A Marca: «L’Union Berlin ha cambiato le condizioni contrattuali in 15 minuti. E’ stata una delusione. Mi sono dovuto fermare per fare terapia e rimettermi in sesto»
Su Marca una lunghissima intervista a Isco Alarcòn, la prima dal 2018. Si tratta solo della prima parte di una chiacchierata con il quotidiano spagnolo: domani ne sarà pubblicato il prosieguo. Isco torna a parlare dopo i cinque anni più difficili della sua carriera, un periodo in cui nemmeno la lontananza dai media e dai social è riuscita a mettere fine alle notizie false e alle critiche più feroci nei suoi confronti e nella sua famiglia. A Marca racconta la sua verità.
Perché cinque anni di silenzio prima di concedere un’intervista? Isco:
«Ho cercato di passare un po’ inosservato. Ultimamente non mi trovo molto bene davanti ai giornalisti, non mi piace quello che è diventata una parte della stampa sportiva, in cui prima si pubblica la ‘notizia’ e poi si contrappongono i fatti. Siamo persone: quando molte delle cose che vengono pubblicate non sono vere, ti feriscono. Hanno ferito la mia famiglia, i miei figli ed è per questo che sono rimasto lontano».
Isco ammette di aver fatto fatica a restare in silenzio così a lungo:
«Ho dovuto mordermi la lingua molte volte. Non ho voluto entrare nei pettegolezzi e penso di aver sbagliato perché le persone devono sapere cosa è successo. Sono successe molte cose, molte cose che sono colpa mia e altre che non lo sono fino in fondo. E ogni tanto va bene parlare per togliermi quel peso dalle spalle, quella piccola spina che mi porto dentro e per far sapere alla gente cosa è successo. Non parlo da molto ed ora è tempo per farlo».
Isco si allena da solo al centro di allenamento “Crys Díaz & Co”, in compagnia di un personal trainer. Dice di avere molta voglia di tornare a giocare e che spera avvenga presto.
«Mi mancano il pallone, le gare, le partite, lo spogliatoio… mi manca sentirmi un calciatore. Ho delle offerte, ma non voglio sbagliare o fare un altro passo falso nella mia carriera. L’importante è che io abbia ancora intatta l’illusione. Voglio giocare, competere, divertirmi e non vedo l’ora di tornare».
Il calciatore aspetta l’offerta giusta, una squadra in cui possa avere titolarità e divertirsi.
«Sono a un punto della mia carriera in cui, dopo aver vinto tutto, quello che voglio è divertirmi. Certo, a livello agonistico e se arrivano più titoli, meglio… Sono giovane e ho tanti anni di calcio ad un buon livello. Ora tocca a me dimostrarlo. La priorità sarà per una squadra con un progetto competitivo e che cerca di giocare bene a calcio. Non darò mai priorità ai soldi, altrimenti non sarei andato al Siviglia. Ho e ho avuto tante offerte dal Qatar e dall’Arabia, con cifre importanti, ma voglio giocare, gareggiare e divertirmi».
Isco racconta cosa gli è successo, la fine del contratto con il Real Madrid e la chiamata di Lopetegui al Siviglia, quella che definisce «un’opportunità molto bella», durata fino all’esonero del tecnico. Con l’avvicinarsi del mercato invernale qualcosa è cambiato.
«Quando Lopetegui se ne va e si avvicina la finestra del mercato invernale, vedo tante cose strane all’interno del club. Per cominciare, hanno chiamato il mio rappresentante per trovare una via d’uscita per me, senza prima discutere nulla con me, quindi appena l’ho saputo sono andato a parlare direttamente con Monchi. Gli ho detto: “Senti, mi è venuto in mente questo, non so cosa sta succedendo, non so se mi ami, se non mi ami… Sii onesto con me e aggiusteremo tutto senza problemi. Sono a tua disposizione”. Non so quale crisi economica vivesse il Siviglia, ma dopo quella conversazione è andato tutto storto. Volevo solo conoscere i pensieri del club e mi ha detto che se avesse trovato qualcosa me ne sarei andato. Dopo quella conversazione Monchi cominciò a dire che volevo andarmene, cosa che non era vera, e iniziò a chiamare tutti i giorni sia me che il mio avvocato, molestandoci per firmare la risoluzione. Allora sono andato di nuovo a parlargli e gli ho detto: “Guarda Monchi, non sei sincero con me o con le persone a cui dici le cose. Io voglio restare e tu continui a dire che voglio andarmene”. E poi c’è stato un po’ di conflitto…».
Isco racconta di una vera e propria colluttazione con Monchi, che gli ha messo le mani al collo.
«Quello che sto per dirti è forte. Gli ho detto che era la persona più ingannevole che avessi mai incontrato nel mondo del calcio e mi ha attaccato. È venuto verso di me, mi ha afferrato per il collo, ci siamo allontanati e hanno dovuto separarci. Ovviamente dopo quanto accaduto non volevo continuare lì per nessun motivo. E anche se mi dispiaceva, perché avevo un ottimo rapporto con i miei compagni di squadra e i tifosi mi trattavano meravigliosamente, non avrei potuto trovarmi a mio agio in un club dove il direttore sportivo mi attacca e nessuno parla o si scusa. Così ho rotto il mio contratto e me ne sono andato».
Isco racconta che l’episodio è accaduto «dopo l’allenamento, sulla strada per gli spogliatoi». Racconta il suo sconforto.
Dopo il Siviglia Isco è stato ad un passo dal firmare con l’Union Berlin, ma l’ultimo giorno utile gli è stato detto no.
«È stato tremendo. Alle quattro del pomeriggio dell’ultimo giorno di mercato mi chiamano e mi dicono che hanno una squadra per me».
Gli avevano già inviato il contratto e lui lo aveva inoltrato all’avvocato. Era partito già per Berlino da solo, era tutto fatto, comprese le foto di rito, mancavano solo le visite mediche da effettuare il giorno dopo.
«La mattina, in macchina verso l’ospedale, mi dicono: “Alla fine non possiamo registrarti in Europa”. E io rispondo: “Me lo dici adesso?” La loro risposta è stata che ci hanno provato fino in fondo e che non si poteva fare. Ho superato la visita medica, anche se molte persone l’hanno messa in discussione… poi, mentre andavo a firmare il contratto mi chiamano di nuovo: “Ehi, alla fine non è questa cifra… è di meno”. E io, per la seconda volta, accetto. Ma dopo dieci minuti, mi chiamano una terza volta dicendo che l’importo per la prossima stagione non è nemmeno quello del contratto e che va rivisto. È stato irrispettoso. Non ho 18 anni, né è il primo contratto che firmo, quindi ho detto che non è così che avevo firmato. Ho detto loro che mi dispiaceva molto e che tornavo in Spagna, che quello che stava succedendo non era serio».
Così ha deciso di fermarsi per un po’.
«Ho sentito che dopo tutto quello che era successo avevo bisogno di staccare, schiarirmi le idee… Mentalmente non ero preparato per un altro trasloco, un altro progetto… sentivo che dovevo fermarmi, fare terapia, mettere ordine nella mia mente, ordina la mia vita, i miei pensieri…».
Isco parla della terapia con lo psicologo:
«È importante avere dei professionisti che possano darti gli strumenti per saper gestire i tuoi sentimenti, i conflitti che hai con te stesso e con le persone intorno a te, con la tua professione… E beh, ci sono».
E ora come stai? Isco:
«Molto bene, ho voglia di iniziare un progetto e una nuova esperienza. Voglio giocare a calcio, divertirmi, competere, dimostrare che mi restano ancora buoni anni di calcio. Voglio dimenticare le brutte esperienze che ho avuto e concentrarmi su quelle belle che verranno. So che dovrò combattere con tutto ciò che verrà detto su di me quando giocherò di nuovo e sono preparato. Conosco la professione che svolgo, capisco che ci possano essere dubbi sul mio stato attuale e sul mio calcio, ma ho sempre rispettato gli impegni. Penso che le persone debbano conoscermi personalmente e non credere a quello che leggono. Oggi entri su Twitter e chiunque rilascia informazioni non verificate, inventate e all’improvviso diventano virali e si genera un’opinione unanime su di te, su qualcosa che non è vero… Devi conoscere le persone e conoscere il bagaglio che si portano dietro. Adesso sono tranquillo, davvero, so di aver sbagliato tante volte e so che posso tornare a giocare ad alto livello. Sono pronto».