Il tricolore dopo 33 anni ha incrementato i flussi turistici, ha portato a un fiume di libri, prodotti alimentari. Tutto basato sull’eccezionalità dell’evento
La vittoria dello scudetto del Napoli, a distanza di ben trentatré anni da quello precedente di “maradoniana memoria”, ha comportato, in tutta la Campania, la pubblicazione di decine e decine di libri; dal mese di maggio non passa una settimana in cui non venga presentato almeno un volume, tutti (giornalisti, opinionisti, fotografi, personaggi dello spettacolo, illustratori, etc) hanno sentito l’esigenza di raccontare e raccogliere su carta le proprie memorie di un anno indimenticabile, di un successo atteso per così tanto tempo, il tutto per la “gioia” delle varie case editrici campane, delle librerie, delle stamperie-tipografie, etc.
A questa impennata di pubblicazioni vanno ad aggiungersi le varie canzoni celebrative incise per l’occasione, le migliaia di magliette commemorative (al di fuori di quelle ufficiali) commissionate da privati, associazioni, circoli, Club Napoli, etc alle varie serigrafie per essere indossate durante i festeggiamenti per la vittoria del campionato, e lo stesso dicasi per le tantissime bandiere stampate e vendute ad ogni angolo delle strade, per le miriadi di festoni e di quelle caratteristiche strisce di plastica azzurre, bianco, rosse e verdi con cui sono state addobbate le strade di mezza Campania, gli striscioni e le gigantografie dei calciatori esposti dai balconi e direttamente sulle facciate di tantissimi palazzi, i litri di vernice azzurra utilizzati per dipingere con i colori del Napoli ringhiere, marciapiedi, paletti, lampioni, etc.
Per non parlare della grande varietà di prodotti alimentari “a tema scudetto” che hanno riempito le vetrine e gli scaffali di pasticcerie, supermercati, coloniali, etc prima e le tavole dei tifosi successivamente e degli affari d’oro fatti dai proprietari di B&B, pensioni e altre strutture ricettive che tra maggio e giugno hanno registrato il “tutto esaurito”, in quanto un po’ da tutto il mondo sono stati tantissimi coloro che hanno voluto partecipare e/o assistere ai festeggiamenti di un’intera comunità.
Insomma si può tranquillamente affermare, senza tema di smentita, che la vittoria del campionato da parte della squadra partenopea sia stata un vero e proprio “toccasana” per la disastrata economia Napoletana-Campana, tanto che non sono stati pochi quei commercianti e piccoli imprenditori locali che, tirando un respiro di sollievo, si sono augurati di non dover aspettare altri trentatré per poter fare incassi simili.
Ma, parafrasando un celebre giornalista della Rai, tra l’altro napoletano, la domanda nasce spontanea: se la squadra azzurra dovesse vincere titoli con una frequenza maggiore, ci sarebbero ugualmente tutte queste pubblicazioni di libri, tutte queste magliette celebrative, tutti questi festoni, etc? Quasi certamente la risposta è no, in quanto ci sono validi motivi per ritenere che sia stata proprio l’eccezionalità dell’evento a produrre tutto ciò e nel momento in cui questa eccezionalità dovesse venire meno, di conseguenza non ci sarebbe più una simile mole di volumi, dolci, striscioni, etc.
Per tali motivi, per quanto possa apparire assurdo, si può dire che al tessuto socio-economico-culturale-imprenditoriale Napoletano avere una squadra di calcio che vince un campionato una tantum, paradossalmente, conviene di più che avere una squadra che vince trofei con una certa regolarità! Può sembrare strano (e al tempo stesso triste) ma, purtroppo, è esattamente così…
Giuseppe Santoro ilnapolista © riproduzione riservata