Pagella artistica dei calciatori del Napoli campione d’Italia. Lobotka è il Tableau n° 4 di Piet Mondrian, Kvara è Edgar Degas, L’assenzio
ALEX MERET: Un’estate trascorsa come nei classici film di Vanzina: io, lui e l’altro. Benzinaio preferito dai villeggianti in direzione Adriatico. Trattato come un chiattillo ad un evento trash di qualche volgare tik-toker. La sua mano a Milano, la sua mano con il Lecce, la sua mano e il suo sguardo come una bottiglia di Tocai ghiacciata. La rivincita del numero uno. Il solo portiere dell’attuale Nazionale a poter vantare uno scudetto. TIZIANO VECELLO “Sant’Alex in trono” mi perdoni San Marco.
GIOVANNI DI LORENZO: Quanta polvere se si guarda indietro. Quanta. «E alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera». Lo avrà pensato, si che lo avrà pensato e si è fermato a Napoli con il coraggio di chi non ha bisogno di urlare. Gli è bastato semplicemente essere. Il primo dopo Diego, il principe della Favola. SANDRO BOTTICELLI “La Primavera” Azzurra.
KIM MINJAE: Spaccanapoli a mandorla. Taglia a metà la città dividendola in due aree di folla, unendo mura e stadi con la potenza di un Sansin, dio della montagna. Arrivato a Napoli abbiamo ringraziato che non capisse una sola parola di italiano, vista l’accoglienza dei detrattori a peso. Ora, si siede sulla forza del suono che diventa cemento quanto in migliaia gridano il suo nome: KIMKIMKIMKIM: Katsushika Hokusai: Fuji Rosso.
AMIR RRHAMANI: Il compagno perfetto, potrebbe tenere un corso all’Università sull’alfabetismo funzionale: “Lettura e comprensione del testo”. Pulito, leggero, dal gol inutile al Verona al gol fiala gaviscon, alla Juventus. Un coriandolo robotico. E quel sorriso che potrebbe essere di qualsiasi ragazzo napoletano, furbo e rilassante: Aniello Falcone: Il Concerto.
JUAN JESUS: Il calcio italiano lo aveva messo all’angolo e lui ha atteso il sorriso che veniva dal mare. A padre di famiglia ha protetto il guscio che si era aperto per farlo rientrare. Sempre presente, sempre. Un minuto come novanta. L’essenza della gioia quando diviene affidabile e non incosciente: Paul Gaguin, La visione dopo il sermone.
MARIO RUI: Va portato in braccio alla fine di ogni partita. Esempio fulgido di rifiuto della sconfitta. La vera carezza che ogni tifoso sogna di ricevere. E’ come quel compagno che a scuola tutti prendevano in giro e poi alla fine dell’anno si presenta alla festa finale con la più bella del liceo e tu esclami “AZZ, e non avevamo capito niente?”.
Roy Lichtenstein: WHAAM!
MATHIAS OLIVERA: Mai stata un’alternativa, puntuale, presente, silenzioso. Anima la sinistra e mostra un’area progressista che fa impallidire persino gli ultimi giapponesi del Pd: sulle spalle della storia aggrappato come un Koala al Baobab, il frutto all’occorrenza del bisogno: Paul Cezanne: Il cesto di mele.
STANISLAV LOBOTKA: Più che la cittadinanza onoraria dovremmo affidargli a tempo indeterminato l’assessorato alla viabilità. A lui più che a tutti, dovremmo stendere un tappeto di scuse e ammirazione. Il geometra del cantiere ha alzato i muri e ha dettato i tempi. Ha disegnato linee e prospettive; ha calcolato l’orizzonte sempre un metro oltre la capacità di visione. Non ha sbagliato un tempo pur mescolando Jazz e tarantella: Piet Mondrian, Tableau n° 4
ANDRE’-FRANK ZAMBO ANGUISSA: Per noi napoletani è un’immagine di famiglia, per i turisti un’opera storica di valore inestimabile. Molte leggende lo raccontano, lo esaltano, lo dipingono ma mai nessuno l’ha visto muoversi. Noi sì, potremmo dire ai nostri nipoti che la fortezza impenetrabile che annuncia l’arrembaggio e protegge i suoi figli, l’abbiamo vista muoversi, correre, salare. Il Maschio Angioino è nero, ed è fiero: Francisco Goya, il 3 (4) Maggio 1808.
PIOTR ZIELINSKI: “Mi par di stare davanti a una lanterna magica, guardo gli omini e i cavallucci davanti a me, che si fanno in qua e in là, e spesso mi chiedo se non si tratti di un’illusione ottica.” Piotr, la lanterna magica di Goethe! In tutti questi anni ha illuminato il campo e nel momento in cui si è compiuto il prodigio, la differenza tra calcio e arte si è palesata in tutto il suo splendore. Uno di noi, Piotr è uno di noi, lo sarà per sempre: Salvador Dalì, La persistenza della memoria.
ELIJF ELMAS: Il cucciolo Macedone, il soldato fedele, il ragazzo ribelle che si butta nella mischia nelle manifestazioni proletarie. Il passepartout che apre ogni Ztl. L’amico che ti dà il passaggio quando resti a piedi e devi raggiungere il lavoro. L’orsetto che i piccoli abbracciano prima di andare a dormire. Elmas è il sesto uomo del basket applicato al calcio. Bansky, Love is in the Bin.
MATTEO POLITANO: Il simbolo, suo malgrado, di un equivoco che ha stabilito idealmente la barriera tra il Napoli e lo Scudetto. Quando Marotta si prese la briga di bocciare il suo passaggio a Napoli parlando da dipendente Juventus per il Sassuolo. Lui, il suo mancino, la sua caparbietà. Il suo rigore a Milano, il suo tocco di matita per chiudere il cerchio: Lui come il Pampa Sosa sale sulla traversa e diventa capo ultras: Vasilij Vasil’evič Kandinskij, Verso l’alto.
HIRVING LOZANO: Da oggetto misterioso a ciondolo inseparabile. Corre Chucky, corre sempre, a testa bassa, vola Chucky, oltre. Arrivato in una nave tempestosa si è ritrovato a navigare da marinaio esperto. Il segreto dell’indifferenza è tutto nel suo sorriso. Frida Kahlo, Ciò che l’acqua mi ha dato.
KVICHA KVARATSKHELIA: il numero 10 è un ideale, uno stato mentale, un sorriso tra le ombre, un filo d’olio che ti insaporisce una banale pietanza. Un solco profondo tra il calcio giocato e quello poetizzato. Kvara è un angelo prestato ai fili d’erba per renderli prati di versi. Osanniamolo, i suoi passaggi sono il silenzio dei pensatori e il trionfo dei sognatori. Kvara, l’uovo del Castello. La luce dell’Est, il souvenir preso nel mondo del calcio andato prestato a quello che verrà. Lui non è mai un chiaroscuro, lui è: Edgar Degas, L’assenzio.
VICTOR OSIMHEN: Era l’agosto del 2020, scrivevo: «Se nasci a Lagos, nel 1998 e riesci a sfondare, ad arrivare in Europa in aereo, divieni il simbolo di una nazione, il traino di una generazione, la speranza che indossa le scarpette e trasmette coraggio(…) Osimhen ha i numeri e dà la sensazione di essere un predestinato ma, nel caso, dobbiamo avere la forza di aspettarlo…». E lui ha aspettato noi, ci ha attesi ad ogni angolo delle strade, soffocando le nostre paturnie. I due gol alla Roma, all’Olimpico e al Maradona, sono la fotografia della sua ascesa al trono di NAPOLI. RE VICTOR e la sua VICTORIAN AGE: Andy WARHOL,VESUVIUS II.365
GIACOMO RASPADORI: E’ nella storia della città. Il suo gol a Torino è già mitologia. Il pianista de prati, suona fili d’erba mentre scalpita per entrare alle giostre. L’uomo in più, la voce amica mentre dormi in una stanza buia e ti tiene compagnia finché non sogni sereno: Pierre-Auguste Renoir, Bal au moulin de la Galette
GIOVANNI SIMEONE: Il lusso che spiega la grandezza di questa squadra. Arriva da vice-cannoniere della Serie A e si accomoda per attendere il suo momento. I suoi momenti sono coincisi con gol decisivi. Sono stati caterpillar per rimuovere massi sul percorso. Argentino, con gli occhi nostri, l’animo simile e la gioia percepita ad ogni battito d’ali del Maradona: Pablo Picasso, il Sogno.
LUCIANO SPALLETTI: Eterno secondo, dicevano. L’uomo dalle opere incomplete, dicevano. L’uomo che mangia i capitani, dicevano. Lui si è seduto e ha guardato il tempo compiersi. Quando decise di far stampare lo slogan del coro dei tifosi sulle pettorine qualcuno sorrise con fastidiosa boria. Lui invece lo aveva percepito che bisognava tagliare i rami secchi e trattenere la polpa dei frutti maturi. A lui l’onore dell’impresa, la più grande e la meno compresa: Lucio Fontana, Concetto Spaziale Attesa.