Elogio del tecnico e dell’amministratore delegato dei nerazzurri che hanno portato la squadra in finale di Champions nonostante i guai economici
Nessuno, a inizio stagione, si sarebbe aspettato di vedere Inter e Milan battagliare per un posto in finale di Champions League. Ancora meno, i tifosi nerazzurri si sarebbero immaginati una squadra in grado di staccare il biglietto per Istanbul dopo un girone di ritorno tremendo. Molti avrebbero l’esonero di Inzaghi dopo le sconfitte contro Spezia, Fiorentina, Monza, Empoli. The Athletic celebra il trionfo dell’Inter partendo dalle difficoltà che la squadra ha attraversato non solo in stagione, ma negli ultimi anni.
La parabola dell’Inter, da Conte a Inzaghi
Il quotidiano inglese parte dallo scudetto vinto con Antonio Conte. Un trionfo ridimensionato dalla grave situazione economica del club:
«Una settimana dopo aver vinto il campionato, il presidente Steven Zhang si presentò ad Appiano Gentile per chiedere ai giocatori di rinunciare o tagliare i loro stipendi per aiutare il club a superare i danni finanziari causati dalla pandemia di COVID-19. La situazione era disperata. Zhang aveva trascorso i mesi precedenti alla ricerca di un prestito di emergenza. Dopo aver ottenuto 292 milioni di euro da Oaktree Capital Management, non ha voluto vendere l’Inter. Achraf Hakimi è andato al Paris Saint-Germain. Poi Lukaku al Chelsea. In mezzo a tutto questo, Christian Eriksen subì un arresto cardiaco durante l’Europeo del 2021. E non avrebbe più potuto giocare in Italia».
Conte se ne andò. E fu scelto Simone Inzaghi. Il mercato fu principalmente di parametri zero e di pochi colpi. Pensiamo a Calhanoglu e Dzeko, oppure Dimarco rientrato dal prestito al Verona.
Simone Inzaghi, il fautore dell’impresa
The Athletic evidenzia quanto sia stato bravo Inzaghi col poco a disposizione:
«Inzaghi ha fatto di più con meno. Ha perso Ivan Perisic la scorsa estate. Ha poi visto sfumare Dybala e Bremer. Vedrà Milan Skriniar andarsene a giugno».
Inzaghi ha ottenuto risposte da Acerbi, da Darmian. E ancora, da Calhanoglu che ha preso il posto di Brozovic assente per buona parte della stagione. Lautaro e Dzeko, in assenza di Lukaku, hanno tirato il carro in campionato e nelle coppe. Onana ha sostituito Handanovic nella parte più delicata della stagione. Mkhitaryan, anche lui preso per fare da riserva e diventato pedina insostituibile nel centrocampo, con Barella e il regista designato. Infine, Dimarco l’ultras della Primavera che vent’anni fa era in Curva Nord a piangere dopo Inter-Milan 1-1 e che ora si è preso la sua rivincita in campo.
La mano dietro la squadra, Beppe Marotta
Merito di molto, sotto questo punto di vista, è stato anche di Beppe Marotta, che è stato capace di scegliere i giocatori migliori a prezzi bassi. Senza stravolgere l’equilibrio di una squadra che, seppur parecchio distante dal Napoli capolista, nell’ultimo mese ha cambiato marcia. Per Marotta è la terza finale di Champions in otto anni.