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Ceccherini: «Sono tormentato da quando mi alzo fino a sera. Il mio cane Lucio mi ha salvato la vita»

Al CorSera: «È arrivato in un momento in cui ero disperato, ci dormo insieme. Sono attratto dalla morte. Sono uno molto buono, ma attratto dai vizi».

Ceccherini: «Sono tormentato da quando mi alzo fino a sera. Il mio cane Lucio mi ha salvato la vita»

Il Corriere della Sera intervista Massimo Ceccherini. Di recente, allo stesso quotidiano, Leonardo Pieraccioni ha parlato di lui dicendo:

«E’ un poeta maledetto che da ragazzino faceva l’imbianchino col su’ babbo. Ha avuto momenti caotici con qualche bicchierino di rum di troppo. Era il terrore delle feste. Noi gente di cinema siamo piccoli imprenditori attenti a non
sbagliare, lui è un vero artista, va giù dritto a 200 all’ora senza casco. Non legge i copioni, non vuole sapere niente. Ma ora è diventato un prete di provincia. Abita in campagna sopra Pistoia con una ragazza che l’ha salvato. Ma ogni tanto dovrebbe bersi un goccetto. È diventato di una noia, parla solo del figlio. Prima era troppo se stesso, come lo era Piero Ciampi».

Ceccherini parla di sé come di una persona tormentata.

«Sono tormentato da quando mi alzo fino a sera, sogni compresi. Vado avanti pieno di tormenti».

Pieraccioni ci ha detto che Ceccherini vive solo per il suo cane. Lui spiega:

«Ne ho due, Leo non sa che ho anche Mina, abbandonata dalla figlia che aveva già mia moglie Elena. Il mio si chiama Lucio che mi è stato mandato da Dio in persona, era piccolo, pioveva, camminava per una specie di tangenziale a Roma. In quel periodo ero disperato, un mio amico, quello coi capelli rossi che nei tg appare sempre dietro le interviste ma non ricordo il nome, sapeva che cercavo un cane, l’ha raccolto e me l’ha dato. Lucio m’ha salvato la vita. L’amore che ho per lui batte tutti quelli che ho avuto, ci dormo insieme, anche Elena lo ama».

Elena è la ragazza che lo ha salvato. Ceccherini racconta che lo ha aiutato spesso.

«Quando mi ubriacavo era impossibile tenermi. Lei mi picchiava e fermava la bestia dentro di me. Picchia oggi picchia domani, il colpo di fulmine lo ebbi una notte. Ora ha cambiato lavoro all’ospedale di Prato, ma all’epoca la vedevo al mattino che si preparava indossando la divisa, dietro c’era scritto misericordia. E mi sono detto: Dio è arrivato. Ho avvertito la sua presenza. Devi essere pronto ad agguantare l’aiuto».

Racconta come conobbe Pieraccioni:

«Facevo cabaret da giovanissimo con Alessandro Paci. Conobbi un impresario che si arrabattava, in ufficio aveva una foto di Leo che tiene in braccio Benigni, un po’ come Benigni aveva fatto con Berlinguer. L’impresario mi fece vedere un assegno per un contratto a Leo di 300 mila lire, chi l’aveva mai viste. Leo mi chiamò per un filmino amatoriale, io ero il santone che pregava in mezzo a un campo arato, lui mi guardava e ridevamo sotto un sole che picchiava. Rifacemmo quella scena trenta volte, presi l’insolazione. È sempre andata così. Mi richiamò per I laureati, per andare al provino non avevo nemmeno i soldi per il taxi, me li diede mio padre. Poi arrivò Il ciclone, nessuno di noi immaginava che successo sarebbe stato. C’erano le ballerine protagoniste, ma io ero fidanzato e non potei fare  niente».

Le donne sembrano una sua ossessione. Ceccherini:

«È tutta finzione, fa parte della mediocrità del mio talento. Vado sul facile, sul sesso. Io vengo dal bar di San Giusto, se da quel buco di osservatorio incontri Lorena Forteza e le altre…».

Cosa pensa la gente di lei? Ceccherini:

«Mi accorgo per strada, anche se non esco quasi mai, che la gente mi vuol bene. È chiaro che sono in bilico. Ognuno pensa come gli pare. Ho debuttato a 25 anni, ho girato una cinquantina di film. Mi sono sempre mangiato tutti i soldi guadagnati. Ebbi un momento difficile all’Isola dei famosi, volevo vivere un’avventura sperduto nell’isolotto a pescare, la mia passione, anche se non mi ci vedevo lì. Avevo buone possibilità di vincere ma la vittoria non fa parte di me. Mi scappò la bestemmia che rovinò tutto e mi cacciarono. È una battaglia e un controsenso la mia vita. Mi capita di vedere uno che mi sta antipatico e vado ad amarlo, mentre se uno mi sta simpatico per troppo affetto rovino tutto. Batistuta, il calciatore della Fiorentina, lo amavo talmente che quando lo incontravo nei locali per troppo affetto diventavo fastidioso, lo vedevo che gli davo noia, lo abbracciavo dopo tanti bicchierini».

Che bambino era Ceccherini?

«Ero marchiato già da piccolo. Una volta in gita scolastica mi tirai giù i pantaloni. Non sono arrivato alla terza media, Leo invece sì, ci sono foto di lui bambino che sembra Bambi. Io penso di essere uno molto buono, ma attratto dai vizi. Non è che non studiassi, ne combinavo di tutti i colori, arrivavo a un punto che mandavo tutto a puttane».

Torna sulla bestemmia:

«Di me hanno ricordato soltanto la bestemmia. Mi vergognai, ne dissi una non cento. Con me si amplifica e amplifica. Nessuno per strada mi ha detto che avevo fatto schifo. È una cosa nella natura dei toscani. Sai chi mi confortò? Roberto Benigni. Mi disse che con la bestemmia ero più vicino a Dio. Mica ce l’hai con l’Onnipotente. Dio non lo pigli in giro, lui lo sa che lo ami ugualmente».

Come passa le giornate? Ceccherini racconta di guardare molta tv, nella casa in cui abita, sulle colline di Pistoia.

«Sono molto attratto dalla morte. Ho 57 anni, sono vecchio. Quando morirò dovrò litigare con Pieraccioni, quella scena del Ciclone con la bara aperta, dove voglio morire se non mi porto a letto nemmeno una ballerina, mi ha marchiato a vita. Per colpa sua mi farò cremare».

Ma da dove nasce la sua rabbia?

«Non lo so, posso dirti che la rabbia è la cosa che mi tiene vivo. Le marachelle le facevo fin da piccolo, mi piaceva rubare, nei supermercati entravo e scappavo. Mica ammazzavo nessuno. Quando nei furti stavo facendo il salto, incoraggiato da quelli più grandi di me, mi sono fermato. Ero davanti a un appartamento vuoto, qualcuno da lassù, ovvero Dio, mi fermò. Così ridiscesi le scale e me ne andai».

 

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