Il primogenito Peppe a La Repubblica: «Tutti vendevano cassette contraffatte, lo abbiamo fatto meglio di altri, la polizia passava senza degnarci di uno sguardo».

Su Repubblica Napoli un’intervista ai fratelli Frattasio, Peppe, Enrico, Angelo e Claudio, le cui gesta sono state rievocate dal film di Sydney Sibilia “Mixed By Erry”. A parlare è Peppe, il primogenito, 61 anni.
«Tutta la nostra storia è stata molto romanzata. Intanto siamo quattro fratelli e non tre. E “Mixed By Erry” siamo tutti, non solo mio fratello Enrico. Anzi, a dare l’avvio a tutta l’avventura sono stato proprio io».
Frattasio racconta:
«Da ragazzino lavoravo in un negozio di dischi. Era inevitabile ascoltare molta musica e sviluppare quella passione. A un certo punto il titolare cedette l’attività a mio padre e quella divenne un’impresa di famiglia».
Suo padre vendeva whisky contraffatto, come si vede nel film? Frattasio:
«Sì, ma smise nel ‘73, noi eravamo piccoli. Non è vero che l’ha fatto per tutta la vita. Come non è vero che io da ragazzo sia stato un contrabbandiere. È assolutamente falso che abbiamo avuto rapporti con i Giuliano e con la camorra. Questo mi ha fatto infuriare. Non c’è mai stato nessun rapporto».
Tutto quindi è nato nel negozio di dischi…
«Molti negozi all’epoca vendevano cassette contraffatte sottobanco. Era una cosa nota. Noi forse lo abbiamo fatto meglio di altri: abbiamo cominciato perché i nostri clienti ce le chiedevano, poi è diventato un lavoro, un’industria con 150 dipendenti. Le auto della polizia passavano davanti al nostro negozio senza degnarci di uno sguardo».
Avete avuto molte discussioni con Sibilia sulle differenze tra il film e la vera storia? Frattasio:
«Abbiamo discusso anche animatamente. Ma sempre in amicizia, è un ottimo regista e ha fatto un bel film. Tutti sanno che il cinema è una cosa e la realtà un’altra. È sempre così. La vera storia la racconta il libro di Simona Frasca da cui il film è tratto».
Frattasio ci tiene a sottolineare soprattutto un particolare.
«La storia dei 30 miliardi sepolti sotto un campo di tennis. Totalmente inventata. Magari fosse stata vera!».