Un’idea strepitosa per un volume che vale un saggio sociologico. “La foto con Dios” di Carlo Rainone è una chicca che descrive perfettamente quegli anni
Mai impatto con un libro è stato più fuorviante. Ci siamo ritrovati in mano il libro di Carlo Rainone “La foto con Dios”, lo abbiamo sfogliato rapidamente e siamo rimasti scettici. Lo abbiamo posato sul tavolo pensando perché mai una persona dovrebbe acquistare un libro del genere che è un susseguirsi di foto private di Maradona nei suoi anni napoletani. Eppure qualcosa ci ha spinti a tornare, a risfogliare l’opera perfettamente stampata e impaginata dall’editore Il Saggiatore. E finalmente abbiamo compreso la portata di un lavoro che sarebbe piaciuto moltissimo a Jacques Le Goff il padre della nuova storia, un modo rivoluzionario di leggere e interpretare gli accadimenti.
“La foto con Dios” (in uscita il 23 giugno) è proprio questo: innanzitutto una strepitosa idea e poi uno straordinario lavoro di ricerca che finisce con l’essere un saggio sociologico dei sette anni di Maradona a Napoli. Un libro che dice molto di più di tanti racconti che abbiamo letto in questi anni. 136 pagine corredate più o meno di altrettante fotografie ciascune delle quali accompagnata da un breve riassunto che ricorda dove quella foto è stata scattata e in quali circostanze. Cosa non si faceva per avere una foto con Diego.
Sono tutte fotografie private. Carlo Rainone illustra il suo metodo di lavoro e ricorda che lo spunto glielo ha fornito un suo vecchio scatto di Maradona con una tifosa arrivata dal Giappone proprio per conoscere lui. E così decise di mettersi alla ricerca di tanti scatti privati con Maradona. Come scrive, giustamente, lui:
“il risultato finale è una testimonianza di antropologia religiosa, oltre che fotografica, che racconta della sconfinata devozione di un popolo per il più grande calciatore di tutti i tempi”.
Il libro si apre appunto con la foto della giapponese Michicho Ande. Foto scattata nel 1989 ma lei era stata a Napoli già due anni prima. Lei era rimasta folgorata guardando Diego in Argentina-Inghilterra ai Mondiali. Vuole vederlo giocare dal vivo e scrive al Calcio Napoli chiedendo di acquistare un biglietto per Napoli-Real Madrid.
“Il Napoli non le risponde mai direttamente, ma fa pubblicare la lettera di Michicho sul Corriere dello Sport. Tantissimi tifosi del Napoli, sorpresi e orgogliosi di avere una tifosa nella lontana terra del Sol Levante, le scrivono lettere bellissime, invitandola a venire a Napoli e offrendole ospitalità. Michicho ha 21 anni e giunge a Napoli da sola. Ci rimane per diversi giorni e assiste alla partita contro il Real Madrid, intrufolandosi nel settore Distinti senza biglietto”.
Altri tempi. C’è Diego in tanti ristoranti, nella ormai celebre partita di Acerra, al centro Paradiso. Scopriamo che era un grande fan di Sergio Bruni e una sera fu ospite a casa del maestro cui chiese per ben sei volte di cantare “Carmela” la sua preferita.
Ce n’è una con Diego e due bambini assonnati. Sono Raffaele e Giulio, la loro madre lavorava come collaboratrice domestica presso una facoltosa famiglia di Portici che conosceva Maradona. Diego talvolta faceva loro visita ma sempre all’improvviso, senza avvisare, e spesso di notte. Scrive Rainone:
“All’improvviso giunse una telefonata di Anna (la madre, ndr) a svegliare i bambini nel cuore della notte. Assonnati ma felici, ecco il momento di abbracciare il loro idolo. Diego si dimostrò estremamente carino, infatti, oltre a posare per la foto regalò ai due una maglietta da gioco indossata durante un incontro”.