L’ombra del doping non va mai via. Il danese si difende: «È giusto che siate scettici ma non prendiamo niente. Sono cambiate attrezzature e alimentazione»

La sorpresa generale deriva anche dal fatto che finora la sfida con Pogacar proseguiva a pochissimi istanti di distacco. Samuel Bellenoue, allenatore e performance manager di Cofidis sentito da Rmc, dice: “Alla prima tappa dei Pirenei, abbiamo avuto un Vingegaard leggermente migliore, ma non ci è sembrato che ci fosse un divario così grande. Oggi è un po’ un duro colpo. La cosa incredibile è che non possiamo dire che Pogacar abbia fatto una prestazione deludente“.
“Gli atleti svilupperanno più watt con una bici da strada in salita perché sono più comodi. Non possiamo generalizzare”, risponde il performance manager di Groupama- FDJ, che invita a “stare molto attenti” a tutto ciò che può essere detto o scritto.
Gli stessi protagonisti capiscono i dubbi. “Sì, capisco perfettamente le domande su questo a causa del passato del nostro sport – dice Vingegaard – Tutto quello che posso dire è che non prendiamo niente. È vero che andiamo veloci. Attrezzatura, alimentazione, allenamento, tutto è cambiato e questo spiega perché le prestazioni stanno migliorando. Ma è bene siate scettici“.
Stesso discorso pronunciato il giorno successivo da Pogacar: “Stiamo andando forte, andiamo a tutto gas in ogni tappa. Capisco che le persone si stiano interrogando a causa del passato. Sono preoccupati per questo e questo è qualcosa che posso capire fino in fondo…” A
Polemiche c’erano già state lo scorso anno quando Vingegaard aveva terminato i 3.343,8 chilometri del suo Tour a una velocità media di 42 km/h, la più alta della storia. Più veloce del Tour 2005 vinto da Lance Armstrong (41,654 km/h), prima della cancellazione del titolo per doping.
“Siamo puliti al 100%”, insiste Vingegaard.