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Phelps, Thorpe, Hackett, Dressel, Peaty: perché tanti nuotatori affondano nella depressione?

Se lo chiede El Mundo. Dressel: “A Tokyo ho vinto 5 ori, ma stavo male lo stesso perché non mi piacevano i tempi”

Phelps, Thorpe, Hackett, Dressel, Peaty: perché tanti nuotatori affondano nella depressione?
Rio de Janeiro (Brasile) 09/08/2016 - nuoto / Olimpiadi Rio de Janeiro 2016 / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Michael Phelps ONLY ITALY

C’è un filo subacqueo sottile che unisce i campioni del nuoto: la propensione a cadere in un vortice di disagio mentale. Come scrive El Mundo, che dedica un pezzo al tema: se “il nuoto è un deserto, sulla strada che lo attraversa, tanti, tanti si sono persi. Due dei tre migliori nuotatori della storia, Michael Phelps e Ian Thorpe, hanno attraversato una grave depressione, come Grant Hackett, Missy Franklin e, tra gli spagnoli, Rafa Muñoz”. Gli ultimi due Caleb Dressel e Adam Peaty.

“Quando immergi la testa sei solo. Quando sei bravo, sei il migliore. Ma quando vai male… Non smetti di pensare che tutto è una fottuta merda”, dice al Mundo Muñoz.

Alle Olimpiadi di Tokyo Dressel vinse cinque medaglie d’oro e Peaty due. Poi sono finiti nel vortice.

“Arrivò un momento in cui pensai: fanculo il nuoto, fanculo l’allenamento! La mia vita erano le Olimpiadi e tutto doveva essere perfetto. Ho vinto cinque ori a Tokyo, ma non ho ottenuto i tempi che volevo e mi sentivo una schifezza. Sono caduto in un pozzo. Mi sono rinchiuso”, ha raccontato Dressel.

Per diverse settimane è rimasto nella sua stanza, senza parlare con nessuno, senza sapere cosa non andava in lui e, naturalmente, senza allenamento. Poi è tornato per inerzia, ha gareggiato anche all’ultimo Mondiale di Budapest e ha vinto due ori. Ma in piena competizione ha avuto una ricaduta – racconta il giornale spagnolo – il cielo si è nuovamente oscurato, ha preso il primo aereo per gli Stati Uniti e ha deciso di fermarsi. Non sa ancora se ci sarà a Parigi 2024.

Peaty invece s’è dato all’alcol. Ha rotto dopo i Giochi di Tokyo ed è scomparso dall’acqua. Con due medaglie al collo, Peaty ha subito un raro infortunio allenandosi nella palestra del suo hotel a Tenerife, ha affrontato il divorzio e la sua vita è andata in pezzi. Che senso aveva cercare di recuperare e vincere ancora se nessuno lo aspettava a casa?

“Da nuotatore speri che un oro o un record mondiale risolva tutti i tuoi problemi, ma quando raggiungi un successo del genere ti rendi conto che nulla è risolto. Dopotutto, una medaglia è un oggetto molto freddo per il quale hai sacrificato la tua vita. C’è un momento in cui ti rendi conto che devi davvero fermarti e mettere ordine in ciò che ti circonda”.

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