Intervista al Foglio: «Se oggi i fotografi non tormentano più con i loro flash i rigoristi al momento del tiro, lo si deve in parte a me»

Ciccio Graziani intervistato da Antonello Sette per il Foglio sportivo. Riprendiamo le domande relative alla finale di Coppa dei Campioni Roma-Liverpool e a quel rigore sbagliato da Graziani (l’altro lo sbagliò Bruno Conti).
Quanto ha inciso il balletto di Bruce Grobbelaar sul suo errore dal dischetto?
“Assolutamente niente. A darmi fastidio furono i flash scattati dai fotografi, posizionati dietro la porta. A bocce ferme, ne parlai
con il Presidente Dino Viola, che si rivolse all’Uefa. Sono passati tanti anni e nessuno ci fa più caso, ma se oggi i fotografi non tormentano più con i loro flash i rigoristi al momento del tiro, lo si deve in parte a me”.
Oltre ai flash dei fotografi, ha pesato anche la responsabilità che in quel momento si assumeva per i tifosi e per i compagni di squadra?
Graziani: “Certo. Ho penalizzato non solo me stesso, ma anche i miei compagni e l’intera tifoseria della Roma. Dico sempre, però, che i rigori non li sbaglia mai solo chi non li tira”.
Si riferisce a Paulo Roberto Falcao?
“Purtroppo in quel momento non se l’è sentita. A quanto diceva, era stanco. Ce ne siamo fatti una ragione, anche se io, a distanza di tanti anni, seguito a pensare che un campione di quel calibro dovrebbe sempre assumersi una responsabilità, come quella di tirare un rigore in una finale di Coppa dei Campioni, per giunta giocata in casa davanti al proprio pubblico. Questo è il mio pensiero. Poi, ciascuno ha il diritto di vedere le cose alla propria maniera”.
Le capita mai di rivivere nei suoi incubi notturni il rigore fallito contro il Liverpool?
“Vivo quel rimpianto come una parte di me. Spero, però, di poter rivivere quell’attimo, quando Grobbelaar ed io ci ritroveremo
in Paradiso. Io nuovamente di fronte a lui, ma questa volta, ne sono sicuro, la palla non andrà fuori. Questa volta la butto dentro. Questa volta sarò io a esultare e a ballare”.