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I soliti dubbi sulla crono mostruosa di Vingegaard al Tour. E lui: «Siamo puliti al 100%»

L’ombra del doping non va mai via. Il danese si difende: «È giusto che siate scettici ma non prendiamo niente. Sono cambiate attrezzature e alimentazione»

I soliti dubbi sulla crono mostruosa di Vingegaard al Tour. E lui: «Siamo puliti al 100%»
Jumbo-Visma's Danish rider Jonas Vingegaard wearing the overall leader's yellow jersey cycles to the finish line during the 16th stage of the 110th edition of the Tour de France cycling race, 22 km individual time trial between Passy and Combloux, in the French Alps, on July 18, 2023. Thomas SAMSON / AFP
I dubbi. Nel ciclismo ad ogni azione “mostruosa” corrisponderanno sempre dei dubbi. È l’ombra del doping che non andrà mai via, dopo gli scandali del passato. E così il tempo davvero poco umano firmato al Tour de France dalla maglia gialla Jonas Vingegaard martedì, nella cronometro tra Passy e Combloux, in Alta Savoia, solleva – scrivono i media francesi – degli interrogativi.
Il campione danese ha dato 1’38” al grande rivale sloveno Tadej Pogacar e quasi tre minuti al suo compagno di squadra (di lusso) alla Jumbo-Visma, il belga Wout van Aert. In appena 22 chilometri. Chiudendo, per molti, la partita per la vittoria finale.
Glielo hanno chiesto, alla fine. Come hai fatto? Manco lui se lo spiega: “Non ho spiegazioni, ho solo fatto del mio meglio. Sono molto contento della mia prestazione. È il giorno più bello della mia vita in bici. Mi sono sentito subito ad alti watt, quando volevo tenerne un po’ sotto il pedale. Ho anche pensato che il mio misuratore di potenza avesse fatto cilecca perché stavo andando così veloce. Il piano era di partire forte ma non andare al massimo per non esplodere, recuperare un po’ in discesa e poi dare il massimo nell’ultima salita. Ha funzionato alla perfezione. Sono molto orgoglioso del mio tempo”.

La sorpresa generale deriva anche dal fatto che finora la sfida con Pogacar proseguiva a pochissimi istanti di distacco. Samuel Bellenoue, allenatore e performance manager di Cofidis sentito da Rmc, dice: “Alla prima tappa dei Pirenei, abbiamo avuto un Vingegaard leggermente migliore, ma non ci è sembrato che ci fosse un divario così grande. Oggi è un po’ un duro colpo. La cosa incredibile è che non possiamo dire che Pogacar abbia fatto una prestazione deludente“.

Gli atleti svilupperanno più watt con una bici da strada in salita perché sono più comodi. Non possiamo generalizzare”, risponde il performance manager di Groupama- FDJ, che invita a “stare molto attenti” a tutto ciò che può essere detto o scritto.

Gli stessi protagonisti capiscono i dubbi. “Sì, capisco perfettamente le domande su questo a causa del passato del nostro sport – dice Vingegaard – Tutto quello che posso dire è che non prendiamo niente. È vero che andiamo veloci. Attrezzatura, alimentazione, allenamento, tutto è cambiato e questo spiega perché le prestazioni stanno migliorando. Ma è bene siate scettici“.

Stesso discorso pronunciato il giorno successivo da Pogacar: “Stiamo andando forte, andiamo a tutto gas in ogni tappa. Capisco che le persone si stiano interrogando a causa del passato. Sono preoccupati per questo e questo è qualcosa che posso capire fino in fondo…” A

Polemiche c’erano già state lo scorso anno quando Vingegaard aveva terminato i 3.343,8 chilometri del suo Tour a una velocità media di 42 km/h, la più alta della storia. Più veloce del Tour 2005 vinto da Lance Armstrong (41,654 km/h), prima della cancellazione del titolo per doping.

“Siamo puliti al 100%”, insiste Vingegaard.

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