Sul Corriere dello Sport: prima si nascondevano in tribuna e sfruttavano il ritardo dell’aggiornamento del punteggio, ora con urla e battute lo indirizzano

C’erano una volta gli scommettitori un po’ rozzi, quelli che si portavano il pc in tribuna e da lì piazzavano le scommesse sul tennis ingarellandosi con i giudici di sedia: cliccavano prima che l’arbitro aggiornasse il punteggio, scommettevano sul singolo punto, e via. Si decise quasi subito di cacciarli, e di vietare i computer sugli spalti. Da allora la scommesse sul tennis sono diventate una scienza raffinata, fatta di trucchi da spy-movie e super-tecnologia. Ma adesso gli scommettitori sul campo si sono fatti… arroganti.
Ne scrive Erika Primavera sul Corriere dello Sport, raccontando il fenomeno degli scommettitori-disturbatori. Che prima “lavoravano” nell’ombra dei tornei minori, adesso sono spuntati persino agli Internazionali di Roma. E’ successo ad esempio nel match di qualificazione tra Alexei Popyrin e Riccardo Bonadio, sul campo 12 del Foro Italico. Partita disturbata da una serie fastidiosa e continua di battutine verso l’australiano, con lo scopo di infastidirlo e indirizzare così l’andamento del punteggio per lucrarci su.
“Li avevamo lasciati courtsider – scrive il Corsport – nascosti all’ombra delle loro tecnologie, li ritroviamo molesti e intenti a – potenzialmente – indirizzare un game o un semplice punto. L’involuzione arrogante dello scommettitore, dal 4.0 giù fino all’urlo dagli spalti”. “Ti do fastidio, magari ti faccio perdere, io incasso. Il meccanismo è semplice ed è una pratica che, oltre a essere chiaramente illegale e antisportiva, costituisce uno stress psicologico non indifferente per i giocatori”.
“Nel caso di Popyrin la Direzione del torneo spiega che «esiste nei circuiti una squadra antibetting di Atp e Wta che abitualmente impiega anche figure locali nell’attività di security: sono intervenuti e hanno allontanato i disturbatori. La questione è nota, soprattutto in Challenger e Futures». Sembra che a Roma i “responsabili” possano essere riconducibili ai proprietari di un profilo instagram da oltre 60 mila follower: in gergo si chiamano “tipster” e il loro lavoro – assolutamente legale, precisiamolo – consiste nel dare suggerimenti sulle scommesse per gli eventi sportivi sfruttando i social e le nuove tecnologie”.