La politica dei parametri zero di Marotta ha pagato. Dzeko era considerato finito, ora è il titolare della finalista. Con lui Acerbi, Mkhytarian, Calhanoglu e Darmian
Libero scrive della politica di mercato che ha caratterizzato l’Inter di Marotta. Il vecchio dirigente juventino ha portato a Milano la consuetudine di cercare giocatori non più tanto giovani ma tanto esperti. Un tabù in Italia che consideri questi giocatori tasselli alternativi all’interno della rosa. Come Dzeko o Mkhitaryan:
“E invece l’Inter che vince e convince in Europa è composta per la maggioranza da ex svincolati, almeno nell’undici titolare. Sono sei i parametri zero o simili (cioè acquistati per cifre simboliche, praticamente dei rimborsi spese di cortesia) della cavalcata: Onana, Darmian, Acerbi, Calhanoglu, Mkhytarian, Dzeko“.
Tra i citati, quattro sarebbero ormai a fine carriera e la finale del 10 giugno potrebbe essere l’ultimo treno per loro. Smontato così il tabù dei parametri zero:
“Si può costruire una squadra da finale di Champions con gli scarti altrui – ma è evidente l’effetto collaterale di questa politica d’emergenza: l’età media della rosa si alza mentre il valore economico si abbassa“.
Ragionamento lineare, più giocatori al tramonto della loro carriera meno mercato in uscita sarà possibile:
“Certo, anche gli svincolati bisogna saperli indovinare e, anzi, è ancor più difficile visto che non sono prime scelte. Dzeko era considerato finito dopo l’esperienza alla Roma, ora è il centravanti titolare della finalista con gol in semifinale e due prestazioni da leader. Stessa cosa per Acerbi in estate, messo fuori rosa dalla Lazio ancor prima di trovare club interessati a lui, e pure l’Inter aveva altri obiettivi: è diventato il miglior difensore nerazzurro in questa stagione. Mkhytarian è l’unico che il club precedente (la Roma) avrebbe tenuto volentieri. Il Milan non credeva che Calhanoglu valesse uno stipendio da 5 milioni all’anno e il Manchester United non considerava Darmian un calciatore di massimo livello“.