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Le tv hanno fatto cartello al ribasso, così hanno fregato la Serie A (Libero)

Le aziende hanno giocato al ribasso perché erano allineate tra loro in un patto di non belligeranza. Niente asta come negli anni passati

Le tv hanno fatto cartello al ribasso, così hanno fregato la Serie A (Libero)
Db Barcellona 12/10/2022 - Champions League / Barcellona-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: telecamera pallone

Libero scrive della trattativa privata della Lega Serie A con Dazn, Sky e Mediaset, ovvero i tre soggetti che hanno presentato delle offerte, al ribasso, per i diritti tv del campionato. La Lega Serie A ha approntato un bando che potesse mettere le tv a loro agio e quelle, invece, si sono coalizzate facendo cartello al ribasso e fregando i club di Serie A.

Le offerte arrivate sarebbero di circa 700 milioni, non esattamente la cifra indicata nelle scorse settimane dal presidente del Napoli, De Laurentiis, ma comunque molto basse rispetto alle speranze della Lega Serie A. Libero scrive:

“Vuol dire che le aziende hanno giocato al ribasso e lo hanno fatto perché erano allineate tra loro, in una sorta di patto di non belligeranza. Non si è sviluppata un’asta come invece accadeva negli anni passati, con Dazn e Sky in competizione serrata, fino ad arrivare ai piatti che volano. La Lega ha formulato un diverso tipo di bando per
mettere a loro agio gli interlocutori, ma sembra aver ottenuto un eccesso di collaborazione tra loro, rimanendone fregata”.

Ieri sono cominciate le riunioni per la trattativa, con incontri andati avanti fino a tarda sera e “un’apparente soddisfazione delle parti coinvolte”.

“Considerando la posta in palio e il punto di partenza, sembra esserci una discreta serenità. Va ricordato infatti che nella stanza dei bottoni il nostro calcio si gioca il futuro. Perché la sopravvivenza dei club italiani dipende ancora dalle televisioni, che coprono in media il 50% del fatturato. Il movimento non è stato in grado di costruire un’alternativa credibile per guadagnare soldi e non farsi tirare per il collo dai broadcaster, che non ci cascano più: se non fanno la guerra tra loro ma collaborano, pagano meno. Il bello è che le cose da fare sono chiare e ben note: migliorare il prodotto e costruire gli stadi. Solo che in Italia si dice ma non si fa, anche perché molte delle persone ai vertici non hanno idea di come si facciano certe cose, né hanno l’umiltà e la capacità per delegarle ai professionisti competenti”.

 

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