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La soluzione del calcio italiano alla crisi è far pagare di più gli spettatori, Dazn ne è l’esempio

Tutto arretra tranne i costi degli abbonamenti, non è bastato il calo del 29% di pubblico. Il caro prezzi è la loro lotta alla pirateria

La soluzione del calcio italiano alla crisi è far pagare di più gli spettatori, Dazn ne è l’esempio
Mp La Spezia 04/01/2023 - campionato di calcio serie A / Spezia-Atalanta / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: tifosi Atalanta

Il sistema calcio italiano richiama sempre più alla mente l’immagine del Titanic: si balla e si brinda sul ponte delle feste mentre la nave si dirige inesorabilmente verso l’iceberg fatale.

Si è partiti con le ottimistiche previsioni riguardanti la vendita dei diritti televisivi della Serie A del prossimo triennio in conseguenza dell’approdo di tre squadre italiane nelle tre finali delle coppe europee e ci si è dovuti scontrare con la dura realtà dei fatti: a fronte di una base d’asta di 1 miliardo e 150 milioni, la Lega ha ricevuto offerte che non arrivano nemmeno a 600 milioni e Sky sembra ormai intenzionata a defilarsi dalle trattative in atto.

C’è stata poi l’approvazione del disegno di legge antipirateria, che lasciava presagire una possibile riduzione dei costi degli abbonamenti alle pay tv in modo da attrarre nell’alveo della legalità un cospicuo numero di fruitori del cosiddetto “pezzotto”.

E, invece, ecco arrivare la doccia gelata del nuovo listino prezzi di Dazn, che raddoppia i costi, anzi li triplica rispetto a quelli praticati inizialmente due stagioni fa.

Nell’estate del 2021, infatti, Dazn mise in vendita i suoi abbonamenti al costo di 29,99 euro mensili e addirittura al costo di 19,99 euro mensili per chi si fosse abbonato prima dell’inizio del campionato.

Prezzi i decisamente allettanti rispetto a quelli praticati da Sky negli anni precedenti. Inoltre, si poteva assistere alle partite contemporaneamente su due dispositivi anche da luoghi differenti e si aveva possibilità di fare disdetta in qualsiasi momento, mentre con Sky occorreva fare abbonamenti di durata annuale.

Per usufruire delle stesse condizioni nell’estate del 2022 si è passati ad un costo di 39,99 euro, ovvero il doppio rispetto a quanto pagavano gli utenti che avevano attivato l’offerta promozionale prima dell’inizio della stagione 2021/2022.

Con il nuovo listino prezzi annunciato ieri da Dazn l’abbonamento Plus (ovvero quello che prevede la possibilità di assistere alle partite contemporaneamente su due dispositivi anche da luoghi differenti e con la possibilità di fare disdetta in qualsiasi momento) costerà 55,99 euro al mese. In pratica, se ad esempio si ha un figlio universitario fuorisede, da agosto a maggio occorre pagare 559,90 euro, oltre che il costo di una connessione Internet (almeno 20,00 euro al mese).

Senza dimenticare, poi, che per assistere anche alle coppe europee occorrerà fare pure l’abbonamento a Sky (30,90 euro al mese) o a Now (14,99 euro al mese).

A questo punto la domanda sorge spontanea: quante famiglie possono permettersi di spendere tra abbonamenti alle pay tv e connessione Internet circa 100 euro al mese?

È davvero questa la strada da intraprendere per combattere la pirateria in un momento in cui l’appeal della Serie A (sempre più povera di campioni e screditata) è ai minimi storici e il passaggio da Sky a Dazn negli ultimi due anni ha già determinato una perdita di pubblico televisivo del 29% a causa degli innumerevoli e ripetuti problemi tecnici fatti registrare dalla piattaforma fondata da Len Blavatnik?

Domande a cui i vari Abodi, Gravina, Casini e De Siervo probabilmente non daranno risposte perché troppo distratti dall’accattivante ragtime intonato dall’orchestrina del Titanic (ovvero l’annuncio fatto dal ceo di Dazn Italia, Stefano Azzi, relativamente all’accordo stipulato con Tivùsat per portare i contenuti del broadcaster anche sulla piattaforma satellitare gratuita italiana).

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