In Brasile il costo dei biglietti e della pay tv ufficiale è insostenibile, e le gang ne hanno approfittato

Se in Italia il “pezzotto” è considerato il nemico numero uno della Serie A dall’amministratore delegato De Siervo, è perché non sanno come il calcio piratato in tv in Brasile. E’ diventato uno standard, gestito dalle gang delle favelas di Rio. Non ha concorrenti. E per aiutare lo sviluppo di questo “affare” la criminalità ha di fatto dotato i quartieri più poveri della città di una rete internet superveloce ed efficientissima. Ne scrive con un reportage la tedesca Süddeutsche Zeitung.
Il punto di partenza è sociale: i prezzi dei biglietti per seguire il calcio allo stadio (soprattutto il Flamengo) sono diventati carissimi rispetto al costo della vita brasiliano. Negli anni 70 e 80 costavano circa il 3% del salario minimo. Oggi costano circa il 12%. Il salario minimo medio è di circa 235 euro al mese.
“In un certo senso, la partita di calcio si è evoluta da un evento quotidiano per le masse a una succosa bistecca di manzo che non puoi nemmeno permetterti di mangiare“, scrive il giornale.
Dapprima i tifosi hanno cominciato a seguire le partite riunendosi fuori allo stadio, poi le forze dell’ordine hanno deciso che quelle folle non erano più ammissibili. Gli abbonamenti tv regolari sono altrettanti cari, ed ecco che la “mafia” locale trova la soluzione: il pezzotto, per tutti.
“A partire dal 2015 circa, i criminali innovativi hanno capito il potenziale di Internet, dello streaming e di una tecnologia allora nuova chiamata IPTV, Internet Protocol Television“. Il pezzotto, appunto.
“Cosa hanno fatto i criminali? – continua la SZ – Hanno tagliato i cavi dei fornitori ufficiali e poi hanno inviato le proprie società a rilevare il servizio Internet nel quartiere. Prima hanno migliorato l’infrastruttura. La rete nella favela scorreva a soli cinque Mbit al secondo. Oggi va a cinquecento. Nelle favelas hanno l’internet di Rio, finanziata dalla criminalità organizzata”.