Euridice Axen, che ha interpretato Moana in “Settimo Senso” parla di lei al Fatto Quotidiano «Con Moana non capivi se fosse davvero o per finta, ti prendeva in giro, aveva un’espressione sardonica. Come la Gioconda»
Il Fatto Quotidiano intervista oggi Euridice Axen, che ha interpretato a teatro Moana Pozzi in “Settimo Senso” e parla di lei ora che è uscita la docuserie prodotta da Verve Media Company e disponibile su Discovery+, “Essere Moana” a cui ha preso parte.
La docuserie è andata in onda il 14 settembre su Nove e racconta tutte le fasi della vita di Moana, a partire dall’appartenenza borghese della sua famiglia, passando per gli esordi nel mondo dello spettacolo fino al boom nell’industria del porno e alla morte, nel 1994, all’Ospedale Hotel de Dieu di Lione. ‘Essere Moana’ è una serie scritta da Marco Gregoretti, Marina Loi e Flavia Triggiani, per la regia di Alessandro Galluzzi, Flavia Triggiani e Marina Loi, ed è prodotta da Verve Media Company per Warner Bros.Discovery.
La Axen al Fatto racconta
«Moana Pozzi è per me un sogno, sfugge alla ragione, ti ci attacchi. Ancor prima di portarla sul palcoscenico in Settimo senso, avevo espresso il desiderio che venisse rappresentata, non necessariamente da me: dopo un mese e mezzo, mi è arrivata la proposta del regista Ruggero Cappuccio, un testo colto, finissimo»
In Settimo senso denuncia la vera pornografia: quale sarebbe?
«Quella non dichiarata, subdola, che alberga nella politica, alligna nelle nostre stesse bassezze e menzogne: tutto quel che è volgare, forzato, coatto, e sopra tutto subliminale, questa è la vera pornografia. Nello spettacolo, la mia Moana rivendica: “Io sono il porno per il porno, il nulla per il nulla, il gioco per il gioco”»
Qual è il ritratto che dipingono serie e pièce?
«Moana svolgeva un lavoro con grande dignità. Ma la sua figura non corrispondeva a quel che faceva, c’era un distacco sensibile, una scissione palese, che la rendeva misteriosa, enigmatica, affascinante. Non è questione di moralismo: con Moana non capivi se fosse davvero o per finta, ti prendeva in giro, aveva un’espressione sardonica. Come la Gioconda»
Alcuni sostengono che il sesso non le piacesse.
«Penso siano affari suoi. In fondo, era un mestiere»
Lei che la conosce bene, c’è in Essere Moana, che annovera le testimonianze del marito Antonio Di Ciesco, Eva Henger, Rocco Siffredi, qualcosa che l’abbia sorpresa?
«Che potesse far parte dei Servizi segreti. Plausibile, frequentando i politici, avendo contatti. Ma quando avrebbe iniziato? Se fosse da molto prima che diventasse Moana, sarebbe la nostra Mata Hari, andrebbe oltre qualunque immaginario. Moana era sposata, il fratello era in realtà il figlio: poteva essere totalmente una copertura»
Sfruttando le aderenze politiche, alla voce Bettino Craxi, lavorò con Fabio Fazio a Rai2 e venne ospitata da Pippo Baudo: una pornostar sulla tv generalista.
«Ci sono cose di lei, che avrà fatto per far carriera, che io non condivido. Quel lato lì non lo ammiro, saranno stati altri tempi e sarà che lo facevano tutti, ma che ne è delle nostre battaglie?»