Di Lorenzo fa capire che il tiro a giro non è così difficile come sembra e Gaetano sul gol fa una grande giocata difensiva
È stata una partita bellissima, con un Napoli finalmente in grande spolvero dopo settimane, a proporre e costruire calcio ed azioni spettacolari come ben ci aveva abituato nei primi due terzi della stagione.
Con un’Inter in balia degli azzurri (poco importa l’uomo in meno: anche in parità numerica la palla non la stava vedendo), in una partita che, a chi scrive, non fa che aumentare il rimpianto di non esserci noi in finale di Champions League, di avere sprecato un’occasione unica.
Complimenti ad Inzaghi: la seconda ammonizione di Gagliardini (che fa sorgere tutti i dubbi possibili sul “modello Atalanta”: io ci penserei due volte prima di pescare giocatori in un posto dove sembrano irresistibili, salvo poi verificarne molto spesso il ridotto rendimento al di fuori di quel contesto) era così prevedibile da sembrare “telefonata”, e lui, invece di sostituirlo subito per evitare di rimanere in 10 e far così stancare ancor di più i suoi giocatori proprio mentre sta entrando in due settimane decisive per la stagione, lo tiene in campo.
Ed infatti, Gagliardini viene regolarmente espulso ed i suoi rimangono in 10 per il resto della partita spendendo energie per una partita pressoché inutile.
E’ stata una partita in cui si è finalmente rivisto un irresistibile Kvaratskhelia, un portentoso Kim (che non ha mai concesso una sola ripartenza a Lukaku), un dominante Anguissa (anche in versione bomber), un Di Lorenzo ormai attestato su livelli stellari (è davvero uno dei pochi in Italia che, preso così com’è, lo metti nel City e ci gioca facile).
Il primo gol arriva all’esito di una delle solite azioni corali, di “giro palla”, che il Napoli è costretto a fare per cercare l’improvvisa imbucata all’interno delle linee difendenti dell’Inter, molto serrate (in dieci dietro alla linea del pallone, come una provinciale qualsiasi).
La palla arriva (anzi: ritorna dopo un doppio giro palla orizzontale) a Zielinski, che la imbuca forte e rasoterra in mezzo all’area per Anguissa; il centrocampista camerunense (che già aveva provato una simile giocata al 16mo del primo tempo, andata di poco fuori), girato praticamente spalle alla porta, la stoppa con il sinistro facendo impennare il pallone, dopo di che (con la più classica girata su se stesso usando il cosiddetto “piede perno”, cioè l’altro rispetto a quello con cui si calcia), ruota il corpo di 180 gradi ed al volo scaraventa il pallone alle spalle del portiere dell’Inter.
Un gol molto bello, da centravanti vero, che aumenta la convinzione in chi, come me, pensa che i centrocampisti del Napoli dovrebbero provare di più a calciare in porta rispetto a quanto facciano, avendone tutti i mezzi tecnici per farlo al meglio.
Il gol del pareggio dell’Inter arriva su una dormita generale della difesa del Napoli, in particolare su un pallone crossato in mezzo, forte e rasoterra, che attraversa di fatto tutta l’area piccola fino ad arrivare a Lukaku, che sfruttando un altro errore difensivo “stagionale” di Juan Jesus (che non si accorge che il centravanti belga gli è nel frattempo scalato dietro le spalle) appoggia la palla in rete.
Ci mette poco, però, il Napoli a riprendersi la partita in mano.
La palla è nei piedi dei giocatori azzurri, che dopo un possesso orizzontale effettuato per cercare il solito varco per passare dietro alle linee difendenti interiste, tramite Anguissa la recapitano al capitano, accentrato nella (quasi) solita zona da centrocampista interno che più volte quest’anno ha occupato in fase di possesso e costruzione dell’azione nella trequarti avversaria (anche per lasciare, alle sue spalle, campo a Politano per l’immediato 1 contro 1 in caso di ricezione del pallone).
Di Lorenzo, a quel punto, compie un gesto tecnico da fuoriclasse, con una modalità tale che, connessa al tipo di tiro che effettua, fa pensare a chi vede la partita che in effetti il tiro a giro non è così difficile come sembri e che, quindi, non si capisce come se ne possano sbagliare a decine (ogni riferimento non è puramente casuale).
Si accentra, si mette la palla sul sinistro ed arrivato alla linea dei 25 metri lascia partire, calciando con il suo non-piede sinistro (ciò che lascia ancor di più di stucco per la semplicità con cui esegue la giocata), una parabola morbida (così morbida che sembra quasi il prodotto di un tiro fatto con la mano) che va ad insaccarsi all’incrocio dei pali opposto.
Un gol strepitoso, degno coronamento di una stagione che non solo Di Lorenzo, ma anche nessun tifoso del Napoli mai dimenticherà.
Il terzo gol arriva allo scadere, su una notevole giocata difensiva di Gaetano, che recupera la palla togliendola (con eccellente anticipo sulla giocata avversaria) al centrale di centro campo dell’Inter e si invola con una progressione di 60 metri verso la porta nerazzurra: arrivato sulla trequarti avversaria la passa a Simeone (che nel frattempo, con la solita generosità ed il solito acume tattico, sta accompagnando l’azione), che e pronto a restituirgliela, con i soliti giri giusti, non appena si accorge che i tempi e la (liberata) linea di passaggio ne consentiranno la ricezione a tu per tu con il portiere.
Così è, e Gaetano (che si è visto troppo poco quest’anno: il ragazzo c’è, eccome!), scava il pallone e trafigge Onana siglando il 3 a 1.