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Spalletti ma non solo: perché a Napoli si vestono da zàmpari e poi, una volta lontani, diventano lord?

In principio fu l’addio alla tuta di Sarri, poi Giuntoli vestito a festa per la Juve, ora Spalletti in abito sabbatico: a Napoli l’eleganza è vietata?

Spalletti ma non solo: perché a Napoli si vestono da zàmpari e poi, una volta lontani, diventano lord?

Ce l’avevano nell’armadio, il vestito buono della domenica. La tv non trasmette l’olezzo della formalina, ma insomma. Se ne stava lì, l’abito scuro, al netto delle taglie da aggiustare alla prima occasione. Gli amici sarti fanno la differenza, all’occorrenza; come gli avvocati e i medici.

E dunque eccolo Luciano Spalletti in pieno look sabbatico, sfoggiare giacca e cravatta, col nodo stretto a coorte, non potendo porgere chiome: l’Italia chiamò e lui rispose in pettinato di lana.

E dunque eccolo Maurizio Sarri che salì sull’aereo a Capodichino in tuta, e ne discese a Caselle col completo scuro, tre bottoni sulla panza e lo stemma del brand Juve sul taschino. L’aria impacciata dell’invitato al ricevimento di nozze costretto a tenersi nascosti i Simpsons al massimo sulle mutande. Nero, al massimo blu, e butta quella sigaretta Maurizio, ché qua non stiamo mica a Napoli.

E dunque eccolo Cristiano Giuntoli, ritratto al primo giorno alla Continassa con lo sguardo sognante fisso sull’orizzonte di cartongesso della saletta stampa. Beato come ad una prima comunione e la luce morbida, col filtro seppia della calza infilata sull’obiettivo, come insegnava il primo Berlusconi. Indossa la tenuta della sobrietà, la felicità composta di chi per i lunghi anni sotto De Laurentiis s’era dovuto adeguare a quel dress code implicito che evidentemente vige a Castelvolturno: “zàmparo” o giu di lì. 

Eppure c’è una solida tradizione sartoriale a Napoli. Lui, Giuntoli, ne approfittava. Ma restava sullo sportivo, il colletto della camicia sbottonato, i colori più vivaci. Mai trasandato, solo meno impostato. Una volta emigrati, però, ecco rispuntare l’eleganza impacciata di chi deve adeguarsi a qualcosa, chissà cosa.

Forse è solo un caso, e i tre indizi non fanno una prova. Sarà una “cazzata”, come usa dire nelle note ufficiali del più casual di tutti i club. Però gli unici a non cedere alla tuta-crazia (un tutarcato?) napoletana – perché qua si scende in campo e ci si sporca, su al nord manco si suda – furono Ancelotti e Benitez. Traditi evidentemente dalle frequentazioni internazionali, chissà. Magari il disamore dei napoletani fu proprio un “mise”-understanding, un malinteso sull’eleganza scostante scambiata per superbia. Vai a sapere.

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