POSTA NAPOLISTA – Quando si perde è opportuno fare critica in senso stretto senza aver paura di essere accomunati ai contestatori di professione
Caro direttore, la serata di ieri è stata intensa, per chiunque viva il calcio con attenzione e sentimento è stata certamente memorabile.
Nonostante noi tifosi siamo l’oggetto del postulato di Kolarov, che di postulato si tratta in quanto come insegna il vocabolario è una “proposizione che si assume, senza provarne la validità, fra i costituenti di un sistema deduttivo”, talvolta possiamo basarci su altre strumenti cognitivi nel nostro discernimento sul pallone.
Nella sua analisi a caldo lei punta il dito sulla stanchezza della squadra e secondo me centra perfettamente il punto, ma chi è responsabile della condizione fisica della squadra se non l’allenatore e il suo staff?
Malgrado confondiamo tutti il falso nueve con un centravanti piccoletto, non voglio basare la mia analisi sulla competenza, soprattutto perché inesistente, ma sull’esperienza.
Negli ultimi anni sono passati da Napoli illustri allenatori, uno di questi, tale Rafa Benitez, aveva un sistema scientifico basato sui minuti giocati per la rotazione della rosa. Possiamo dedurre sull’esperienza anche senza dare sfoggio di improbabile competenza che il signor Spalletti su questo aspetto ha clamorosamente sbagliato?
Possiamo muovere questa critica nonostante il vantaggio consistente in campionato? Possiamo fare un’analisi anche dal basso delle nostre incompetenze o il calcio è diventato la medicina per cui non è il caso di sbagliare?
Si può criticare con leggerezza senza essere accomunati agli A16 o ai papponisti?
Apprezzo il Napolista da molti anni, ma quando si perde è opportuno fare critica in senso stretto e per questo non c’è Kolarov che tenga.
Michele Sommella