaria di questi luoghi abusati – scettica, severa, operaia per davvero e raramente rimbambitasi per i soliti quattro complimenti da sempre prodromo di un paio di sonori calci nel sedere ai quali sopravvivere a testa alta. Come infatti finì, all’epoca della grande bellezza.
Doctor Grumpy tiene duro. Dopo aver schivato le carezze dei ricchi di Manchester ora smorza i fuochi fatui dei napoletani che, nonostante abbiano visto la propria squadra seminare un abisso tra sé e il resto della classifica, dopo trenta e non so quanti anni, dopo aver perso di tutto e di più in passato, persino scudetto e coppe nell’anno migliore della sua storia con il migliore del mondo tra i convocati, ora pretendono che il Napoli vinca la Champions. Sbaragli gli avversari. Annienti quarti e semifinali. Ora la partita della storia è quella di coppa col Milan.
Ma Dottor Grumpy tiene duro. Ha mandato all’aria il maglioncino in fresco lana puro cachemire del coach del City, può perdere un po’ di reputazione anche con i commentatori nostrani. A dover vincere a ogni costo, nei prossimi giorni, è il Milan – detentore del titolo italiano, squadra italiana col maggior numero di Champions vinte e con la seria possibilità di portare la Europa League l’anno prossimo alla Scala del calcio. The ball is on their court. Diglielo, Doctor Grumpy. Meglio grumpy che fessi.