L’attrice che torna ad essere diretta da Polanski al Corsera: «Ero senza visto e sono passata dalla Siria attraversando la frontiera con il Libano nel cassone di un camion»

Dopo quasi 50 anni Sydne Rome è tornata a girare con Roman Polanski per The Palace in uscita in questi giorni in Italia. Il Corriere della Sera l’ha intervistata ripercorrendo con lei alcune tappe della sua carriera partendo da “Che?”.
Una vita piena di capitoli e incontri significativi
«Quello con David Bowie, senza dubbio. Non avevo mai avuto un’amicizia con uno di quel livello nello showbusiness. Mi aveva invitato a Parigi alla prima di L’uomo che cadde sulla terra, nel 1976, per propormi un film sulla vita di Egon Schiele. Abbiamo parlato fitto fitto due giorni di seguito. Un grande corteggiatore, ma non uno con cui immaginare una relazione solida: aveva una dedizione di 24 ore su 24 al proprio talento, era in continua creazione di se stesso. Quando mi hanno chiamato per Gigolò, nel 1978 (ultima apparizione di Marlene Dietrich, ndr), senza avere ancora l’interprete principale, sono stata io a fargli mandare il copione, sapendo che amava l’epoca della Germania fra le due guerre e l’espressionismo tedesco»
E Iglesias?
«Julio era carino-carino e divertente, ma un altro flirt impossibile. In quel periodo era impegnato in Sudamerica, io in Inghilterra. Una volta gli ho fatto una sorpresa: l’ho raggiunto a Beirut ma, essendo senza visto per sprovvedutezza, sono passata dalla Siria attraversando la frontiera con il Libano nel cassone di un camion, avvolta in un tappeto persiano (ride). Quando si è giovani non si ha paura di niente, ci si sente invincibili»
Dal 1987 è sposata con Roberto Bernabei, celebre geriatra, medico personale di Papa Francesco e figlio dell’ex direttore generale della Rai Ettore Bernabei.
«Un’estate ero in vacanza all’Argentario con Don Lurio (era il mio migliore amico, mi manca moltissimo ogni giorno) e Gianni Bernabei mi ha presentato suo fratello Roberto. Era un giovane medico assai serio, un uomo fantastico (e, come ogni uomo fantastico, difficile) che incarnava perfettamente la mia idea di principe azzurro in quel momento. Improvvisamente è stato come se entrambi avessimo vent’anni, sempre incollati. Ci siamo sposati nel 1987. Per me, un totale cambiamento di rotta: non era facile entrare nel ruolo, e senza neppure un provino (ride). C’erano pregiudizi su un’attrice americana ebrea (il padre Ettore e l’intera famiglia erano molto cattolici). Ho dovuto impegnarmi a lungo per fare capire chi fossi. E, soprattutto, chi non fossi»
Nel 2009 è stata vittima di un brutto incidente stradale in cui l’airbag le esplose in faccia e dovette sottoporsi a un intervento chirurgico al viso; comunque la parte sinistra del volto rimase paralizzata per circa due anni. La mindfulness l’ha molto aiutata
«Proprio quella di Jon Kabat-Zinn, con un approccio più pratico di quello buddista, bastano cinque minuti. All’inizio del percorso ero andata con Romina Power, mia amica dell’anima, a una seduta di meditazione zen: ci hanno piazzato davanti al muro bianco per un’ora… Per fortuna c’era una mosca, sforzarsi di non pensare a nulla era una tortura (ride)!»