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Anguissa era fuori posto come Salvini sul red carpet a Venezia

Il secondo gol della Lazio non l’ho visto, Dazn è saltato. A che gioco gioca Garcia. Ce l’ha la sua idea di gioco? E qual è?

Anguissa era fuori posto come Salvini sul red carpet a Venezia
Francesca Verdini and partner Italy's Deputy Prime Minister and Minister of Infrastructure, Matteo Salvini pose on the red carpet before the opening ceremony of the 80th International Venice Film Festival, on August 30, 2023, at Venice Lido. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

FALLI DA DIETRO – zCOMMENTI ALLA TERZA GIORNATA DEL CAMPIONATO 2023-24

Le milanesi sono tornate.

Olimpico. Prima grande sfida della stagione.

I Diavoli dominatori del mercato, dominano anche in campo. Messaggio chiaro al campionato.
Il Milan ci crede.
Un abisso la differenza con i Sangue Oro.

John Malkovich ha un’ideuzza geniale.
Arretra sulla linea difensiva Krunic e sposta Calabria venti metri più avanti. Protetto da un Loftus Cheek imperiale.

La mossa confonde le idee a Mou, che non sa che pesci pigliare.
Con quel Paredes e quel Cristante troppo lenti là in mezzo.

Milan subito in vantaggio su rigore – sacrosanto stavolta – calciato dal solito Giroud.
Andando di questo passo, il francese vincerà la classifica marcatori con 38 gol di cui due su azione.

Milan sfavillante. Roma penosa.

Per tutto il primo tempo i capitolini non fanno un solo tiro in porta.

Poi a inizio ripresa ci sarà il raddoppio di Leao con un super gol da mettere in mostra al Louvre.

Sembra finita.

Ma l’espulsione di Tomori e l’ingresso di Romelu inducono a non cambiare canale.
È un’altra partita ora.

Avrà fatto sì e no un’oretta di allenamento, nessun addestramento tattico il belga. Ma chi se ne frega.

Riesce comunque a sfruttare la sua fisicità e guidare l’arrembaggio.

Spinazzola riduce le distanze troppo tardi per una rimonta sperata ma non concretizzata.

La settimana nel territorio napoletano è gonfia e terribile.
Per l’atmosfera di degrado sociale che toglie l’aria.

Gli stupri di gruppo a Caivano.
L’uccisione assurda di un giovane musicista da parte di un sedicenne.
Smarrimento per la percezione di uno Stato assente.

Dove stiamo precipitando?

Potete non crederci ma fatico a concentrarmi su argomenti più futili.

Il diffuso malessere,
il senso di inappartenenza, rendono meno invitante l’appuntamento al Maradona.
Dove si incontrano la prima e la seconda dello scorso campionato.

Gli azzurri partono benissimo e per mezz’ora mettono sotto gli Aquilotti che appaiono timidi e remissivi.
Una squadretta da ultimo posto in classifica.

Poi il favoloso prestipedatore Felipe decide di mettere su il bancariello delle tre carte per l’ingenuo paesanotto di fuori. Questa vince e questa perde.

Olivera è il predestinato che abbocca e non ci capisce più niente.
Palla al Mago per antonomasia, Luis Alberto Romero Alconchel, andaluso di San José del Valle.

Tocco alla Houdini fra il palo e l’impalato Albatros, immoto ed e abbagliato da tanto splendore.

Gli azzurri reagiscono subito però.
E trovano il pari immediato con un tiro da fuori del Signorinello Pallido.

È l’ultima fiammella azzurra.
Il Napoli si spegne e non si accende più.

La ripresa è un tormento che non finisce mai.
Gli azzurri ripartono col naso in su.
Si sentono troppo superiori agli avversari, ma non hanno uno straccio di idee.
E così vanno letteralmente a schiantarsi contro il muro laziale.

Cresce invece la squadra del Sor Polpetta.
Fort Apache e ripartenze.
E a ogni ripartenza sono dolori.

Il centrocampo azzurro è sparito, regge solo a malapena Charlie Brown.
Zambo è un Salvini sul red carpet a Venezia.
Ridicolo e fuori posto.
Detto per inciso, che ci fa lì, il Ministro delle infrastrutture invece di correre a Brandizzo per vedere che cazzo è successo?

Il secondo gol laziale non lo vedo.
Salta il collegamento trenta secondi prima del tiro di Kamada. Così Dazn, benevolo, mi risparmia la pena del gol del ko.
Li pòssino.
Un altro tormento che non avrà mai fine.

Vedo però gli altri due gol, che il Var, anche lui benevolo, cancella.
E vedo la frenetica reazione di Rudi.
Inquieto e confuso nella scelta dei cambi.
Kvara per Jack.
Avrei cambiato Osi, magari. Isolato com’è. E ingabbiato in mezzo ai due gendarmi.

Ci vorrebbe calma.
Richiamo alle idee di gioco. Se ce ne sono.
Abbassare la difesa, magari, visto che non si hanno le gambe per recuperare.

Magari cercare di ricollegare i reparti.
Magari ragionare di più.
Invece di riempire la squadra di attaccanti.

E così Sor Polpetta lascia Napoli con la stessa immagine di quando è arrivato.
Mostrando il dito medio.

Ora c’è la sosta. Servirà a chiarire molte cose.
Soprattutto se il Napoli è quello perentorio del primo tempo.
E se il secondo tempo così brutto è dovuto alle gambe che non reggono più per via della preparazione.

E servirà a chiarire anche un’altra cosa.
A che gioco gioca Rudy.
Ce l’ha la sua idea di gioco? E qual è?
E’ spallettiana come nel primo tempo?
O gattusiana come nello scellerato tormento della ripresa?

Perché finora una squadra “garciana” non si è ancora vista.
Ci vuole pazienza.

Le milanesi sono tornate.

A San Siro i Suninter strapazzano una viola stanca per gli impegni di Conference.
Giocano anche bene i nerazzurri, con l’innesto di questo Thuram e con un Lautaro sempre più leader.

Ma è tutto facile.
Contro la solita difesa stilnovista da scapoli e ammogliati. Niente da fare: Italiano non imparerà mai.

Vita facile anche per gli ergastolani a Empoli che si presentano in look civettuolo bianco-rosa, per apparire più gradevoli.

Gli juventardi pagano la giornataccia del Serbo.
Ma fra mischiacce, rigori sbagliati, pali, traverse e contropiedi alla fine non c’è storia.

Sei punti in tre gare contro friulani e toscani, le due squadre apparse fra le più in difficoltà in questo inizio.

Le milanesi sono tornate.
Speriamo che noi non siamo andati via.

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