Al CorSera: «Ci sono Paesi fonte e Paesi mercato. L’Italia è Paese fonte. Per questo è essenziale investire sui giovani e sui vivai, come fanno già molti club».
Il Corriere della Sera intervista il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini. Il prossimo weekend ricomincerà il campionato di calcio italiano. Ma il tema, al momento, è soprattutto quello delle dimissioni di Mancini. Casini commenta:
«Sono rimasto sorpreso, come tutti. Non me le aspettavo. Ma rispetto le ragioni personali. E comunque va ringraziato per il lavoro svolto in questi cinque anni e per l’Europeo vinto».
Cosa si aspetta Casini per il futuro azzurro?
«Un allenatore serio, preparato, vincente: la panchina della Nazionale è tra le più belle, difficili e importanti al mondo».
Casini sulla scelta di Luciano Spalletti da parte della Figc.
«È una questione di pertinenza esclusiva della Federcalcio. Se invece mi chiedete un giudizio su Spalletti, è l’allenatore campione d’Italia e a Napoli ha fatto un grande lavoro».
Non crede che questo terremoto possa in qualche modo penalizzare, o perlomeno indebolire, il governo federale all’inizio di una stagione così delicata?
«No. Manca un anno e mezzo alla fine del quadriennio olimpico e alle elezioni. Non sono preoccupato».
Come sono i suoi rapporti con Gravina? Casini:
«Sono sempre stati buoni e lo sono tuttora, al netto di inevitabili attriti istituzionali che fanno parte del gioco».
Casini e gli stadi da rifare:
«Il calcio è lo specchio del Paese. A parte Juve, Udinese, Atalanta e Sassuolo, gli altri sono di gestione pubblica. Ci siamo attivati e offerti di essere mediatori tra le società e le amministrazioni comunali. Stiamo parlando di una priorità. E i ritardi intollerabili. Abbiamo chiesto aiuto al governo: il ministro Abodi, con cui ho un buonissimo rapporto, sta lavorando per una cabina di regia con tutte le amministrazioni interessate, inclusi i ministeri della cultura e dell’ambiente. I dossier sugli stadi, non sono più di 20, tutti di interesse nazionale. A settembre confidiamo in una accelerazione».
La candidatura congiunta con la Turchia per Euro 2032 è una mezza sconfitta o è un’opportunità?
«Deve essere un’opportunità».
Il calcio ha bisogno di riforme. Come si muove la Lega? Casini:
«Molte cose in questi mesi sono state fatte. Parlamento e governo hanno accolto le nostre richieste di migliorare la legge Melandri e approvato un provvedimento antipirateria. Abbiamo una strategia di sostenibilità, migliorato la programmazione delle partite ed è stato introdotto il fuorigioco semiautomatico. Nelle giovanili giocheranno più italiani e lo abbiamo fatto pensando anche alla Nazionale. Ma non possiamo fare tutto da soli. 100 club nell’area professionistica sono troppi. E il problema non sono i 20 o i 18 della serie A…».
Come procede la trattativa per i diritti tv? Casini:
«Stiamo lavorando nelle difficoltà del contesto post pandemico. Basti pensare che la Premier League ha prolungato per due anni l’attuale contratto. Però ci siamo mossi con anticipo e le società avranno tempo sino alla metà di ottobre per fare tutte le valutazioni».
Cosa ne pensa dell’invasione araba?
«Siamo in un mercato libero e chi ha più risorse cerca di prendere i migliori, ma bisogna evitare distorsioni della concorrenza. Solo la Fifa può intervenire, anche con forme ragionevoli e proporzionate di Salary cap».
Il problema però è urgente e stringente…
«Sì. Ci sono Paesi fonte e Paesi mercato. L’Italia, nel calcio come nella cultura, è Paese fonte. Per questo è essenziale proseguire a investire sui giovani e sui vivai, come fanno già molte società di serie A. L’Italia deve rimanere produttore di calcio e calciatori».