A Repubblica: «Fu un trionfo. Passò di lì un talent scout che volle a tutti i costi che andassi a Milano a fare il cantante. Lo desideravo anche io, non i miei genitori»

Repubblica intervista oggi Nicola Di Bari, quasi 83 anni, e una lunga carriera nella musica. Ma tornando agli inizi della sua carriera racconta come tutto è cominciato, con un carretto dei gelati
«Avevo 16 anni, ero alla sagra del mio paese, Zapponeta. C’era un gelataio triste, col suo carretto. Una raucedine improvvisa gli impediva di attirare i clienti. Ci pensai io: presi il microfono e cominciai a gridare. Arrivò la folla. Un amico suggerì che cantassi pure».
Un trionfo.
«Non sa quanto. Passò di lì un talent scout che volle a tutti i costi che andassi a Milano a fare il cantante. Lo desideravo anche io, non i miei genitori. Ero l’ultimo di 10 figli, gli altri avevano fatto i contadini, per me volevano che proseguissi negli studi. Alla fine vinsi io».
La musica però è un mondo difficile e non sempre e facile sfondare subito, spesso ci vuole pazienza. Al Sanremo del 1970 in molti si rifiutarono di cantare “La prima cosa bella”, anche Morandi
«La proposi a Gianni, come a Patty Pravo, Modugno, Endrigo. Ma erano tutti già impegnati. E serviva l’accoppiata. Mi folgorarono i giovani Ricchi e Poveri. Fu la loro grande chance e la sfruttarono»
È davvero la chitarra in sala incisione le suonò Lucio Battisti?
«Certo. Un grande amico. A volte scontroso, ma che genio. Il testo fu risistemato da Mogol. L’avevamo scritto io e Agnese per salutare la nostra primogenita Ketty. Con un figlio nasce una storia nuova per la tua vita, se non lo provi non puoi capirlo. Sono uno strenuo sostenitore della famiglia»
Tra i tanti ricordi un posto speciale a Tenco
«Era un amico vero. La madre mi chiese un disco con le sue canzoni, “puoi farlo solo tu”. Ed ecco Nicola Di Bari canta Luigi Tenco».