A lui si deve il passaggio del calcio all’era moderna del matrimonio con le tv a pagamento. E’ stato un rivoluzionario per il pallone incatenato ad antichi format
Franco Ordine scrive di Silvio Berlusconi su Il Giornale. Il Cavaliere ha liberato il calcio italiano dal Medioevo portandolo nell’età moderna.
“Silvio Berlusconi il calcio italiano non deve solo quella collezione unica e inimitabile di scudetti, coppe e trionfi in giro per il mondo conquistati con le insegne del Milan. A Silvio Berlusconi il calcio italiano deve il passaggio dal medioevo dell’organizzazione artigianale all’era moderna del matrimonio con le tv a pagamento e con la formula
attuale del calendario europeo. Silvio Berlusconi è stato un ciclone e un rivoluzionario per questo vecchio mondo del pallone che viveva incatenato a antichi format, quasi disinteressato ai nuovi paradigmi della comunicazione e alle esigenze dello spettacolo”.
Quando nel febbraio del 1986 Berlusconi atterrò sul pianeta calcio lo fece “con il rumore e lo stupore che avrebbero provocato un esercito di extraterrestri”.
Soccorse il Milan ridotto sull’orlo del fallimento dalla gestione di Giussy Farina, “rivoluzionò i metodi di allenamento, inventò nuovi ruoli organizzativi nel management (team-manager), stabilì per allenatore e calciatori ambiziosi traguardi che vennero definiti semplicemente folli“. Disegnò persino nuovi tornei: dal suo piano europeo nacque la formula attuale della Champions League varata in tutta fretta dall’Uefa. E portò il Milan ad essere il club più vincente al mondo.
“Quella di Berlusconi è stata una cavalcata trionfale a dispetto degli sgambetti e dell’ostilità degli apparati calcistici che temevano i bagliori di questo nuovo personaggio”.
Come ha fatto nelle sue aziende, Berlusconi ha saputo “coltivare rapporti di grande e leale amicizia con i più quotati protagonisti del periodo d’oro del Milan”. Adriano Galliani è stato il suo braccio operativo e dal loro sodalizio è nato il Milan delle 5 Champions, il Milan rivoluzionario di Arrigo Sacchi, quello degli Invincibili di Carlo Ancelotti, il Milan di Fabio Capello con i tanti campioni collezionati nel corso degli anni.
Alla determinazione di Berlusconi si devono anche alcune riforme regolamentari come l’abolizione dello 0 a 2 a tavolino nel caso di lancio di oggetti.
“Rivoluzionario e innovatore, cambiò anche le consuetudini del settore. E se i suoi predecessori avevano l’abitudine di licenziare in tronco gli allenatori, lui segnò record di segno contrario: Sacchi rimase per 4 anni per poi suggerirlo alla Nazionale di Matarrese; Capello si fermò per 5 anni, ritornò e non ha mai smesso di ricevere telefonate da Arcore per ottenere qualche giudizio sui calciatori di ogni età; Ancelotti, considerato uno di famiglia, addirittura è rimasto in panchina 8 lunghissimi anni dopo essere stato coccolato come calciatore a tal punto che in casa di Carlo i figli Davide e Katia chiamavano «zio Silvio» ogni volta che Berlusconi appariva in televisione”.