A Marca: «Persone senza volto, con nomi falsi, impunità… Si dicono atrocità che molte persone in seguito fanno proprie».
Marca pubblica la seconda parte dell’intervista a Isco Alarcon (ieri la prima, lunghissima, in cui racconta l’aggressione subita da Monchi al Siviglia).
Isco racconta l’esperienza al Real Madrid. Ha lasciato il club dopo l’esonero di Lopetegui.
«Da quel momento, Isco non è più esistito per nessuno. Né per l’allenatore, né per gli assistenti, né per nessuno. Nessuno mi ha dato spiegazioni sul perché improvvisamente ho smesso di avere minuti di gioco e quando ho chiesto direttamente a Solari mi ha detto che non c’era niente, ma che l’allenatore ha deciso. Ho giocato, ricordo, contro il Melilla e senza dire una parola mi ha lasciato diverse partite in tribuna come contro la Roma. Non mi ha portato nemmeno in panchina. Mi ha fatto viaggiare per lasciarmi seduto a guardare la partita sugli spalti. E non ho sentito il sostegno del club o di nessuno. Guardandomi indietro, avrei dovuto andarmene allora, ma lasciare Madrid è molto difficile».
Su Zidane:
«Credo che Zidane si aspettasse di più da me. Zizou è arrivato nella parte finale della stagione e io non stavo bene. È stato un anno molto difficile per quello che ho raccontato, ero totalmente demoralizzato. Anche dopo la Coppa del Mondo, la mia testa e il mio corpo non ce l’hanno fatta. La stagione successiva ho iniziato senza giocare, ma c’è stato un clic nella mia testa. Contro il City in Champions League ho segnato un gol… stavo tornando di nuovo. Ma poi è arrivata la pandemia. E dopo la pandemia ho smesso di giocare. L’anno dopo non stavo bene e i miei bei tempi a Madrid sono finiti. Ho giocato due o tre partite con Ancelotti e basta, ma lui è stato onesto con me e l’ho accettato. Ho cercato di allenarmi bene e sfruttare i minuti che mi ha concesso».
Isco racconta di aver ricevuto un’offerta dal Barcellona.
«Bartomeu mi ha chiamato ma io ero a Madrid molto bene, con i miei compagni, con un’atmosfera incredibile nello spogliatoio… Era la squadra dei miei sogni, in cui avevo vinto quello che sognavo… non avrei lasciato Madrid per tutto l’oro del mondo».
Cosa troverà la squadra che ingaggerà Isco?
«Un Isco laborioso, con voglia di giocare a calcio, con voglia di dimostrare di essere fisicamente in forma… Sono ancora motivato, con tanta voglia di giocare a calcio. Sono giovane e voglio allenarmi, segnare gol, giocare, divertirmi, spingere in una squadra, competere… Sono molto emozionato. Ma voglio scegliere bene, perché non voglio sbagliare. Non voglio fare un altro passo falso nella mia carriera, che sarebbe difficile da gestire, anche se penso che lo supererei perché sono un ragazzo coraggioso e lo farei. Ma non voglio sbagliarmi».
Isco promette però di non appendere le scarpette al chiodo:
«Non vado in pensione. Gioco a calcio da quando avevo tre anni e non ho mai smesso. Finora. Ma tornerò presto. Ho ricevuto offerte dall’Italia, dalla Turchia, dall’Arabia, dalla Spagna… Ma non volevo andare da nessuna parte dove non fossi mentalmente preparato. Ora lo sono».
Parla del suo rapporto con i social, dai quali è sparito a lungo:
«Ci entro sempre meno perché vedo quello che c’è. Persone senza volto, con un nome falso, c’è impunità… Non fanno altro che generare odio, di cui tra l’altro ne abbiamo in abbondanza. E anche la stampa genera molto odio, nei dibattiti sportivi. Non tutti, e non farò nomi, ma si dicono atrocità che molte persone in seguito fanno proprie. Condurre sondaggi chiedendo agli spettatori se un giocatore è grasso, se l’altro è un provocatore… E questo si traduce in più odio e divisione tra i tifosi. E, naturalmente, dagli spalti si sentono minacce e insulti così radicali che non dovrebbero avere posto nello sport».