Il Napoli ha tenuto Osimhen che ha la forza del Vesuvio. Mancini ha detto: “Gravina non mi voleva più”. Successe anche a Gian Maria Volontè
FALLI DA DIETRO – PRESENTAZIONE DEL CAMPIONATO 2023-24
Non ci sono più i campionati di una volta.
Quando la sarabanda mercato terminava un giorno prima del via.
Oggi si vuole che lo stillicidio prosegua per tutto agosto, fino all’alba della terza giornata.
Va a capire il perché.
Il povero scriba affannato in fuga da lanzichenecchi bighelloni e da ministri che votano libri che non leggono, si rifugia sui notiziari sportivi e viene sommerso da valanghe di colpi veri o presunti che accrescono i rischi per chi osa avventurarsi negli impervi sentieri di una previsione.
Ma, si sa, le previsioni le azzecca solo chi non le fa.
Dunque, coraggio.
Napoli smantella di malavoglia gli ultimi striscioni azzurri da vicoli e balconi.
La Regina dall’orlo dell’abisso scavato dai suoi sedici punti guarda in giù la microscopica pattuglia delle inseguitrici e, magnanima, concede la doverosa rivincita.
Lo scudetto cucito sul petto.
Ma sotto la preziosa maglia un’altra anima.
Fra Cipolla si sottrae perché “un po’ stanchino” dopo la galoppata trionfale. Sceglie l’anno sabbatico, o qualcosa del genere. Salvo poi approdare a Coverciano. Se il presidente lo consentirà.
Giuntoli cede alle lusinghe dell’avversaria storica, storicamente ossessionata a rincorrere bandiere azzurre.
Sarà un Napoli con un’altra anima a difendere il titolo.
Fra i disponibili, la scelta cade su Rudi Garcia.
Francese di origini andaluse, come il suo nome suggerisce ricordando il grande cantore di quelle terre fiere e struggenti.
Non un fuoriclasse, non un nesci.
Un titolo al Lille, una semifinale Champions al Lione.
Il Presidentissimo Impomatato si impegna a consegnargli il giocattolo perfetto quasi intatto.
Privo solo della muraglia coreana.
Al suo posto pescato il palindromo Natan, difensore brasiliano. Il che, per uno della mia età, suona sempre come un non rassicurante ossimoro.
Resterà anche il Signorinello Pallido, che ha resistito pare alle lusinghe di Sherazade.
E – se vera – la notizia fa piacere al cuore.
È lui l’icona-scudetto più memorabile.
Lui steso sul prato dello Stadium al gol di Jack.
Resterà il telaio vincente.
Da Kiarastella a Charlie Brown Lobo, dal Capitano allo Zircone Macedone, a Zambo, al Barilotto Lusitano.
Resterà soprattutto Osi.
Anche lui a lungo attratto dalle sirene arabe, ma alla fine il Presidente l’ha spuntata.
Con lui in squadra cambia tutto.
E le probabilità di un bis ingigantiscono.
Uno così non ce l’hanno in molti, in giro per il mondo.
Perché Osi è lo sterminator Vesevo.
Il creatore attivo di quanto noi napoletani abbiamo con noi. Poiché l’ingegno, l’operosità ruggente, la gesticolazione con le mani avanti, il molto discorrere, l’urtarsi, il gusto scugnizzo per la sfida, la furia mai doma, la facoltà eruttiva non sono che impulso Vesuviano.
E Osi ne è la summa.
Con lui, le inseguitrici – non fosse altro che per timore – si fanno più lontane.
Tra queste, la più insidiosa, a sentire i bookmakers, è la squadra di Inzaghino.
Anzi per i bookmakers è lei la favorita.
Ma siamo sicuri?
Hanno smantellato la colonna vertebrale della squadra finalista a Istanbul, e i sostituti non fanno impazzire di gioia nessuno.
Sommer ha un’età. Frattesi sarà pure bravo, ma è il sosia di Barella. Thuram è da vedere in coppia con colui che dovrà sostituire Romelu.
E chi sostituirà Romelu? Non il Colosso di Rodi.
Ma Marko Arnautovic trentaquattrenne viennese via Bologna.
Già passato per la Milano bauscia una dozzina d’anni fa, ma immediatamente sfrattato perché al tempo ritenuto inadeguato.
Lo scorso anno finirono a sedici punti. Con una squadra così saranno in grado di recuperare l’enorme svantaggio? Onestamente a me pare impossibile.
Eppure sono loro, i Suninter i favoriti dai bookmakers, e i bookmakers si sa sono gente notoriamente seria.
Nel terzetto delle immediate inseguitrici doveroso inserire gli ergastolani.
La novità più inquietante è l’apparente ridimensionamento.
Il campionato scorso ci aveva lasciato con uno strascico in sospeso.
La sentenza sul processo per le colossali truffe perpetrate degli anni dalla gloriosa società piemontese.
Compito imbarazzante affidato al Tribunale della Federazione.
Imbarazzante perché la Federcalcio è notoriamente la succursale bianconera. Presieduta da tal Gabriele Gravina, fedele maggiordomo di casa Agnelli.
Tutti a tremare per le conseguenze che avrebbe sofferto l’intero sistema. Il brand Juve andava difeso a tutti i costi. Anche contro i falsi in bilancio.
È finita come si prevedeva.
Una patteggiata.
Un buffetto sulla guancia. Una mancetta per la servitù.
Stesso esito a Nyon.
Con in aggiunta la severissima punizione di esclusione dalla Conference League.
Cosa che in realtà è un premio.
Un torneo noioso, che non porta un euro di guadagno.
Che distrae e mette i calciatori a rischio infortuni su campetti da oratorio.
Meglio starsene a casa e concentrarsi sul campionato.
Ma il ridimensionamento è evidente.
Un mercato mai iniziato.
Giuntoli praticamente inoperoso. Resta un mistero cosa ci azzecchi lui con questa nuova Juve, e perché l’abbia scelta.
Il vuoto per l’addio di due star come Cuadrado e Di Maria non può essere colmato dal giovane Weah e dal rientro di McKennie. Il Polipo resta ma nessuno sa se e quando giocherà.
Acciu, per far dimenticare due annate orribili e le critiche al non gioco, avrebbe espresso il parere di scambiare Vlaho con Romelu, più propenso del serbo al dialogo.
Affare impossibile, nonostante le immediate bave del belga, che aveva appena smesso di sbaciucchiare la maglia interista.
Non ci sono più gli uomini-bandiera di una volta.
Insomma la Juve avrà il vantaggio di pensare al solo campionato.
Di avere nel serbo comunque uno dei tre finalizzatori più affidabili in giro per l’Italia.
Ma alla fine sarà la stessa Juve sbilenca della scorsa stagione.
Sulla riva opposta dei Navigli i rossoneri sono tra i più attivi del mercato.
L’ addio a Tonali, per quanto doloroso, consente di rinnovare.
Tanti nomi nuovi, tante scommesse interessanti.
Come quel nigeriano impronunciabile sulla fascia destra.
E poi Pulisic, e quel Romero dal culo bassissimo, molto tecnico e un po’ trascurato a Roma da Sor Polpetta.
Per non parlare di Rejnders centrale squisito all’AZ e del gigantesco Loftus un tempo considerato il nuovo Ballack.
Si vedrà. Per ora la squadra è un cantiere.
Le inseguitrici più accreditate sono queste.
E nessuna di queste – almeno sulla carta – sembra aver migliorato. Anzi.
Si riparte. Un giudizio più completo si potrà avere solo a fine agosto. Quando la sarabanda chiuderà.
Con una Federazione allo sbando a venti giorni da una partita decisiva per l’accesso agli europei.
Mancio indispettito dalla valanga di assunzioni juventarde nel suo staff, ma probabilmente anche lusingato dall’onda araba, confessa mesto: “Gravina non mi voleva più”.
Successe anche a Gian Maria Volontè.
Qualunque cosa accadrà sarà un disastro.