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Senza innovazione, il modello dinastico nel calcio non basterà più

Anche le società tradizionali dovranno sposare un modello innovativo e manageriale.

Senza innovazione, il modello dinastico nel calcio non basterà più
Moratti, con De Laurentiis e Galliani

L’organizzazione dell’azienda calcio

Da quando il calcio è divenuto business per imprenditori e uomini di affari, la gestione economico-finanziaria di una società di calcio ha assunto un valore molto determinante per la realizzazione degli obiettivi sportivi. E ci ritroviamo quotidianamente, noi che eravamo abituati a discutere solo di tattica e di tecnica, ad utilizzare termini e linguaggi talvolta poco conosciuti nel loro effettivo significato.

Con partita doppia tentiamo di aiutare i lettori meno esperti in queste materie a capire, mediante l’utilizzo di un vocabolario volutamente non tecnico, il significato di alcuni termini di largo (e spesso improprio) utilizzo comune, riferiti appunto alla gestione non sportiva delle società di calcio. Un appuntamento che non ha assolutamente pretesa di esaustività, ma si pone come obiettivo quello di rendersi sufficiente, ai non addetti ai lavori, per comprendere meccanismi e processi di pregnante contenuto tecnico e professionale.

Da questa settimana ci dedicheremo, per qualche puntata di “partita doppia”, all’aspetto organizzativo delle aziende calcistiche per approfondire alcune tematiche relative a queste particolari (talvolta) piccole imprese spesso appartenenti a gruppi più vasti.

Prima regola da non dimenticare: la disponibilità di risorse economiche non sempre si accompagna nello sport a buoni risultati sul campo: si può essere nei primissimi posti in questa speciale classifica, ma molto più lontani in quella che conta.

I tre modelli di società

Nel mondo del calcio professionistico (non solo di serie A) sono rintracciabili almeno tre modelli organizzativi basici della azienda calcistica:

  1. classico-tradizionale,
  2. basato su dinastie imprenditoriali
  3. innovativo

Ovviamente la riduzione teorica di queste classificazioni non ci deve assolutamente ingannare perché tante sono le strutture organizzative che hanno alcune caratteristiche dell’uno come dell’altro dei tre modelli basici e rappresentano quindi un esemplare ad hoc. Né più né meno, dunque, che in qualsiasi altro settore dove diversi assetti organizzativi, assicurano alle piccole imprese il raggiungimento dei risultati economici positivi paragonabili, in termini sportivi, alla permanenza in serie A.

L’importanza del modello innovativo

Le aziende calcistiche tradizionali sono radicate localmente, basano la propria supremazia sui risultati maturati sul campo, prevedono una scarsa commercializzazione del loro spettacolo sportivo e non hanno ancora sviluppato, tranne rare eccezioni, le sinergie organizzative appropriate per poter cogliere le opportunità offerte loro dall’evoluzione del settore. Sono destinate, dunque, a subire la concorrenza delle altre società.

Le società di calcio fondate sulle dinastie imprenditoriali, invece, basano il proprio successo su una gestione improntata al mecenatismo piuttosto che a un’organizzazione efficiente guidata da un management capace di sviluppare meccanismi organizzativi e politiche aziendali innovative. Queste società, oltre a sfruttare poco le potenzialità derivanti dai diritti televisivi, dalle sponsorizzazioni e dal merchandising, non presentano nemmeno una struttura patrimoniale solida e politiche di bilancio accorte, precludendo soprattutto la possibilità di accedere al mercato borsistico e di promuovere altre iniziative profittevoli.

Non tutte le società appartenenti a illustri famiglie di imprenditori appaiono, tuttavia, caratterizzate da questi elementi, come dimostra la Juventus che, prima di tutti in Italia, si è prefissata di coniugare i risultati calcistici con quelli economici, svincolandosi definitivamente da una gestione familiare per intraprendere una gestione manageriale.

Sarà però la traslazione dei concetti e degli strumenti tipici della gestione aziendale (non calcistica), e più in particolare di quelli organizzativi, il fattore vincente che vedrà appunto prevalere le imprese calcistiche che sapranno trasformarsi in organizzazioni innovative, con una struttura fondata sul primato della comunicazione (interna ed esterna) e su espliciti richiami alla missione aziendale: la squadra diverrà, quindi, parte integrante di una strategia del gruppo dirigente, il quale interverrà nella gestione tramite un continuo apporto di competenze e valori. È inevitabile pensare che molte società del settore debbano adottare il modello innovativo, nonostante anche gli altri possano continuare ad assicurare buoni risultati anche se di portata più limitata.

Il fattore critico di successo del futuro sarà indubbiamente dato, quindi, da una strutturazione della dimensione organizzativa che dovrà essere in grado non solo di adattarsi e di trasformarsi con successo di fronte alle nuove sfide della concorrenza, ma anche di anticiparle e di generare continui cambiamenti e innovazioni all’interno del mercato calcistico.

E il nostro caro Napoli deve fare questo ultimo fondamentale passaggio per ritenersi una azienda modello dal punto di vista aziendalistico (finanziariamente già lo è!!)

Alla prossima puntata

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