Alla Gazzetta: «La mia è una scelta di vita, mia figlia ha 16 anni, voglio stare con lei. Al Tottenham sono andato da solo, in albergo»
Antonio Conte al festival della Gazzetta chiude il suo intervento ribadendo la sua scelta di non tornare subito ad allenare.
«Sono uscite voci di mercato. Ho ancora bisogno di dedicare un po’ di tempo a me stesso, alla mia famiglia. C’è mia figlia che sta diventando donna, ha 16 anni. Al Tottenham sono andato da solo, sono stato in albergo. La mia è una scelta di vita, mi sento di proseguire questo percorso e poi un domani ricominciare a pronto a dare battaglia, sarà molto dura per gli altri».
Antonio Conte è intervenuto in uno dei talk del Festival dello Sport organizzato a Trento dalla Gazzetta. Le sue parole riportate dal sito di Gianluca Di Marzio.
Tra le altre cose ha detto:
“Un giorno mi piacerebbe allenare una squadra che ha vinto da poco… Perché per esempio ho preso il Chelsea reduce da un settimo posto, la Juve dopo il settimo”.
I SISTEMI DI GIOCO
«L’allenatore dev’essere come un sarto, fare il miglior vestito possibile con la stoffa che ha a disposizione. Dobbiamo mettere il calciatore nelle migliori condizioni di esprimere il talento, senza fossilizzarsi“.
“Ho vinto a Bari due campionati col 4-2-4, quando arrivai alla Juventus volevo giocare con quel sistema di gioco e ho iniziato a farlo. Poi vedendo le caratteristiche di alcuni giocatori, tra cui Pirlo e Chiellini che non si sentiva del tutto di fare il terzino sinistro, sono passato al 4-3-3, poi è nata la difesa a 3“.
Al Chelsea: “Volevo riproporre anche lì il mio 4-2-4. Ma poi contro l’Arsenal perdevamo 3-0 a fine primo tempo. Cambiai modulo e vincemmo il campionato. I moduli sono tutti belli; ma un insegnante può avere tutte le conoscenze del mondo, però deve arrivare alla testa e al cuore degli alunni. Allo stesso modo gli allenatori coi calciatori“.
I GIUDIZI SUGLI ALLENATORI
“Odio sentire che noi allenatori dobbiamo fare meno danni possibili. Se il pensiero è quello, non dovresti intraprendere questo mestiere“.
Oggi secondo l’ex Inter e Juve, “c’è un cambio generazionale, i social hanno influito perché tendono a non creare situazioni in cui si possa sviluppare amicizia o parlare di problemi personali“.
IL CALCIO IN EVOLUZIONE
“Il calcio è in continua evoluzione, come tutti gli sport. Nel calcio che ho iniziato a giocare io, con Fascetti e Mazzone come allenatori, la loro funzione era quella di secondi padri, che usavano bastone e carota. Il primo anno alla Juventus trovai molte difficoltà, ma Trapattoni per me è stato un papà: si lasciava molto spazio al calciatore e si cercava di gestire lo spogliatoio. Il primo cambiamento si è avuto con Sacchi, e con Lippi: l’allenatore iniziava a curare più aspetti, a darti più informazioni“.
Sui tempi attuali:
“Oggi l’allenatore incide in modo molto importante sotto ogni punto di vista. Incide, al 5/10/30 per cento, ma incide“.
LA PARTITA
“La partita ha diverse fasi, e i calciatori devono capire i momenti, altrimenti deve essere l’allenatore a dare degli input fra primo e secondo tempo e poi dal settantesimo, quando subentra la lettura. A me aiuta l’essere stato calciatore, quando parlo coi miei so già cosa stanno pensando. Trovo la giusta maniera per arrivare nella loro testa. Anche all’allenatore serve talento”.
CONTE E IL NAPOLI
Per avere Conte, De Laurentiis avrebbe dovuto rivoluzionare dirigenza e staff. Lo scrive il Corriere del Mezzogiorno con Ciro Troise che commenta anche la giornata di ieri del presidente a Castel Volturno.
De Laurentiis ha provato a costruire un clima diverso, a rimettere l’armonia al centro del villaggio. Un vero patto generale, una missione per riportare il sereno dopo la tempesta, che ha portato De Laurentiis ad ufficializzare pubblicamente la mozione di sfiducia e a inseguire Conte, con la volontà anche di compiere un grande investimento per provare a convincerlo, di circa 8 milioni a stagione. Non è bastato, sarebbe servita una rivoluzione che coinvolgeva dirigenza e staff. Il rifiuto dell’ex allenatore dell’Inter ha spinto De Laurentiis a scegliere un altra via: muoversi in prima persona per sostenere Garcia, chiedendo il supporto di squadra e ambiente.