A La Stampa: «Oggi contano le statistiche, ma rendono individualista il rapporto tra il calcio e i giocatori, sono usate da chi non capisce il pallone».
Paolo Brusorio intervista Michel Platini per La Stampa. Con la maglia della Juventus Platini ha vinto tre Palloni d’oro, due scudetti e diverse coppe.
«Senza la Juventus, senza l’Avvocato non sarei mai diventato Michel Platini. Se fossi rimasto a Nancy la mia vita avrebbe preso tutta un’altra piega. Sa qual è alla fine la cosa più bella? La passione dei tifosi della Juventus per me. In fondo io sono sempre rimasto uno di loro».
Quanto calcio guarda Platini?
«Non tanto. Non è nella mia agenda. Ho smesso di mettere il calcio nei miei programmi quando ho finito di essere
il presidente dell’Uefa. Seguo, so chi vince, ma non organizzo la mia vita in base ai calendari. L’ultima partita vista? Lens-Marsiglia sabato sera. Allo stadio non ci vado, con me in tribuna la squadra di casa perde sempre, così non mi vogliono più».
Che cosa le piace del calcio di oggi? Platini:
«I giocatori. Ora è tutto cambiato. C’è un gioco muscolare, in mezzo al campo c’è molto traffico, si gioca sulle fasce. Poi arriva Mbappè e fa sfracelli».
Invece che cosa detesta?
«Oggi contano le statistiche, ma fanno male. Rendono individualista il rapporto tra il calcio e i giocatori, si contano i passaggi, gli assist, i dribbling. Numeri e statistiche sono usati da chi non capisce nulla di pallone»
Che fine ha fatto il Fair Play Finanziario di Platini?
«Chieda a quelli dell’Uefa. Qualcosa resiste ma è complicato per il presidente dell’Uefa Ceferin farlo rispettare se il suo principale sostenitore è l’emiro Al Khelaifi del Psg. La verità è che sia Ceferin sia il presidente della Fifa Infantino sono degli usurpatori di poltrone. Io facevo calcio, loro politica. Non c’è una riforma nei loro
programmi, se non fare più partite e incassare più soldi. E così non rispettano le competizioni che hanno fatto la
storia del calcio».
Nessun rimpianto?
«Solo quello di non avere più vent’anni e non giocare più a pallone. Chi mi ha sostituito non sa nulla di calcio».
Tra le idee di Platini c’è la Superlega?
«Prima o poi si farà, ma non così. E… non mi faccia dire di più».
Platini commenta il caso Vlahovic, che ieri a è stato ricoperto di insulti razzisti. Perché non si riesce ad estirpare il razzismo dagli stadi?
«La società è razzista. Il calcio ci prova a tenere fuori il razzismo dagli stadi, ma è complicato. Se avessi avuto un’idea quando ero presidente dell’Uefa l’avrei applicata. So solo che si dovrebbe partire dalle scuole per debellarlo».
La Juve le ha mai offerto un ruolo da dirigente? Platini:
«No. Tornare qui dopo oltre trent’anni non avrebbe avuto più senso. Di quel mondo non ci sarebbe stato più nessuno. Le storie d’amore non si vivono due volte».
Ha visto in giro qualcuno che le somiglia in questi anni?
«Non me lo sono mai chiesto, ma credo di no. Non c’è più il mio ruolo, io coprivo sessanta metri per segnare. Maradona, Messi, De Bruyne sono dei nove e mezzo».
Le tv fanno bene al calcio? Platini:
«Fanno bene ai calciatori. Prima non guadagnavano così tanto».
Da dirigente era contro la Var. Sempre di quell’idea?
«Sì. La Var ha solo spostato il problema, ha fatto di ogni tocco un fallo, l’interpretazione la si dà sul campo, non davanti a uno schermo. La applicherei solo alla gol line technology e al fuorigioco. Così sta uccidendo gli arbitri, sono molto più scarsi di prima. Ma non si tornerà più indietro, l’avevo detto a Blatter anni fa. Finiremo a giocare senza arbitri e come ai primordi del calcio».
Come guarda ora il calcio?
«Smetto di essere Michel Platini, guardo la partita e un minuto dopo la fine cambio canale. Se mi rompo, cambio
dopo dieci minuti».