In conferenza: «Complimenti a tutti quelli che hanno partecipato allo scudetto e a Spalletti in primis, lo ringrazio di aver detto lasciate lavorare in pace Garcia».
L’allenatore del Napoli, Rudi Garcia, parla in conferenza stampa da Dimaro. La prima conferenza stampa della nuova stagione del Napoli. Baldari introduce la conferenza stampa ricordando il giornalista Alessandro Sacco, scomparso circa un mese fa: «Ciao Alessandro, questo scudetto è anche per te».
Garcia, come si trova a Dimaro?
«Tutto bello, è una cosa che in Francia non c’è e mi è mancata. Il calcio dovrebbe essere così: ho visto tante famiglie con bambini vestite in azzurro, si vede l’amore per il club, la maglia e i giocatori, ci alleniamo come al Maradona, tra i cori dei tifosi, mi fa molto bene ritrovare quest’ambiente che in Italia sapete creare e in Europa alcuni club dovrebbero riprodurre».
Ha sostituito Spalletti, si attendeva un’accoglienza così calorosa?
«Devo ringraziare tutti per l’accoglienza, ci sono tanti sorrisi, si vede che i tifosi sono gioiosi, entusiasti e fieri dei risultati dello scorso anno, dopo 33 anni aver vinto lo scudetto è fantastico, i tifosi del Napoli ne sono fieri e hanno ragione, è un grande traguardo averlo fatto. Complimenti a tutti quelli che hanno partecipato e a Spalletti in primis, lo ringrazio di aver detto lasciate lavorare in pace Garcia».
Cosa ha messo al centro del suo villaggio?
«Di De Laurentiis mi è piaciuta l’ambizione. Se abbiamo ambizione dobbiamo avere una grande squadra come l’anno scorso, con meno giocatori che se ne vanno. A parte Kim vorrei tenere tutti gli altri, poi vediamo se ci sono posti dove raddoppiare per qualità o se ci sono alcuni profili che si possono aggiungere alla rosa. Prendere tanti giovani, anche alcuni non conosciuti e trovarne qualcuno di grande qualità, ad esempio Maxime Lopez, che però non è il profilo che cerchiamo dunque non si unirà alla squadra».
Garcia su Osimhen:
«L’ho sentito, non seguo i social, ma se ha dichiarato amore per la maglia posso assicurare che vuole rimanere e fare ancora grandi cose».
Su Sinatti:
«Gli ho proposto di restare e lavorare con noi, ma dopo alcune riflessioni mi ha detto che non aveva più le energie e non gli andava di rimanere. E’ un peccato perché io quando arrivo so che c’è qualità e gente che conosce il club e i giocatori e che ci può far guadagnare tempo, ma rispetto la sua decisione».
Garcia sul modulo di gioco.
«Quando la rosa sarà completa avremo più precisione rispetto al modulo da usare, io voglio una squadra intelligente che possa usare anche più moduli, vedremo le caratteristiche della rosa. Tutti i club conoscono la forza e le debolezze del Napoli, dobbiamo avere un piano B e forse anche un piano C».
C’è qualcosa che l’ha colpita della squadra? Sul sostituto di Kim?
«Un allenatore vuole sempre avere la rosa al completo il più presto possibile, ma questa è utopia, non succede quasi mai, abbiamo tutto il tempo di trovare il difensore centrale idoneo, nel club ci lavorano da un po’, abbiamo già possibilità, ma vogliamo essere il più sicuri possibile. Valutiamo, parliamo, poi c’è anche l’aspetto economico. Per me non c’è fretta, ne abbiamo tre, cerchiamo il difensore che possa sostituire al meglio Kim. Sulla rosa attuale? Non ci sono tutti, vedo tutti attenti e motivati, oggi abbiamo fatto posizione dieci contro dieci, ritmo, duelli, hanno fame, e questo me lo aspetto, soprattutto quando un gruppo così ha tanti giovani che devono farmi vedere qualcosa, non vedo l’ora che tornino i nazionali».
Garcia su Kvara.
«Ovviamente ci sono i singoli che si mostrano più degli altri, quelli che fanno assist e gol, ma per fare gol e assist la palla deve arrivare. A me piace parlare del collettivo e non troppo dei singoli. Spero che Osimhen e Kvara in particolare continuino a fare la differenza e a farci vincere ma sono sempre attento a non mettere troppo avanti i singoli, tutti sono importanti, quindi cerco di valorizzare tutti allo stesso modo».
Quali sono i principi fondamentali del suo metodo di lavoro? Maxime Lopez non rientra tra i profili seguiti, ma a centrocampo manca qualcosa, quali caratteristiche vorrebbe? Garcia:
«Ndombele è andato via, dobbiamo sostituirlo. Penso che per giocare con le mie squadre servono giocatori di pallone ma anche un po’ di fisicità per aiutare Anguissa. Potrebbe essere la linea che abbiamo messo sul profilo per sostituire Ndombele. Il mio modo di lavorare? Tanta intensità negli allenamenti, soprattutto la preparazione è decisiva per il proseguo della stagione, perché quando inizia la Champions si gioca ogni tre giorni, si deve fare tutto prima. Lavorare sul possesso palla, sul pressing alto su quello subito dopo la perdita di palla e giocare senza paura, su questo si lavora. I giocatori sono abituati a giocare così. Non c’è solo un modo di allenare e di giocare, ci sono tante cose su cui lavorare, abbiamo giocatori che possono fare tante cose. Dobbiamo essere anche micidiali sulle ripartenze, ho visto un paio di cose su cui la squadra, che già andava bene, può migliorare».
Garcia su Zielinski e Lozano.
«Sono in scadenza, ovvio che il club stia valutando se venderli o tenerli perché la squadra ne ha bisogno, io voglio tenerli tutti, lasciatemi il tempo per parlare con ognuno di loro perché c’è quello che vorrei io ma anche quello che vorrebbero i giocatori, bisogna sapere cosa vogliono fare i singoli, lo sapranno domani o stasera, se mi leggono, che io voglio tenerli tutti».
Garcia su Simeone e Raspadori:
«Abbiamo tante possibilità in attacco e la ricchezza offensiva dà la possibilità di incidere nelle partite. Sono di alto livello entrambi, penso di sfruttare tutto e tutti».
Ancora su Raspadori:
«Non conosci mai un giocatore se non lo alleni, lasciatemelo allenare. Ho delle idee ma vanno prima verificate».
«Voglio essere efficace, faremo la costruzione dal basso ma se stiamo vincendo una partita importante che ti dà un trofeo e sei all’80esimo, non so se partiremo da dietro, c’è anche la concretezza della squadra. Alcuni ce l’hanno, parliamo di leadership, lasciatemi un po’ di tempo, la metà della mia rosa ancora non la conosco, non sono arrivati, devo capire su chi mi posso appoggiare, chi sono i leader della squadra. Il mister può incidere dalla panchina ma ci sono anche giocatori che devono orientare la squadra su alcune cose. Vivere le cose ti fa imparare tanto nel vincere e nei risultati meno buoni. Una vera squadra non si vede quando vince tutte le partite, ma quando ne pareggia o ne perde una che doveva vincere».
Su quali parametri state ragionando?
«I nazionali non giocheranno la prima amichevole ma dalla seconda saranno sul campo. Il tempo ovviamente stringe ma la prima cosa adesso è assicurare una buona forma fisica. Posso solo parlare della parte sportiva, non di quella economica, per quella c’è la società. Sui parametri tecnici della rosa dovremmo valutare Zanoli, ad esempio, che è andato in prestito l’anno scorso, ho visto buone cose, spero sia idoneo per restare con noi, deve mostrarmi il suo livello».
Garcia su Elmas:
«Elmas se veramente è un giocatore polivalente per un allenatore è un regalo. Quasi sempre nelle rose ce n’è uno o due che l’allenatore può usare in diversi posti e per me questi giocatori sono importanti. Quando sarà tornato e ci avrò parlato vedremo, di certo ha grande qualità e lo so»
Sulle punizioni e i rigori:
«Ne parliamo con uno dei miei collaboratori che era qua l’anno scorso, mi domandavo che avevo l’impressione che alcuni rigori sono stati parati dai rigori avversari. Lui mi diceva che forse ora con la qualità dei portieri, più alti e grandi, non è una caratteristica solo del Napoli ma ci sono più rigori parati. Su questo si lavora, per me è un gesto tecnico, l’unica cosa che non puoi riprodurre è il contesto, in allenamento non ci sono 50mila persone come in gara».
Quanto le pesa subentrare dopo Spalletti?
«Io l’ho vissuta. Il Napoli ha vinto lo scudetto dopo 33 anni. Lille non è Napoli, non c’è la stessa passione, ma io ho vinto nel 2011 lo scudetto e la Coppa di Francia, dopo 52 anni il campionato e 55 la coppa, so cosa vuol dire vincere in queste condizioni, è meraviglioso, dopo ci sono rimasto a Lille e so anche che succede qualcosa dietro, già i doveri perché sei campione e devi farlo vedere, ma poi, l’ho vissuto in prima persona, anche io forse all’epoca, la stagione dopo incoscientemente ho fatto un po’ di meno, con mancanza di esperienza, non ho tirato fuori il meglio, siamo arrivati terzi, qualificati in Champions, vincendo lo spareggio, quindi devo lavorare già da subito sulla testa dei giocatori per fare in modo che come all’inizio dell’anno scorso ma con più fiducia perché hanno vinto lo scudetto, che mantengano il livello alto che hanno avuto. L’ho già detto a chi ho incontrato, lo ripeterà ai nazionali. Peccato per loro, perché io so che rendimento possono avere, l’asticella so dov’è e io li aspetto almeno lì».
Che caratteristiche deve avere il sostituto di Kim? Tousart? Garcia:
«Difesa alta, vogliamo avere possesso palla, però dobbiamo essere anche in grado, se serve, stare bassi e difendere unghie e becco, come si dice in Francia, lo dobbiamo saper fare. Tousart? Forse sì. Mi diverto a leggere alcune notizie, a volte può anche dare idee di mercato, quindi vi ringrazio a tutti voi che le date. Ho parlato di profilo, non mi va di parlare di nomi, ogni giorno sento Micheli e vi ricordo che è arrivato il nuovo ds Meluso, con lui siamo ancora più forti perché abbiamo più cervelli per riflettere».
Sente un po’ di pressione? Prende una squadra che giocava a memoria, quanto di Garcia ci sarà in questo Napoli?
«Per far funzionare l’orologio bisogna rimontarlo, direi più Formula Uno. Sono dettagli per fare in modo che il bolide, la macchina veloce, continui ad andare bene. Dipende anche dai giocatori, però, per questo dicevo che a me va bene se rimangono quasi tutti poi pressione no, entusiasmo sì, sono qui davanti a voi, ci poteva essere Luciano o chiunque altro ma il contesto era lo stesso, non è che a Lille avevo meno pressioni o di più. Per vivere grandi emozioni con i nostri giocatori si deve vincere. Ovviamente ho riflettuto: non si può far meglio di vincere il campionato, ci si può ripetere ed è già molto difficile, a parte l’Inter e la Juve non ci sono state molte squadre capaci di ripetersi, soprattutto in Italia. So che sarà molto difficile ma sono qui lo stesso davanti a voi e non è un problema. La cosa per il Napoli è che deve sempre giocare la Champions, questo è sicuro, negli ultimi 10 anni ha giocato 6 volte, ci deve essere ogni anno. In Champions l’anno scorso il Napoli ha anche raggiunto il record dei quarti, anche questo è difficile da eguagliare e superare, anche se ho fatto semifinale col Lione, ma è molto difficile. Il City ha vinto quest’anno dopo 15 anni di proprietà con mezzi per farlo e ha il miglior allenatore da sette anni. E’ molto difficile raggiungere un traguardo come questo. Ma quando inizio un campionato, una coppa, una Champions, gioco sempre per vincere, poi se ci riesci bene sennò vediamo».
Quanto è felice di essere l’allenatore del Napoli?
«Tanto. Ero giocatore e poi sono diventato allenatore, ho cambiato tante città, è complicato lasciare tanti amici, ma il bello è che ne incontri di nuovi, impari dalla gente che incontri, per me il sale della vita sono gli incontri, mi tengo stretti molti amici dappertutto, dopo i veri amici li vedi quando ti senti almeno con un messaggino l’anno, ne ricevo tanti, faccio fatica a rispondere a tutti, sono contento di stare qua, sto scoprendo una città meravigliosa e si mangia benissimo e l’Italia somiglia anche un po’ alla Francia, anche per la bellezza della natura. E’ bello viaggiare, anche per questo sono contento di essere qua, non vedo l’ora di iniziare il campionato e di giocare la prima al Maradona ma già qui ne ho un assaggio con i tifosi entusiasti e felici, questo mi piace».
Con chi ha parlato appena ha avuto l’offerta del Napoli?
«Con la famiglia e gli agenti, non ho avuto un attimo di riflessione, contava solo il progetto sportivo. La maglia? La bianca non l’ho vista, ho visto solo l’azzurra. Il lavoro di Valentina De Laurentiis è stato bellissimo, la maglia più bella è sempre la più semplice e la nostra è di grande bellezza».