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Il Napoli fluido avrebbe bisogno di giocatori fluidi e Garcia non li ha

Può essere un modo moderno di giocare ma senza calciatori adatti diventa complicato, soprattutto contro le squadre più forti

Il Napoli fluido avrebbe bisogno di giocatori fluidi e Garcia non li ha
Mg Napoli 24/09/2023 - campionato di calcio serie A / Bologna-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Napoli

Il primo gol del Napoli arriva su calcio da fermo, in particolare da un calcio di punizione battuto quasi all’altezza del vertice sinistro (per chi guarda) dell’area di rigore.

Zielinski – anche ieri, a mio avviso, il migliore in campo – calcia alla perfezione con traiettoria arcuata ed a rientrare, così da far spiovere il pallone in fondo alla mischia, dove si sta preparando a saltare Ostigard.

Il quale (è ben visibile dalle immagini dall’alto), mentre il compagno sta effettuando la rincorsa per battere, prima effettua un contro movimento nella direzione opposta a quella della porta, poi d’improvviso ri-direziona la sua corsa verso il portiere, e con un ottimo colpo di testa dà al pallone la frustata giusta per mandarlo in rete.

Il movimento di Ostigard è intelligentissimo per due motivi: è un movimento che comunque gli consentirebbe di non finire in fuorigioco in caso di immediata risalita della linea difensiva del Lecce (uso il condizionale per rimarcare che, invece, la risalita difensiva avversaria è avvenuta in modo per nulla coordinato e per nulla sincronico, cosa che avrebbe garantito al difensore del Napoli di rimanere in gioco anche senza l’iniziale contro movimento).

Ed è un movimento che gli consente di andare a colpire il pallone faccia alla porta, oltre che godendo di una piccola rincorsa per colpirlo in terzo tempo e con l’adeguata forza.

Davvero una gran giocata del difensore norvegese.

Il secondo gol è frutto di un’azione di contropiede strepitosa condotta dal duo Osimhen-Kvaratskhelia, che si mangiano 70 metri di campo divorando tempi, spazi ed avversari con una facilità di corsa ed una sincronicità di movimenti (che pure denotano grande conoscenza l’uno delle preferenze di giocata dell’altro) davvero spettacolari.

L’azione nasce da Osimhen che si impossessa di una palla lasciata “scoperta” da un controllo errato di un avversario nella tre quarti del Napoli

Il centravanti nigeriano aggredisce quel pallone aprendolo con il piatto di prima a Kvaratskhelia, che già sta chiamandoglielo scattando sula fascia libera sinistra di attacco del Napoli.

Il pallone arriva al georgiano, ed a quel punto si compie quel movimento a due che sembra quasi un balletto dell’opera: Osimhen inizia, con falcate e velocità da giaguaro, a scattare verso la porta, mentre, con il suo movimento, ingaggia un uno contro uno con il difendente del Lecce che lo insegue, senza successo, lungo tutta la fascia sinistra fino ad arrivare all’altezza del vertice di centro sinistra (per chi attacca).

Arrivati in questa zona Osimhen con un contro-movimento si allarga all’improvviso “chiamando” la palla sul secondo palo, mentre il georgiano a quel punto decide che è arrivato il momento di puntare direttamente il suo uomo, lo salta secco spostandosi la palla sul destro ed in posizione utile per far partire il cross che gli “chiama” il compagno e così accade: la palla viene accarezzata in modo che con traiettoria a spiovere arrivi (scavalcando l’ultimo difendente del Lecce che nel frattempo si è già perso il centravanti del Napoli) sul palo lontano dove lo stesso Osimhen è già posizionato per colpirla e indirizzarla in rete.

Osimhen sa che Kvaratskhelia ha nelle corde questa palla a spiovere, sopra la linea difensiva avversaria, sul palo lungo; il georgiano sa che il centravanti nigeriano è bravissimo ad andarsi a posizionare li proprio dopo aver disorientato il proprio marcatore con questo contro-movimento che gli è consono. 

Il terzo gol, anch’esso molto bello, lo segna Gaetano con un bel tiro da fuori.

C’è la solita palla che danza “scoperta” sulla tre quarti del Napoli (per via di un possesso palla per nulla perfetto da parte della squadra salentina); il solito Osimhen se ne appropria scaricandola di prima per Raspadori che sta arrivando a rimorchio e che, a sua volta, la passa in traiettoria utile per la corsa di Gateano.

Il centrocampista del Napoli appena arriva sul pallone lo fa scorrere disorientando il primo difendente del Lecce con un’accennata finta di calcio, con cui si guadagna altri 5 metri di spazio per portare palla indisturbato e prepararsi l’esecuzione perfetta del tiro che poi effettua (incrociandolo forte a mezz’altezza sul palo opposto e prendendo così in contropiede il portiere che nel frattempo stava andando a posizionarsi verso il centro della porta, ergo in direzione opposta a quella della traiettoria del pallone).

A ben guardare, anche questo terzo gol, così come il secondo, denota la grande capacità che i giocatori del Napoli hanno sia di catturare il pallone agli avversari durante il loro “giro palla” (aggressione, quindi, non attesa degli avversari),  sia di trasformare al meglio ogni fase di transizione positiva.

Il quarto gol arriva su calcio di rigore (trasformato da Politano) che si procura l’ottimo Gaetano, ancora una volta leggendo in modo eccelso l’errore tecnico nel controllo della palla da parte degli avversari (in particolare: del difensore del Lecce nella propria area di rigore), così ancora una volta confermando un imprinting tipico del Napoli, squadra composta da giocatori abituati a gettarsi d’impeto (ma con ottima scelta di tempi ed organizzazione collettiva) sulle seconde palle o sulle palle lasciate scoperte dagli avversari.

Cosa su cui io, da allenatore, rifletterei bene.

Qui, infatti, mi aggancio per una considerazione per me assorbente: il cambio Simeone/Osimhen ha fatto capire in modo chiaro e netto ciò che già avrebbe dovuto essere chiaro ab origine.

Ci sono giocatori del Napoli che non sono funzionali a determinati modi di intendere il calcio e viceversa.

Per esempio, in un’azione come quella del secondo gol, calciatori come Lobotka (se non nella fase di difesa preventiva od aggressione della palla scoperta) ed ancor di più Simeone o Raspadori ti servono a poco: soprattutto gli ultimi due, infatti, se decidi di attendere nella tua tre quarti gli avversari per ripartire in contropiede, come si è fatto, non hanno le caratteristiche per coprire in modo fulmineo decine e decine di metri di campo davanti a loro.

Perché sono, questi due, giocatori bravissimi nel legare i reparti e di giostrare con pochi metri di campo davanti a loro, in (e con) una squadra che giochi come il Napoli giocava l’anno scorso.

Se, invece, giochi attendendo e ripartendo, ecco che a Simeone rischi di far fare la partita di grande frustrazione che ha fatto ieri, e di averne un giudizio che non è confacente alla realtà ed alle sue caratteristiche (che invece sono ottime).

Viceversa, se vuoi giocare con la linea difensiva alta, con tanti uomini davanti alla linea del pallone, muovendolo  in modo sincronico e sistemico, andando a pressare i costruttori di gioco avversari sin nei primi dieci metri nella loro tre quarti (come in prativa si faceva l’anno scorso), ecco che allora a poco ti servono Natan od Ostigard (ma identico discorso vale per Juan Jesus e Rrahmani), e cioè difensori che non hanno nelle proprie corde la capacità di coprire decine e decine di metri di campo dietro di loro in caso di contro piede avversario (sul modello Kim, per intenderci).

Non è una cosa da poco un simile sbilanciamento della rosa: perché se è pure vero che si può pensare che un modo fluido di affrontare la partita (cioè con cambi di approccio e di sistema all’interno della stessa) possa essere un modo moderno e poliedrico per farlo, è anche vero che però ti condanni ad avere giocatori che, rispetto alle varie fasi della stessa partita, non possono darti ciò che invece vorresti da loro.

Questo è un problema che contro squadre serie paghi con gli interessi.

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